La composizione delle nostre classi, il numero sempre crescente non solo di alunni con disabilità, ma anche di alunni DSA, di alunni non italofoni, di alunni “problematici”, rendono la figura del docente di sostegno sempre più preziosa e di reale aiuto a tutto il gruppo classe e allo svolgimento delle attività didattiche. E’ una figura che forse non sempre è valorizzata appieno o realmente coinvolta nella progettazione didattica; forse ancora ci sono passi da fare per una maggiore condivisione degli obiettivi formativi e didattici, nonché per una partecipazione estesa del suo supporto che renda il consiglio di classe una vera equipe pedagogica. Insomma, tanti sono gli spunti di riflessione possibile e noi abbiamo deciso di cominciare a farlo insieme al dott. Luciano Rondanini, grande esperto in materia e Provveditore agli Studi di Piacenza. Abbiamo rivolto a lui alcune domande per conoscere percorsi e formazione del docente di sostegno. (a cura di Monica Bottai)
Com’è avvenuta e come avviene la formazione degli insegnanti di sostegno?
Nei decenni passati, dopo la legge 517 del 1977, il titolo di specializzazione per i docenti interessati a svolgere funzioni di sostegno veniva acquisito a seguito di corsi biennali organizzati dai Provveditorati agli Studi (quindi dal Ministero della P.I.). Questi ultimi potevano convenzionarsi con enti o istituti che storicamente avevano operato in questo settore: ad essi veniva affidata la gestione organizzativa.
Alla fine degli Anni Novanta, tale modello viene sostituito. Infatti, il MPI introduce per i docenti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria la formazione universitaria e per i professori della secondaria di 1^ e 2^ grado la frequenza di appositi corsi affidati alle Scuole di Specializzazione (SSIS), gestite dalle Università per l’abilitazione e la specializzazione. Pertanto, la formazione iniziale degli insegnanti di sostegno diventa di competenza esclusiva degli Atenei.
Attualmente per quanto concerne scuola dell’infanzia e primaria, il titolo di specializzazione viene conseguito dopo la frequenza di un semestre aggiuntivo al normale percorso di laurea, in modo da acquisire contemporaneamente laurea abilitante e specializzazione sul sostegno. Per la secondaria di 1^ e 2^ grado, si sta aspettando una specifica normativa relativa ai TFA (Tirocinio Formativo Attivo), sostitutivo delle vecchie SSIS.
Quali sono le competenze imprescindibili di un insegnante di sostegno?
Innanzi tutto, conoscenza pedagogica. Il docente di sostegno deve essere una figura capace di promuovere un dialogo costante con gli alunni e i colleghi della classe. Questo presuppone una conoscenza pedagogica, psicologica che dovrà provenire in parte dalla formazione iniziale e in parte da quella in servizio. Poi competenze disciplinari, in quanto l’obiettivo principale per l’alunno in situazione di handicap, come per tutti, è quello di acquisire conoscenze e competenze sia di studio che relative all’autonomia personale e sociale.
Correlate alle competenze disciplinari, c’è il filone delle capacità didattico-organizzative, che costituiscono “ il cuore” dei tratti distintivi della figura di sostegno. L’organizzazione dei tempi e degli spazi, la promozione di didattiche cooperative, il peer tutoring, l’uso intelligente delle tecnologie informatiche,…sono solo alcune delle dimensioni di un profilo di elevata professionalità di tutti gli insegnanti, in primis di quelli di sostegno.
Quali sono le modalità e i criteri di lavoro dei docenti di sostegno?
La risposta riguarderà soltanto alcune riflessioni sulla formazione in servizio, che ritengo di assoluta priorità. Ritengo che la preparazione continua debba coinvolgere sempre tutti gli insegnanti. Il tema della diversità costituisce una caratteristica strutturale della nostra scuola e non può essere affidato solo ad una parte del corpo docente. Fatta questa precisazione, la formazione in servizio deve “ tenere insieme” un duplice livello: quello dell’istituzione in cui i docenti operano e quello della classe, primo irrinunciabile contesto in cui si giocano le sorti “ scolastiche” di un alunno con disabilità. L’insegnante di sostegno ha bisogno di operare in una scuola capace di esplicitare con chiarezza valori e modelli organizzativi di natura inclusiva e nello stesso tempo di contare su un gruppo professionale adulto (team e Consiglio di classe) maturo, integrato, corresponsabile e disponibile a farsi carico di impegni aggiuntivi nei rapporti tra colleghi, con i genitori, con gli specialisti socio-sanitari e i responsabili degli Enti locali. Le scuole che stanno operando in tal senso esprimono un “ valore aggiunto” che le rende capaci di rispondere non solo ai problemi dei ragazzi disabili, ma in generale ai bisogni di un’utenza sempre più eterogenea e differenziata.