Le borse italiana e spagnola crescono, ma anche negli Usa c’è un balzo in avanti dei valori quotati. Infatti, in tutto il mondo da tempo si disvela l’arcano che contraddistingue la nuova fase del capitalismo mondiale. Ossia quella della sempre più profonda discrasia tra la valorizzazione del denaro con il denaro attraverso una circolazione monetaria che ha nelle grandi banche mondiali il suo motore, da un lato, e la decadenza della produzione di valore attraverso il lavoro salariato, dall’altro, che ora si manifesta con grande forza nelle nuove cattedrali dell’accumulazione allargata del capitale medesimo: i Brics tanto osannati e ora tanto osservati con angoscia appena rivelano tassi di crescita meno elevati.
Gli Usa, dal canto loro, continuano la loro marcia verso la ripresa, ma con ritmi più lenti di quanto non sarebbe possibile, appunto per il peso che anche su quella straordinaria macchina mondiale di creazione di plusvalore esercita la rendita finanziaria. Solo JP Morgan ha nel suo ventre tanti derivati quanto tutto il Pil americano, ossia circa 71 mila miliardi di dollari, che invece che a irrorare i lidi della creazione di domanda effettiva e di stock di capitale finisco per alimentare le stock option di un pugno di top manager e di alcuni milioni (su scala mondiale) di nuovi ricchi che vivono di rendite finanziarie.
Per questo anche alle piccole borse che sono stagni di ranocchi (come la borsa italiana e spagnola) arrivano le briciole della valorizzazione finanziaria del nuovo capitalismo finanziario. Sì, ci toccano le briciole di questa immensa ricchezza di carta e di redditi e di consumi di lusso generati dalla circolazione capitalistica. E se poi in questi piccoli stagni si presentano dei nuovi entranti industriali come quelli che sono venuti ad alimentare il circuito denaro-merce-denaro, come è accaduto recentemente in Italia, la valorizzazione dei titoli è ancora più spiccata e rifulge in un mondo in cui le banche centrali, per cercare di risollevare il ciclo capitalistico in discesa, fan di tutto per abbassare i tassi e con essi il costo del denaro: di qui la rincorsa per che ha liquidità da valorizzare verso le borse!
L’Europa è una parziale eccezione: la borsa brilla ma la ripresa non c’è, perché questa mondiale tendenza antirecessiva guidata dalle banche centrali nordamericana, giapponese, canadese e inglese, in Europa non si manifesta. La Germania fa buona guardia, con il suo soldato deflattivo sempre attento e sempre risvegliato da un nazionalismo duro a morire. Così noi della ripresa abbiamo solo l’illusione…