La bufera non sembra calmarsi neanche alla vigilia di ferragosto. Sotto il bollente sole agostiano le polemiche sul nuoto azzurro sono ancora più calde. Origine della vicenda due tweet irati della stella del nuoto azzurro Federica Pellegrini, in cui evidenziava l’esiguo contributo di 3000 euro ricevuto dalla sua squadra, l’Aniene, confrontato ai 20 mila euro guadagnati dalla Aurelia Nuoto per le vittorie di Alessia Filippi. Su Twitter intanto è scontro tra i fan della nuotatrice e colori che invece ritengono offensiva la bufera scatenata dalla nuotatrice: “c’è gente che 3.000 euro li guadagna in 4 mesi di lavoro. Per non parlare di tutti gli sponsor che ti sono arrivati”. Ma la sua battaglia, precisa subito la nuotatrice veneta, non è sul compenso ma sulla incredibile disparità di trattamento. Un’evidenza che non può che saltare all’occhio subito e che genera dubbi di non poco conto. Una tale disparità di trattamento ha poi aperto una seria riflessione sulla concessione dell’adeguato compenso a quegli atleti che, pur essendo un vanto per l’Italia, si trovano ad avere uno stipendio incerto, basso e alcune volte nullo. Unico loro difetto: quello di non giocare a calcio. Sebbene la Fin abbia chiarito (dal loro punto di vista) la vicenda con un comunicato piuttosto stizzito, i dubbi sul sistema di pagamento restano. Molti, anzi troppi, i fattori poco trasparenti che influiscono decisivamente sulla gestione dei contributi nei grandi appuntamenti. A ingigantire il sospetto il fatto che l’Aurelia Nuoto, che ha beneficiato di 20 mila euro dalle vittorie della Filippi (oro nei 1500 e bronzo negli 800 stile libero), rientri tra le squadre “allineate” con la federazione oltre che ad essere la ex società dello stesso Barelli, presidente della Fin. Insomma una coincidenza, che fa però storcere il naso. Perchè se è vero che le modalità di attribuzione sono chiare, poco chiari restano i meriti che vengono assegnati alle varie società e agli impianti collegati grazie ai quali ricevono questi “premi”. Questa la risposta della Federazione alle presunte illazioni dell’atleta veneta: “La Federnuoto si muove in ragione dell’andamento finanziario e al fine di premiare e incentivare le società per i risultati ottenuti dai propri tesserati. In tal senso vengono adottati parametri oggettivi in considerazione di un eventuale tesseramento per società militari e di assistenza continua presso Centri Federali. Inoltre la Federnuoto, in ragione di casi particolari, ed in ragione di attività organizzativa o di sostegno di carattere tecnico, logistico e sanitario, può erogare contributi specifici qualora si renda necessario e nell’interesse della Federazione stessa”. Nel frattempo prende le distanze dal clamore anche l’inconsapevole chiamata in causa Alessia Filippi: ”Non saprei che dire. Io non c’entro niente, non dipende da me. Mi auguro che Federica non ce l’abbia con me, la conosco bene, non credo. Se io ricevo qualcosa, è giusto che ricevano lo stesso anche gli altri”. Il dibattito però non si è limitato entro i confini del nuoto: ha trasbordato a macchia d’olio, contaminando anche la pallanuoto. Angiolino Barreca non sta certo zitto: il presidente della Pro Recco, la maggior fornitrice di azzurri della nazionale maschile di pallanuoto spiega con parole dure il suo disappunto: ”E’da quando Barelli è a capo della Len stranamente ci ha ridotto del 50% i contributi di 60.000 euro. Ora gli ho chiesto 100.000 euro perchè gestiamo mezzo Settebello, anche noi facciamo attività e vinciamo. Siamo un po’ stanchi di questo andazzo, e il nuoto è privilegiato”. Quindi non solo società di nuoto “di serie A e B” ma discipline trascurate all’interno della stessa federazione. Senza pronunciarsi neanche sulla disparità, sempre più evidente, ma chissà come mai ignorata tra calcio e “sport minori”, ovvero tutto quello che non riguardi lo “sport più bello del mondo”. Insomma qualcosa non va e se ne parla da anni, ma anche qua l’immobilismo italiano sembra aver dato il ritmo, chissà che non serva SuperFede a smuovere davvero le acque..