Anche per chi non ha familiarità con il processo dell’evoluzione, questo libro può essere un valido aiuto, per la completezza e scientificità della trattazione e per il linguaggio chiaro. L’autore affronta cinque nodi delle teorie evoluzionistiche ponendo delle domande che guidano il lettore a una comprensione del problema nella sua complessità: evoluzione e creazione; complessità ed evoluzione; caso e finalismo; la speciazione dell’uomo; l’identità dell’uomo.
Nella parte riguardante l’evoluzione e la creazione, viene analizzata la storia delle teorie evoluzionistiche a partire da Darwin e neodarwinisti fino alle teorie più recenti, con una analisi volta a confrontare tra loro i punti deboli e quelli più significativi di ogni teoria.
L’autore dimostra che nessuna teoria evoluzionistica può fornire risposte scientificamente esaurienti al fenomeno della comparsa dell’uomo sulla Terra. Il darwinismo attribuisce la comparsa dell’uomo a un vento fortuito dovuto a mutazioni genetiche o alla selezione naturale, escludendo così tutta la dimensione spirituale propria dell’essere umano. L’evoluzione non nega la creazione perché il negarla significherebbe fare un uso ideologico della scienza stessa.
L’evoluzione dei viventi e la loro conseguente crescita di complessità mette in evidenza una direzionalità delle modificazioni che può essere continua, come affermava Darwin, o intermittente (Gould S J, Eldredge, Punctuated equilibria. The tempo and mode of evolution reconsidered,. Paleobiology, 1977). Si arriva, comunque a un punto di divergenza avvenuto circa sette milioni di anni fa che ha portato alla formazione, da un unico ceppo africano, di due linee evolutive: una ha portato alle scimmie Antropomorfe, l’altro agli Ominidi preumani e quindi, attraverso un rapido processo di cerebralizzazione, al Genere Homo.
Quale spiegazione dare al progressivo manifestarsi del processo di complessificazione dei viventi? C’è un fine o tutto è determinato dal caso?
Il processo di modificazione in senso migliorativo dei viventi si gioca tra questi due fattori: casualità e causalità: «il finalismo, inteso come dei cambiamenti predefiniti della natura verso qualche scopo, implicherebbe una intenzionalità esterna , collocandosi fuori dagli strumenti di indagine scientifica» (p. 56). Spesso il campo dell’indagine scientifica e quello della speculazione filosofica si intersecano, a volte creando confusione quando viene meno la specificità di ogni disciplina.
Per quanto riguarda in particolare il nesso tra evoluzione e finalismo , l’autore si sofferma principalmente sul rapporto tra natura delle cose e disegno del Creatore. A questa problematica dedica molte pagine analizzando i concetti di «direzionalità» dei cambiamenti, «finalità» e «intenzionalità» sia esterna al vivente (ambiente ) sia interna ad esso; parla di «disegno senza disegnatore», in quanto «anche quello che si forma in modo aleatorio può rispondere a qualche finalità intrinseca» ( p. 57). Non è l’ordine della natura il fine ultimo della creazione e neppure la semplice comparsa della specie Homo: «la risposta che viene data dalla Rivelazione cristiana prospettando il disegno di Dio incentrato in Gesù Cristo è soddisfacente, ma richiede l’accettazione della fede» (p. 79).
Gli ultimi due capitoli del libro riguardano il processo di speciazione umana e l’identità biologica e culturale dell’uomo.
L’identità biologica radica l’uomo nel mondo animale in completa continuità con gli Ominidi, non umani; questo viene confermato dai dati paleobiologici.
L’identità culturale, che si manifesta nella progettualità, nella capacità di simbolizzazione, nell’uso del linguaggio e nel senso religioso e morale, segna invece la netta «discontinuità tra uomo e animale riconoscibile sul piano fenomenologico» (p. 116).
In altre parole, la comparsa dell’uomo va oltre il dato biologico spiegato dall’evoluzione, perché le strutture biologiche non sono sufficienti a produrre un essere dotato di spirito e conoscenza che possiede quindi una sua identità biologica, ma anche culturale.
Così, dopo aver ricordato che «le tre dimensioni, biologica, culturale e spirituale […] conferiscono alla specie umana quella unicità che la differenzia qualitativamente dalle altre specie» (p. 116), proprio alla fine del saggio, Facchini segnala come l’eliminazione della dimensione spirituale indebolisca fortemente la concezione dell’uomo; ma è più che una segnalazione, è un monito da tenere ben presente nel mondo d’oggi che elimina sistematicamente il trascendente dalla vita quotidiana.
Il testo offre anche una ricca bibliografia e un ampio indice analitico che permette una lettura non solo sequenziale, ma anche curiosa e centrata sul significato di termini specifici.
Fiorenzo Facchini
Evoluzione. Cinque questioni nel dibattito attuale
Jaca Book – Milano 2012
Pagine 141 – Euro 14,00
Recensione di Marina Carenzi
(Già Docente di Scienze al Liceo Scientifico)
© Pubblicato sul n° 49 di Emmeciquadro