Qualsiasi sia stato il motivo, sparare alle gambe ad un rappresentate politico, insomma “gambizzare” è sempre un atto terribile. La storia del Consigliere municipale, vicepresidente di Casapound, gambizzato a Roma non è però facile da decifrare. Non ci sono rivendicazioni di gruppi, né sospetti fondati degli inquirenti. Andrea Antonini, questo il suo nome, è stato colpito all’uscita dalla sede del XX Municipio, da due giovani in scooter che lo hanno affiancato e gli hanno sparato appoggiandogli la rivoltella sulla gamba. Non sembra si tratti di un atto di antagonismo politico, magari da parte di qualche cane sciolto dei Centri sociali. Lui, Antonini, teme che sia una brutta ritorsione di qualcuno legato al lavoro di Casapound, soprattutto fra i senza casa. Ma gli inquirenti non sembrano affatto orientati sulla pista della politica, così come quelli di Casapound respingono le ipotesi di una possibile faida interna, ampiamente filtrata sui giornali nei giorni scorsi. Resta la dimensione di un atto violento che sicuramente, nelle intenzioni, sostituisce il dialogo, la discussione, lo scontro, anche acceso, ma che resta dialettico. E questo fa riflettere e certamente rappresenta un piccolo campanello d’allarme, anche per il mondo politico della Capitale.
Tutti dovrebbero riflettere sulla necessità, come si è detto da molte parti in questi giorni, di “abbassare i toni”, soprattutto di condannare ed escludere ogni forma di violenza come sostituzione del dibattito politico. I brigatisti degli anni Settanta gambizzavano, accecati dal ruolo, dalla uniforme, dalla “funzione” che le loro vittime assumevano ai loro occhi. Era facile sparare loro, perché non erano più persone. Tutte le volte che anche noi assumiamo questo meccanismo, pensiamo cioè all’altro riducendolo alla sua dimensione pubblica, facciamo violenza. Sarà bene non dimenticarselo.