Una recentissima ricerca commissionata dalla Ford apre la portiera all’autonomia dei figli: il 16 per cento delle madri europee si fiderebbe già oggi a lasciar viaggiare i propri bambini da soli su un’auto a guida autonoma per farli andare a scuola. La percentuale mi stupisce. Come può essere così bassa??
I vantaggi di questo sistema si fan strada da soli. Affidare i figli di buon mattino alle cure di una self-driving-car (d’ora in poi sdc) — anziché portarli guidando l’auto — significa beneficiare di almeno mezz’ora tutta per sé. Mezz’ora fatta di silenzio, doccia bollente, e aroma di caffè. Già questo dovrebbe mettere a tacere la questione.
La sdc non frutta solo tempo, ma accresce la responsabilità della prole: se la mattina gli scolari dimenticano a casa cartellette/sacche pranzo/scarpe da ginnastica, che provino pure ad impietosire il sofisticato computer di bordo chiedendogli di ripassare da casa. Con me lo hanno fatto tante di quelle volte… Ora potrò dire finalmente addio a quelle spericolate inversioni ad U che sfidavano il codice della strada e la pazienza di un maestro zen.
Da ultimo, un dettaglio non indifferente: un plus del veicolo robot è l’essere maschio per definizione. Come tale — a qualunque ora lo si metta in moto, e qualunque sia la sua meta successiva dopo la scuola — è ben concentrato a fare solo quello che deve: guidare. Fa solo quello. Stop. Per questo sono certa che lo farebbe meglio di me, madre allenata a quel multitasking femminile che al semaforo mi fa scollare il cervello dall’asfalto per direzionarlo al pollo da scongelare, la mail da mandare, la visita da prenotare, il pieno di benzina, la banca… “Mammaaa, verdeeee!”..
Insomma, il vantaggio della sdc sembrerebbe automatico come premere la frizione.
Ma a questo punto, mi sorge un dubbio. La sdc sarebbe davvero la soluzione migliore per l’obiettivo-raggiungimento-scuola? Non varrebbe la pena che i miei rampolli si muovessero a piedi, piuttosto che starsene belli impacchettati e trasportati come in seggiovia, accomodati stile zucchini sul nastro trasportatore del Pam? Rispetto all’autista maggiordomo, e ammesso che la distanza sia percorribile, un po’ di sano moto è un’opzione senz’altro da considerare.
A una revisione ancora più accurata, c’è un ulteriore aspetto che non mi torna nell’avvalersi della sdc: il tempo che non si trascorrerebbe più insieme ai figli. Quel quarto d’ora fatto di ansie per l’interrogazione, preghiere veloci, canzoni stonate e — nelle mattine migliori — albe su distese di brina. In fondo, accompagnarli è un servizio che sa di bello.
A Natale, al giorno d’oggi non si sa più cosa regalare. Io quest’anno pensavo a un elicottero telecomandato. E se invece mio figlio preferisse un po’ più di tempo insieme? Per parlargli delle nuove auto a guida autonoma, aspettiamo dopo le feste.