La buona notizia è lunga 243 chilometri, la distanza che separa Genova da Firenze. Una distanza lunga quanto l’imbarazzo che divide Paolo Gentiloni da Matteo Renzi, il Successore dal Predestinato. Il nuovo capo della Finmeccanica, Alessandro Profumo, designato dal governo Gentiloni al posto del renzianissimo Mauro Moretti – impallinato da una corte di giustizia con una condanna in primo grado per la strage ferroviaria di Viareggio – è nato a Genova, non a Firenze. Che smacco per il Giglio Magico. Vero è che è ancora un fiorentino l’altro “promosso” della tornata di nomine pubbliche che l’ex premier – e tuttora segretario del partito di maggioranza relativa – ha cercato di teleguidare al 101% dalla sua trincea di via Sant’Andrea delle Fratte. Ma Matteo Del Fante, che passerà da Terna alle Poste, è un fiorentino pre-renziano, diventato direttore generale della Cassa depositi e prestiti nel 2009, quando al governo c’era ancora Silvio Berlusconi, e Renzi stava soltanto per diventare sindaco di Firenze… Non gli deve tutto, come molti degli altri nominati tre anni fa. E comunque Del Fante è un tipo bravo, come del resto Profumo, hanno curriculum, è gente che viene da lontano e non deve al club di Pontassieve tutti i galloni che porta sulla giacca.
Attenzione: una rondine non fa primavera, e nemmeno due. La seconda tornata di nomine pubbliche in agenda appannaggio del governo a regia renziana, dopo quella totalmente renziana di tre anni fa, rivela solo pochi tentennamenti nella rigida obbedienza di ieri. E insomma i fatti dimostrano che tra Piazza Colonna, dove discretamente muove per come può le sue levette Gentiloni, via Venti Settembre, dove alberga Pier Carlo Padoan, e l’ufficio di Renzi c’è stata qualche interferenza in linea.
La stessa caduta di Francesco Caio dal vertice delle Poste non può essere attribuita esclusivamente alla volontà di vendetta dell’ex boy-scout. La resistenza passiva di Caio alle pressioni per organizzare in fretta e furia il “classamento” in Borsa di una seconda tranche di Poste, la sua fermezza nel non rilanciare contro i francesi di Amundi nella gara per l’acquisizione di Pioneer da Unicredit, e anche un po’ di mattane di troppo nella gestione dell’alta dirigenza postale avevano infastidito il finto-mite Padoan almeno quanto Palazzo Chigi, nei mesi scorsi, quelli passati prima del fatidico 4 dicembre referendario.
In attesa che Profumo dimostri come saper parlare bene inglese non sia del tutto irrilevante per ben condurre un gruppo internazionale come Finmeccanica, e che avere relazioni internazionali fortissime certo non basti in quella poltrona ma ancor più certamente non guasti, si può comunque segnare un punticino a favore del pluralismo nella nomine. E che Del Fante vada a crescere potrebbe essere un’altra buona notizia, visto il buon servizio reso in Terna.
Però, appunto, da qui in avanti le altre notizie sulle nomine sono solo tristi, più che cattive. Tristi nel metodo, perché comunque nessun criterio rigido di selezione per merito e per curricula sembra essere stato seguito dalle forze politiche che sorreggono il governo. E le altre pedine da collocare nel week-end appena iniziato, in modo da annunciare le scelte lunedì 20, prima che apra la Borsa, dovrebbero essere tutte mosse sulla scacchiera dalla longa manus di Renzi.
A chi si pensa è stato scritto: al posto di Del Fante in Terna, ecco avanzarsi Alberto Irace, oggi a capo di Acea, renziano col cuore anche se cagliaritano all’anagrafe, predecessore Filippo Vannoni al vertice dell’azienda idrica toscana Publiacqua (lo stesso Vannoni che oggi accusa Luca Lotti di interferenze nell’affaire Consip). Outsider, l’attuale direttore finanziario delle Poste Luigi Ferraris, gradito a Padoan, e Francesco Sperandini, oggi a capo del Gse, boschiano. E ancora: restano al loro posto i fiorentini “minori”, come l’avvocato Alberto Bianchi, mentore professionale della Boschi e tesoriere della Fondazione Open, consigliere in Enel, Fabrizio Landi consigliere di Finmeccanica, Elisabetta Fabbri consigliere di Poste.
Già: a ben guardare la buona notizia piena è solo Profumo, con l’altra buona notizia un po’ corretta in Arno di Del Fante. Poi, è ancora renzismo.