Approvato il secondo miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II. Lo ha annunciato ieri la Congregazione delle cause dei santi riunita in assemblea plenaria. Karol Wojtyla sarà dunque santo entro la fine dell’anno in corso, come in molti speravano, sembra il prossimo 8 dicembre. Una canonizzazione che giunge in un momento davvero speciale per la Chiesa: secondo indiscrezioni sempre nel corso del 2013 sarà fatto santo anche Giovanni XXIII. Per Raffaele Luise, che ha frequentato personalmente Karol Wojtyla per molto tempo, si tratta di un intreccio profetico che si realizza proprio durante un pontificato straordinario, quello di Papa Francesco. Luise ci ha anche parlato del secondo miracolo che ha dato la svolta decisiva alla canonizzazione di Giovani Paolo II, ancora avvolto da un certo mistero: “E’ un miracolo la cui caratteristica più importante sembrerebbe il fatto che abbia prodotto intorno a se già all’atto del miracolo tante conversioni tra non credenti e anche tra i medici che hanno seguito la donna miracolata. E’ forse questo ciò a cui ci si riferisce quando si è detto che quando sarà resa nota questa guarigione essa stupirà il mondo”.
Qualcuno ha definito la canonizzazione di Giovanni Paolo II la più veloce della storia, solo otto anni di tempo, mal celando una certa critica. Contano davvero i tempi di canonizzazione?
Le temporalizzazioni soprattutto quando vengono concepite come termine di paragone sono tutte inesatte e ingiustificate. Se è vero che la santità è una qualità molto soggettiva non può esserne misurato il tempo, paragonato a un altro per arrivare a dire dove essa, la santità, è emersa con più prepotenza; è del tutto sbagliato.
E’ dunque superficiale giudicare i tempi di una canonizzazione.
E’ illegittimo e superficiale paragonare i ritmi della canonizzazione. Esiste un kairòs (“momento giusto o opportuno” o “tempo di Dio”, ndr), una corrispondenza di una canonizzazione di una figura di santo a un tempo specifico. Questo nostro tempo ha privilegiato la figura del Papa che per primo ha preso tutto il mondo per mano e per primo ha manifestato una personalità umana spirituale a 360 gradi, capace di toccare il cuore di tutti, dei grandi e dei semplici. Questo uomo venuto dall’est ha “superato” un simbolo importante della nostra storia recentissima, intendo i cambiamenti drammatici del 1989, in modo tale per cui profezia e storia si sono incontrate in modo particolarmente fecondo in lui. E’ questo che ha determinato l’accelerazione di cui sopra, che effettivamente è stata la più veloce della storia. Ma sono i valori che contano, la loro corrispondenza al senso del tempo, ossia il nostro, non è questione di velocità: questi paragoni sono meccanicisti e nascondono molto spesso anche la mala fede.
Di Giovanni Paolo II tutti conoscono la personalità pubblica vigorosa, esuberante, coraggiosa, ma non tutti quella intima, altamente spirituale, tanto che il postulatore della causa, monsignor Slawomir Oder, ha parlato di lui come di un vero e proprio mistico.
Ho avuto la fortuna di frequentare Giovanni Paolo II per tantissimo tempo e qualche volta anche in privato. Era davvero la figura di un mistico, anche di un mistico della natura, non solo del mistico di Dio. Aveva un cuore così grande e un’anima capace di armonizzare il divino con l’umano, che se ne trova traccia anche nelle sue poesie. C’è una sua poesia che dice: “L’ha scelta Dio – è la pietra”. E’ stato un mistico e anche un poeta erede della grandissima tradizione spirituale e poetico-culturale della Polonia. Personalmente l’ho definito l’ultimo dei romantici: un uomo che da giovane prete, con entusiasmo incontenibile, attraversava le pianure della sua Polonia, lui segno concreto di vicinanza e di resurrezione dello spirito religioso in un universo ateo e materialistico.
Vengono in mente quelle immagini straordinarie di Giovanni Paolo II davanti alle montagne, che lui amava particolarmente.
Tutto questo è descritto molto bene nel suo libro autobiografico, Dono e mistero. Già allora era un appassionato mistico che univa in un unico abbraccio il mondo, l’uomo e Dio. Personalmente questa personalità l’ho vista rifulgere quando guardava proprio le montagne: si fermava quasi senza respirare anche per tre quarti d’ora nel silenzio più assoluto. Una grande tensione che unificava tutti i livelli della vita, un mistico che aveva un culto di Maria non solo come donna, ma come qualità del divino, Dio padre e madre. Ricordiamo la sua devozione per la Madonna, la sua preghiera notturna, all’alba, a tarda sera con la capacità di gettarsi in ginocchio davanti a uno scenario di montagne. E’ questa la matrice prima della sua specificità di Papa e di uomo.
Sul secondo miracolo, quello della donna del Costa Rica guarita da una lesione cerebrale la sera stessa della beatificazione di Giovanni Paolo II, c’è ancora un po’ di mistero.
E’ un miracolo che la cui caratteristica più importante sembrerebbe, visto che è circondata ancora da un velo di mistero, il fatto che abbia prodotto intorno a se già all’atto del miracolo tante conversioni tra non credenti e anche tra i medici che hanno seguito la donna. Questo è forse ciò a cui ci si riferisce quando si è detto che questa guarigione quando sarà resa nota stupirà il mondo. Probabilmente ci si riferiva a questo nucleo immediato di conversioni già prodotte.
Sappiamo che la Chiesa vive un momento di grandi trasformazioni. Che impatto avrà questa canonizzazione sulla Chiesa stessa anche alla luce di quella di Giovanni XXIII che qualcuno dice anch’essa prevista entro l’anno?
Alla luce di questo formidabile pontificato rinnovatore e profetico di Francesco, alla luce di questo richiamo che lui fa alla figura di Gesù come appare nei vangeli, nei gesti e nelle catechesi estremamente profonde che tiene nelle messe mattutine, abbiamo lo sfondo per collocare il significato di queste canonizzazioni. Con Giovanni Paolo si canonizza il santo che ha preso il mondo per mano, il pontefice che ha umanizzato nel senso più spirituale la sua missione, avvicinandola a tutti gli uomini.
E con Giovanni XXIII?
Con lui a 50 anni dal Concilio viene santificato probabilmente il pontefice più grande del novecento, il faro spirituale del Concilio che è all’origine di questo ritorno di primavera nella Chiesa, nonostante i gravi problemi che essa attraversa. La santificazione di Giovanni XXIII ha questo significato, esaltare compiutamente la svolta conciliare e riconoscerla come la matrice, nel novecento, di una profezia che ci riporta alla chiesa primitiva, alla chiesa come popolo di Dio, verso una collegialità che significa comunione nel rispetto della tradizione che di per se è sempre aperta e rivoluzionaria. Ricordiamo poi anche il processo di beatificazione di monsignor Oscar Romero.
Che è stato sbloccato proprio di recente.
E’ stata liberata da certe perplessità e costituisce un fatto molto importante: getta luce su una prospettiva di Chiesa che nel tempo della secolarizzazione può veramente rievangelizzare il nostro tempo, al di là dei fatti che hanno ferito la Chiesa. C’è davvero un intreccio misterioso e profetico, una tessitura profetica che lega tutte queste figure, da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II a Oscar Romero e infine Papa Francesco.
(Paolo Vites)