Il mondo delle reti medico-scientifiche si è dato appuntamento a Venafro, frazione Pozzilli, presso l’Istituto di ricerca Neuromed. Divisi nei tre filoni principali della Neurologia, della Cardiologia e dell’Oncologia questi enti molto particolari hanno incontrato le imprese italiane rappresentate da Confindustria per verificare quali possibilità di collaborazione possono scaturire per dare maggiore forza agli attori di entrambe le categorie.
Il sistema delle reti sta conoscendo nel Paese un periodo fortunato. Quelle tra imprese sono diventate a inizio aprile 3.588 e raggruppano 18.079 realtà con una crescita esponenziale negli ultimi mesi che testimonia la bontà dello strumento e le sue potenzialità. La fortuna del modello è dovuta in particolare alla composizione del sistema produttivo italiano fatto di piccole e piccolissime aziende, il più delle volte gelose della propria autonomia eppure desiderose di crescere.
Mettersi insieme nella cornice di un contratto di rete consente di raggiungere entrambi gli obiettivi: diventare grandi restando autonomi. Certo, occorre almeno aprirsi alla collaborazione, alla condivisione, alla visione comune per poter percorrere un pezzo di strada in compagnia, ma si tratta di un salto culturale che comunque andava fatto per raggiungere caratteristiche competitive compatibili con le dimensioni dei mercati internazionali.
Il fenomeno ha raggiunto una dimensione tale, in termini quantitativi e qualitativi, da essere riuscito a conquistare vantaggi fiscali molto interessanti a favore di tutti i partecipanti che potranno godere di ammortamenti, super ammortamenti e di tutte le agevolazioni riservate a chi investe nelle aree di crisi. Far parte di una rete, inoltre, darà la possibilità di partecipare ai bandi di Industria 4.0 e di cogliere altre opportunità riservate a soggetti di grande taglia.
Il tema affrontato a Pozzilli – alla presenza del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, del responsabile di RetImpresa Antonello Montante e del patron di Neuromed Aldo Patriciello – è come far dialogare le reti d’impresa con quelle della ricerca in un’interazione tra pubblico e privato da sempre osteggiata nel Paese per ragioni ideologiche, ma oggi indispensabile per orientare gli sforzi degli uni e degli altri a beneficio dell’intera società.
Si tratta, tra l’altro, di mettere a fattor comune l’enorme quantità di dati che la tecnologia consente oggi di ricavare potenziando con la condivisione la capacità di analisi e l’interpretazione secondo la filosofia che informa la quarta rivoluzione industriale che aggiunge intelligenza a ogni funzione e punta a migliorare il valore aggiunto, creando le condizioni per creare nuova ricchezza senza la quale sono impensabili investimenti e sviluppo.
Il passaggio è cruciale. Molto più delicato e sensibile di quanto si possa immaginare, anche perché nascosto da una dialettica politica che sembra ignorarlo o, almeno, relegarlo al rango degli argomenti vari ed eventuali mentre invece meriterebbe il primo posto nell’Agenda di un Paese che volesse riprendere la strada della crescita lungo la quale, solo, si trovano le risposte che si cercano dove non sono e non potrebbero essere.