«Per il periodo dedicato alla beatificazione di Giovanni Paolo II ci sarà il tutto esaurito, certo, ma questo non aiuterà a superare una situazione molto difficile per il turismo romano. E poi c’è anche la tassa di soggiorno». Pietro Ianni, segretario generale della FISASCAT-CISL di Roma e Lazio, comincia con questo commento la sua intervista a IlSussidiario.net. Un commento che fa riflettere sulla complicata situazione turistica in cui si trova una grande città come Roma. Sono attesi centinaia di migliaia di fedeli da ogni parte del mondo che hanno già prenotato e riempito molti alberghi della capitale eppure, secondo Ianni, queste tre giornate non miglioreranno nel lungo periodo gli orizzonti romani del turismo.
Per quale motivo il turismo romano è in crisi?
« Il mercato giapponese, insieme a quello americano, è uno dei più importanti per Roma. Il terribile terremoto sta producendo una serie di conseguenze che si faranno sentire sull’andamento del settore turistico. Abbiamo già un riscontro sulla tragedia in Giappone. Dai dati che possediamo in questo momento, credo che ci sia già circa un 15% di cancellazioni giapponesi a causa del doloroso evento. Siamo quindi pronti ad accogliere la folla di pellegrini in arrivo durante questi quattro giorni per l’evento della beatificazione, ma poi ritorneremo a arrabattarci nel cercare di capire quale dovrà essere lo scenario futuro legato a nuovi mercati, che purtroppo però ancora non si vedono. Il mercato giapponese può essere sostituito solo da un mercato simile, come quello coreano, ma stenta ad arrivare perché molti turisti di questo tipo preferiscono mete più economiche e più raggiungibili rispetto al nostro paese e quindi ci troviamo in difficoltà».
Roma sta perdendo il suo fascino?
«Assolutamente no, anzi, meno male che Roma possiede questo fascino, che continua a richiamare un ottimo numero di presenze, anche se inferiore a tutti gli altri anni. Facciamo un esempio: se prima su 100 persone ne arrivavano cento, oggi ne vengono solo ottanta. Il problema è che non siamo competitivi e la colpa non è degli albergatori. I costi del lavoro esagerati: basti pensare che la tassazione sui lavoratori dipendenti è ormai intorno al 52%, quindi un albergo deve prima di tutto adattarsi ai propri margini e poi offrire prezzi competitivi per le proprie camere».
Da quanti anni esiste questa difficoltà?
«Da circa 4 anni, in maniera crescente, con un picco nel 2010. Con la crisi economica si è accentuata ancora di più. Roma è particolarmente legata a quelli che sono gli andamenti del mercato americano e giapponese, le due anime turistiche più importanti. Quando vengono meno per cause anche interne al loro paese, si creano grosse difficoltà. Inoltre, la tassa di soggiorno non facilita le cose».
La tassa di soggiorno è stata introdotta per contribuire ai costi di manutenzione della capitale. Quanto dovranno pagare i turisti?
« E’ una novità introdotta dal comune da poco tempo. Viene pagata a parte, quindi non compresa nel conto della stanza, e in contanti, in base alla qualificazione dell’albergo. Per esempio in un albergo a tre stelle si dovranno pagare circa due euro a notte a persona.
Come reagiscono i turisti?
« Questa nuova tassa non facilita un’ accoglienza gradevole perché per il turista straniero, per come viene concepita la tassa rispetto ad altre capitali europee, è qualcosa di poco chiaro. La gente si lamenta, non riesce a comprenderla a fondo. Poi sarebbe anche meglio comprenderla nel conto finale. Pagarla a parte la rende poco gradevole. E un’altra cosa sgradevole è il fatto che una persona che abita in provincia di Roma che debba venire a dormire a Roma, deve pagare la tassa di soggiorno, come tutti gli altri turisti».
Gli albergatori come si comportano a riguardo?
«Stanno applicando la normativa , non può essere che così. La tassa è pagata a parte, quindi gli albergatori fanno una cassa diversa e poi fanno un versamento al Comune attraverso le tesorerie comunali».
Sono in arrivo due grandi appuntamenti: l’Expo 2015 di Milano e, incrociando le dita, anche i Giochi Olimpici di Roma 2020: pensa che l’evento di Milano possa influire positivamente anche nel turismo romano?
«Assolutamente no, non c’è proprio nessuna compatibilità. Chi si sposta per lavoro non perderà altri due giorni per venire a visitare Roma. Farà quello che deve fare a Milano per poi tornare nel proprio paese. Secondo me è arrivata l’ora in cui tutti gli attori interessati al settore comincino a progettare una politica fieristica su Roma. Credo che una struttura nuova come la nuova fiera di Roma ce lo consenta, ma deve essere programmata. Ci vuole un progetto a lungo termine, decidere gli eventi fieristici da presentare che devono essere attraenti, stimolanti, affinché un’azienda descida di mostrare il proprio prodotto nella nostra Fiera. Su questo siamo ancora molto carenti, non c’è una politica precisa. Da parte del vicesindaco Cutrufo si è visto il tentativo di porre l’attenzione su questa questione, ma tuttora sono ancora idee non tramutate in fatti. Siamo ancora al punto di partenza e tutta la novità nel settore del turismo che doveva arrivare non è arrivata. Anche il piano triennale da poco licenziato dalla Regione Lazio e dall’Assessorato al turismo, doveva in qualche modo qualificare l’intervento sul territorio, Roma compresa, del settore turistico. Eppure è ancora un libro dei sogni che recita tante belle cose ma all’interno non c’è neanche un centesimo di finanziamento. Questo insegna che se vuoi fare un piano turistico ma non c’è un finanziamento, tutto quello che scrivi non si realizzerà mai».
Per quanto riguarda le Olimpiadi romane del 2020?
« Stiamo appunto parlando del 2020. Oggi l’economia non è più come una volta. Non si può più programmare a lunghi periodi. Ormai le programmazioni sono addirittura semestrali. Immaginare gli effetti, i benefici che quest’evento potrà portare, mi sembra un po’ azzardato, è troppo presto. Invece adesso c’è tanto da fare nel consolidamento del turismo di attrazione per valorizzare l’enorme fascino di questa città. Bisogna fare ancora tanto, trovare sinergie e risorse per mettere in condizione le aziende di essere competitive. Perché se l’azienda crea reddito, i lavoratori percepiscono salari più alti e nello stesso tempo si investe in servizi per migliorare l’accoglienza: si chiude un circolo virtuoso che nella città manca».
I frequenti disagi causati dal traffico e da un trasporto pubblico non sempre all’altezza possono contribuire alla diminuzione del turismo?
«La situazione della metropolitana è giustificabile. Una volta ultimata, la nuova linea C creerà una valvola di sfogo maggiore per ridurre il traffico a Roma, con la possibilità di spostarsi in più aree della città. Inoltre, il servizio di trasporto pubblico si riporta più vicino a quello delle altri capitali europee. Ma non basta, non è sufficiente. Serve una politica complessiva del trasporto che parta dagli autobus di linea fino ai taxi e perché no, anche a tutto ciò che gira intorno al mondo di abusivismo delle macchine cosiddette a noleggio con conducente, che contribuiscono a far danni. Non c’è una tariffa stabilita, quindi possono chiedere ogni volta somme diverse. E’ una città a cui tutti vogliono dare regole, ma a cui nessuno ancora le ha date. Qualcuno deve sottolineare il fatto che nella nostra città mancano regole. Quando ci sono, tutti lavorano in maniera trasparente, chiara, legittima e legale. E’ la solita furbizia italiana e tutti ne pagano tutti le conseguenze».