Passato il clamore mediatico suscitato dal lancio della nuova Fiat Panda, cerchiamo di capire quali segnali abbiano voluto mandare Fiat e il suo amministratore delegato Sergio Marchionne al di là della normale comunicazione sul prodotto vero e proprio.Sì, perché il lancio della nuova Panda è uscito fuori dagli schemi, dai canoni tradizionali cui risponde normalmente la principale casa automobilistica italiana, con l’impressione che il lancio della nuova Panda fosse quasi l’occasione per dire altro. Ne abbiamo parlato con Franco Oppedisano, che oltre a essere presente all’evento in questione è anche un attento osservatore della realtà economica italiana.
Può confermarci che l’evento di presentazione della Nuova Panda Fiat è stato un po’ particolare?
Effettivamente è stato un evento diverso dal solito per una serie di motivi. Innanzi tutto l’incontro si è tenuto all’interno della fabbrica di Pomigliano d’Arco. Erano almeno sette anni che la stampa non veniva invitata all’interno di uno stabilimento, il fatto che si sia scelta questa location è già un primo segnale. All’evento ha partecipato ed è intervenuto con un discorso l’amministratore delegato Sergio Marchionne, e questo non era mai avvenuto. L’ad di Fiat non era mai intervenuto prima d’ora al lancio di un prodotto, ha sempre lasciato che fossero le persone che hanno lavorato nel progetto a presentarlo. Infine, ma cosa tutt’altro che secondaria, erano presenti due ministri: Corrado Passera ed Elsa Fornero. La mattina della presentazione, prima dell’arrivo della stampa, hanno visitato lo stabilimento insieme a Marchionne.
E questi segnali cosa indicano, che siamo di fronte a un prodotto strategico per Fiat o anche qualcos’altro?
La Nuova Panda è ciò che più e meglio rappresenta la Fiat in questo momento. Potremmo dire che è la Fiat perfetta. Occorre tenere presente un dato importante: per il 50% degli acquirenti la Panda rappresenta la macchina di famiglia. Tutte le altre utilitarie, sia di Fiat sia di altri costruttori, sono quasi esclusivamente seconde auto. Questo è un dato importante perché le aspettative legate a questo prodotto sono molto elevate, sia da parte degli acquirenti sia dell’azienda. Quindi sicuramente è un prodotto strategico, ma il segnale veramente importante è un altro: la centralità dell’Italia.
Non dovrebbe stupire visto che parliamo di un’azienda italiana?
Con l’arrivo di Chrysler non è più così scontato che l’Italia sia al centro degli investimenti di Fiat. La Panda era costruita in Polonia e il livello di qualità era eccellente. Ora siamo in una fase di contrazione del mercato che è stata drammatica, solo in Italia siamo passati da 2.400.000 veicoli immatricolati in un anno a 1.750.000 e le stime per l’anno prossimo indicano un ulteriore calo. Questo significa difficoltà per concessionari, minori investimenti in promozione e quota di mercato in calo. Se inoltre si considera che il mercato mondiale è invece in crescita, soprattutto in Brasile dove Fiat è leader di mercato. Portare in Italia la produzione dal punto di vista industriale potrebbe essere una mossa azzardata.
Allora cosa c’è alla base di questa decisione?
Ritengo sia un investimento fatto con il cuore oltre che con la testa. Certamente le condizioni nuove che Fiat ha ottenuto hanno modificato il panorama ialiano, ma il tentativo di riportare in Italia la produzione non si spiega con le sole logiche aziendali. Con questo non voglio dire che la Fiat sia diventata un ente no prfit, e per molti versi guai se lo diventasse, ma sicuramente l’attenzione posta al nostro Paese è un gesto importante anche per la nostra economia e anche un segnale di ottimismo.
I piani di Fiat prevedono altri passi in questa direzione?
Fiat è e ragiona come una multinazionale. La Nuova Panda è una vettura strategica da cui dipende molto del futuro di Fiat. Il 2012 potrebbe non vedere altre novità sul mercato tranne il restiling della Grande Punto, quindi il peso di Panda aumenterebbe notevolmente. Anche la L Zero (che dovrebbe sostituire le attuali Musa e Idea ndr) non è certo che veda la luce l’anno prossimo, e comunque le stime di produzione e di mercato in contrazione hanno fatto sì che si individuasse come impianto produttivo la Serbia, dimensionato su numeri minori. A Mirafiori si sta lavorando per portare la Giulietta e la Giulietta Station Wagon, investimenti importanti che in un momento come quello che l’Europa e l’Italia in particolare stanno vivendo suona come una scommessa, ma anche come un segno di fiducia e di voler mantenere un legame forte con il proprio paese di origine.