La comunità di Sant’Egidio interviene duramente contro le scelte del Comune di Roma nei confronti dei Rom. “Stupore, preoccupazione e disappunto”, per lo sgombero silenzioso e indiscriminato di campi abusivi, senza dare alternative ai gruppi familiari che vengono disgregati, proponendo a donne e bambini strutture di accoglienza, la strada per gli uomini. Manca una politica di accoglienza e umanità, che era stata l’intenzione espressa dal sindaco dopo la tragica morte di quattro bambini bruciati in un insediamento rom sull’Appia. E Mario Marazziti, nel suo blog su Roma, ricorda che Giovanni Paolo II, di cui la città in gran spolvero si appresta a celebrare la beatificazione, non tentennò un attimo a calpestare il fango di un campo di zingari, ad abbracciare i suoi bambini.
Che dire: il discorso non fa una grinza, tanto più se si porta ad esempio la figura di Giovanni Paolo II. Un po’ di scetticismo incute invece il richiamo alla Giornata Internazionale dei Rom, perché di queste Giornate inutili non se ne sente il bisogno. Un giorno di spot e belle intenzioni, e tocca come sempre alla buona volontà di pochi porre rimedio all’indifferenza e all’egoismo. Questi pochi sono soprattutto cristiani, e Sant’Egidio quanto a carità svolge nell’Urbe un ruolo insostituibile, con tutti i popoli, di qualsiasi etnia e provenienza. Ed è vero che una città che si candida a definirsi con la maiuscola Capitale, deve essere all’altezza del ruolo e delle sue responsabilità. Ci sono anche i profughi o clandestini che dir si voglia, comunque stranieri, che affollano la stazione Termini in attesa di un treno che li porti a Ventimiglia. Se li trattiamo meglio dei francesi non è un buon motivo per lasciarli bivaccare e importunare i passanti in cerca di spiccioli.
E poi ci sono i riti della Settimana Santa, quelli per Wojtyla e la visita ufficiale di Sarkozy, insomma, la città è in ginocchio, si capisce. Non si può però cogliere il pretesto dell’emergenza per andar per le spicce, e tentare il piazza pulita. I Rom non devono venire a Roma. Vengono lo stesso. Non devono insediarsi abusivamente? Lo fanno ugualmente, esasperando i cittadini che giustamente hanno paura e disagio. Inutile tirar fuori falsi buonismi pasquali: sporcano, maltrattano i bambini, che a loro volta maltrattano altri bambini, e vorremmo che l’episodio di Catanzaro, con un ragazzino in fin di vita massacrato a calci da due zingarelli, non si ripetesse. Non criminalizziamo, ma un po’ di sospetto è innegabile.
Dunque un sindaco e una città hanno il dovere di trovare alternative: la Protezione Civile offre un esempio. A Castelnuovo di Porto non sarà un paradiso. Ma il Centro Accoglienza è sempre meglio che lo sbando di strada. E pazienza se qualche signora dei Parioli protesta perché il rancio non è all’altezza. Sempre così, a Roma come altrove, gli indignati speciali sono quelli dei piani alti, che gettano oboli per loro insignificanti per lavarsi le mani e l’anima. Si sentono molto etici e di sinistra. Poi, a dare bevande e coperte ai barboni, ad aprire mense per immigrati (e qualche famiglia italianissima) ci sono i cristiani. Anche ad occuparsi dei Rom, nonostante diano fastidio e preoccupazioni e non riusciamo francamente a comprendere chi sfrutta i bambini, picchia le donne, chi sceglie in nome di una presunta civiltà (di quando, di dove?) di arrabattarsi rubando. Ma se lo fa Sant’Egidio, che sa sporcarsele, le mani, allora il richiamo, mentre si arrostiscono agnelli e scartano colombe, non è moralistico e serve a pensare, come una sferzata, perché il degrado di una città non copra il degrado degli uomini.