“Il credito d’imposta del 50% sugli investimenti in ricerca contenuto nel piano ‘Destinazione Italia’ è una misura particolarmente positiva in grado di liberare una somma da 600 milioni di euro. Le risorse per fare di più non ci sono, ma in occasione del semestre italiano di presidenza Ue il nostro governo potrà portare sul tavolo della Commissione europea i clamorosi risultati della cura sbagliata che si è stata imposta da Bruxelles”. Lo afferma il professor Marco Fortis, vice-presidente della Fondazione Edison, commentando il piano “Destinazione Italia” del governo Letta che, tra i suoi capitoli, presenta un abbassamento da circa 700 milioni di euro sulle bollette e il via libera ai mini-bond per le Pmi.
Professor Fortis, partiamo dal taglio delle bollette. Come lo valuta e quanto incide?
Il taglio delle bollette ha un impatto su famiglie e imprese perché riduce i costi degli oneri su luce e gas. Bisognerà però vedere se il meccanismo funzionerà, ed è quindi una riduzione teorica che produrrà effetti solo se tutto andrà per il verso giusto.
Tra gli altri provvedimenti, quale secondo lei è il più importante?
Se guardiamo al piano nel suo complesso, valuto come particolarmente interessante il credito d’imposta del 50% sugli investimenti in ricerca. E’ fondamentale poter stimolare la ricerca, anche se il meccanismo previsto deve ancora avere il via libera della Commissione Ue. Questo credito d’imposta dovrebbe essere coperto con 200 milioni annui per 2014, 2015 e 2016, che andrebbero però recuperati con i fondi Ue. Il governo stima di poter attivare in questo modo circa 600 milioni di euro l’anno in investimenti per ricerca e sviluppo, che comunque è una cifra piuttosto significativa e in grado di avere un impatto positivo. Giusto per dare una cifra in grado di farci comprendere le dimensioni degli investimenti liberati, uno dei nostri settori più importanti come quello della meccanica non elettronica investe in ricerca e sviluppo circa 1 miliardo e 200 milioni di euro annui.
Che cosa ne pensa dei mini-bond per le Pmi?
Non si può non esprimere un giudizio fondamentalmente positivo su tutti i provvedimenti inseriti in “Destinazione Italia”, inclusi i mini-bond per le imprese che vogliono rifinanziarsi senza ricorrere ai prestiti bancari. Si tratta di capire però fino a che punto possano poi concretizzarsi sul campo, ma vanno nella direzione corretta.
Il piano “Destinazione Italia” rilancerà gli investimenti stranieri?
Da questo punto di vista all’interno del piano ci sono diverse iniziative volte a semplificare la vita agli investitori stranieri, tra cui la concentrazione in nove sedi di tribunale di tutte le controversie che riguardano le società straniere con sede in Italia. Il tema dell’incertezza del diritto è stato più volte richiamato come uno dei limiti per gli investimenti in Italia da parte delle imprese straniere.
Basterà per convincere le multinazionali a investire in Italia?
Nel piano ci sono diverse misure con questo obiettivo. Personalmente trovo importante il desk dedicato agli investitori stranieri da parte dell’Agenzia delle Entrate per avere un accordo quinquennale tra Fisco e imprese. In passato ci sono stati casi di grandi gruppi multinazionali che, per non avere avuto dallo Stato italiano garanzie su quelli che sarebbero stati i profili fiscali del futuro, hanno rinunciato ad aprire degli stabilimenti nel nostro Paese.
In molti affermano che quelli contenuti nel piano sono solo interventi di poco conto. Lei che cosa ne pensa?
Certo, in questo piano “Destinazione Italia” non ci sono grandi somme o interventi imponenti, ma ci si limita a misure mirate di modeste proporzioni. Desidero però far notare che secondo le ultime stime dell’Osservatorio Fondazione Edison-Gea nel secondo trimestre di quest’anno, escludendo i combustibili fossili, l’Italia ha avuto un surplus commerciale con l’estero pari a circa 29 miliardi di dollari.
Qual è il significato di questo dato?
Significa che l’Italia è competitiva con l’estero, ed è inutile continuare a ragionare come se ci mancasse la competitività. L’unico nostro problema è che gli italiani non hanno più soldi da spendere. In occasione del semestre italiano di presidenza dell’Ue, la sfida più importante cui questo governo dovrà fare fronte sarà quella di portare sul tavolo della Commissione europea i clamorosi risultati della cura sbagliata che ci è stata imposta da Bruxelles.
(Pietro Vernizzi)