Ignazio Marino ha chiuso la campagna elettorale per il Comune di Roma in piazza San Giovanni senza i big del partito e davanti a un’arena semivuota. L’indifferenza dei romani per una campagna elettorale stanca e senza contenuti è stata evidenziata dal traffico che proseguiva indisturbato con tanto di strombazzare di clacson, al punto da costringere Marino ad alzare la voce per farsi sentire. A precedere il discorso di Marino c’erano i “Ladri di carrozzelle”, Silvia Salemi, Alessandro Gassman e Giulio Scarpati che ha recitato una poesia contro il sindaco del centrodestra. Per cercare di ravvivare una piazza piuttosto smorta, lo sfidante di centrosinistra si è fatto intervistare dal comico Vergassola, che gli ha chiesto: “E’ vero che Alemanno dopo aver tagliato i nastri tagliava la corda”. “Ale chi?”, la risposta di Marino.
Al centro del discorso del candidato del centrosinistra ci sono le periferie, con la richiesta di offrire le stesse opportunità per chi è nato ai Parioli, nel pieno centro di Roma, come per chi è nato a Tor Bella Monaca. Tra le proposte, una tessera per fare viaggiare gratis i meno abbienti e un buono da 500 euro al mese. Una sorta di reddito di cittadinanza, con un’idea rubata al Movimento 5 Stelle, all’insegna dell’antipolitica che ha segnato la campagna di Marino con lo slogan “Questa non è politica, è Roma”. La proposta va finanziata con la vendita del patrimonio immobiliare del Comune, a partire dall’ex centro carni sulla Collatina. Il candidato è nato a Genova da padre sociliano e madre svizzera, ma sbotta in romanesco “Dajeee!”. Sul palco con Marino c’è soltanto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, mentre Massimo D’Alema e Valter Veltroni non si fanno vedere. Per il ballottaggio Marino starebbe però pensando di chiamare Debora Serracchiani o Matteo Renzi. Come sottolinea Guglielmo Epifani, per spiegare l’assenza dei big del partito, Marino si è sempre presentato come un candidato civico e non politico. A chiudere il comizio è Venditti, con la folla che grida “Antonello!”.