Number 1 è l’operatore leader in Italia nel settore della logistica e dei trasporti nel comparto Fast Moving Consumer Goods, che vanta la partnership con le più importanti aziende della grande distribuzione organizzata. Number 1 è nata nel 1998 da uno spin-off delle attività logistiche del Gruppo Barilla. A fine 2012 è stata acquisita dal Gruppo FISI, diventando il marchio unico di un player capace di raggiungere oltre 100 mila punti di consegna della gdo e dei canali specializzati food & beverage. In questa intervista l’amministratore delegato Giampaolo Calanchi ci parla dei risultati (“migliori del previsto”) raggiunti dopo che si è conclusa la fase di transizione da Barilla a FISI e delle prospettive per il futuro. Number 1 è una realtà che sta puntando molto anche sui giovani. “Pensiamo che il rapporto costante con i giovani che entrano nella nostra organizzazione per stage o per ricerche innovative, ci permette di avere le antenne puntate sul mondo e quindi di percepire i segnali di cambiamento”.
È trascorso più di un anno da quando Number 1 è passata da Barilla al Gruppo Fisi. Conclusa la fase di transizione, si cominciano a vedere i primi risultati. Siete soddisfatti?
Diciamo che siamo concentrati. È stato un anno molto intenso in cui il mercato ha reagito positivamente al cambiamento che c’è stato. Abbiamo avuto rinnovi di clienti importanti come Heinz e Carlsberg. In più…
In più?
Siamo riusciti a mantenere tutti i posti di lavoro, sia dei nostri dipendenti che delle società che ruotano attorno a noi come fornitori di facchinaggio e trasporto. Nella nostra visione d’impresa questo fatto è molto importante. E i risultati che sono arrivati sono addirittura meglio del previsto. Per di più in un contesto estremamente difficile e competitivo come quello in cui operiamo. Quindi molto lavoro, buone attività ma spesso anche condizioni difficili.
Che previsioni avete per il 2014?
Anche per l’anno venturo le prospettive sono interessanti. Il settore in cui operiamo – quello della logistica per conto delle aziende che producono beni di largo consumo o della grande distribuzione – a differenza di altri, come ad esempio l’automotive, risente meno della contrazione dei consumi. Detto molto semplicemente la gente ha bisogno di mangiare e pertanto acquista i prodotti che noi portiamo in giro con i nostri camion e teniamo nei nostri magazzini e che alla fine finiscono nei supermercati. Alla fine quindi, di lavoro ne abbiamo. Per i prossimi due anni abbiamo anche una serie di progetti.
Quali progetti?
Da una parte stiamo pensando a fare alleanze con operatori internazionali di logistica, anche tramite scambi azionari. Rimaniamo concentrati sull’Italia, perché queste sono le nostre capabilities, ma nello stesso tempo cerchiamo anche uno o più partner con cui allearci per affrontare il mercato europeo.
Ci sono ancora margini di crescita sul mercato interno?
Per quanto riguarda il mercato italiano non escludiamo la possibilità di crescere rapidamente attraverso acquisizioni di società di logistica integrata di piccole e medie dimensioni. In questo momento di concentrazione dei mercati riteniamo possa essere un’opportunità.
Se dovesse descrivere in poche parole come si caratterizzano i servizi che offrite rispetto a quelli dei suoi concorrenti cosa direbbe?
Sostanzialmente credo che la differenza stia in due elementi, uno di strategia, l’altro più valoriale.
Parliamo del primo.
Noi siamo un operatore logistico che ha la proprietà di gran parte dei propri mezzi di trasporto e anche il nostro personale è dipendente. Non appaltiamo i servizi se non in misura minima. Cosa che normalmente non avviene in società come la nostra.
Cosa avviene in genere?
In genere gli operatori di logistica integrata danno in appalto le attività a trasportatori, facchini, ecc. Noi pensiamo invece che la gestione diretta di una parte di queste attività sia un valore. Perché integra la filiera e non fa perdere il controllo sulle attività medesime.
Passiamo all’altro aspetto, quello valoriale: cosa intende?
Dal punto di vista valoriale noi non consideriamo le persone come un costo. Per noi mantenere i livelli occupazionali è un merito. Il lavoro fa parte intrinsecamente degli obiettivi dell’azienda. Pertanto non abbiamo alcuna intenzione di ridurre i costi, né di tagliare posti di lavoro.
La sua azienda sta puntando molto sui giovani. Oggi si è svolta la premiazione del concorso di idee che avete lanciato per promuovere progetti innovativi nell’ambito della logistica. Perché questa scelta?
Sì, quello con i giovani e con l’università è un legame cui teniamo moltissimo. Se pensiamo ai dati macroeconomici dell’Italia probabilmente bisognerebbe essere pessimisti. Se invece guardiamo ai giovani che inseriamo nella nostra azienda, anche grazie alla collaborazione avviata con il Politecnico, abbiamo motivi di essere speranzosi sul futuro. Pensiamo che il rapporto costante con i giovani che entrano nella nostra organizzazione per stage o, come oggi, per ricerche innovative, ci permette di avere le antenne puntate sul mondo e quindi di percepire i segnali di cambiamento.
Non abbiamo parlato del fresco, non siete interessati?
Il fresco è un settore che abbiamo guardato e continuiamo a guardare con molta attenzione. Vedremo. È sicuramente un settore interessante. Tuttavia pensavamo ci fossero maggiori sinergie nel portare in giro fresco e secco. Tutto sommato, tutte queste sinergie forse non ci sono.