Non capita spesso di vedere un storia diventare “virale” sulla carta stampata. A reti unificate, senza distinzione di testata, di grandi testate. Cioè di testate che — di norma — si fanno concorrenza: senza se e senza ma. Anche — di norma — ignorando a bella posta una storia trovata “dagli altri”, anche se è una buona storia. O snobbando le sollecitazioni (apparentemente) minime dello street journalism.
La storia dei profughi sbarcati alla parrocchia di Bruzzano, nella cintura metropolitana di Milano, è diventata viralissima. Un quotidianone ci fa una paginona e il giorno dopo un altro quotidianone la ri-racconta il lungo e in largo: senza se e senza ma. Due o tre giorni prima la storia era sul sito di quell’altro quotidiano ancora. Che l’aveva intercettata su un blog, su un account twitter, su un profilo Fb, d’autore o non. O magari su un altro buon vecchio foglio di carta.
Solo effetto-agosto? Oppure c’è voglia e necessità di riprendere il filo del discorso sui barconi? I quali barconi — ormai è un fatto — non scaricano più la loro sofferenza solo a Lampedusa o a Kos: ma anche fra Calais e Dover. E a Bruzzano, Parrocchia Beata Vergine Assunta (auguri per la festività patronale), via Enrico Acerbi 39, 20161 Milano.
Qui alle nove di ieri mattina è nata Sarah, figlia di Precious e di Ghedine, nigeriani arrivati due settimane fa su un barcone dalla Libia, eccetera eccetera. Molti eccetera: ma li trovate quasi tutti sulle pagine dei quotidianoni. Che vogliono/devono — chiaramente — riprendere il discorso dei barconi: nelle pagine nazionali e in quelle locali. Ma anche al capo-pagina più incallito, a Ferragosto, non va di ributtarla in politica (tanto meno in Lombardia). Ci vuole una storia, una buona storia e basta.
Arriverà settembre e ci sarà tempo per riprendere il discorso “solito”. E forse non ci sarà più spazio per la storia di una parrocchia che accoglie qualche decina di profughi: senza se e senza ma. Senza affatto voler andare sui giornali. Sono i giornali che si sono accorti (tutti o quasi) che quella storia era la migliore, forse l’unica da mettere in pagina per “continuare il discorso”.