Certe volte non si vorrebbe credere neppure ai propri occhi. Deve essere capitato a molti, passando a piazza dei Cinquecento, davanti alla statua dedicata a Papa Wojtyla, inaugurata ieri in pompa magna di fronte alla stazione Termini, alla presenza del ministro delle Infrastrutture Matteoli, del sindaco Alemanno e del cardinale vicario di Roma Agostino Vallini. Doveva essere la ciliegina sulla torta degli eventi previsti per la beatificazione di Giovanni Paolo II, un Papa che tutti amano e ricordano bene. Doveva essere l’ultimo omaggio di una città grata per il dono di tanto pastore. Ma chi ci si è trovato di fronte, a quella statua, è rimasto – nel migliore dei casi – senza parole. Più che un omaggio, quella statua è sembrata a molti un vero e proprio oltraggio.
Alta cinque metri, fusa in bronzo, di color argento e verde, la statua – raccontano le cronache dell’inaugurazione – raffigura Giovanni Paolo II che apre un gigantesco mantello per accogliere chi arriva alla stazione Termini. Immagine ispirata alla storica foto scattata nell’aula Paolo VI durante un’udienza, quando il Papa polacco avvolse scherzando con il mantello un bambino che gli si era avvicinato. Un’opera realizzata dal maestro Oliviero Rainaldi e intitolata “Conversazioni”, donata alla città dalla fondazione Silvana Paolini Angelucci.
Le perplessità dei romani sono cominciate subito. “Non mi piace per niente”, il commento più benevolo. “Sembra una garitta dei militari, peraltro sventrata – ha detto qualche altro – E poi il volto non somiglia per niente a Papa Wojtyla”. E un altro ancora: “Diventerà un rifugio per sbandati e barboni”. La polemica – e lo sconcerto – sono arrivate rapidamente anche nelle stanze della politica. “Quella statua è uno dei peggiori esempi di arte contemporanea innestati nel centro storico della Capitale, paragonabile per bruttura alla teca di Meier che oscura l’Ara Pacis e ai tanti e scellerati interventi urbanistici perpetrati ai danni del territorio”, ha tuonato il consigliere Pdl e membro della Commissione Urbanistica di Roma Capitale, Andrea De Priamo.
Il presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale, Federico Mollicone, è stato ancora più esplicito e duro: “Rappresentare Beato Giovanni Paolo II come una campana sventrata è un oltraggio alla sua figura e alla sua memoria. Il fatto che l’opera sia stata donata – ha aggiunto Mollicone – non presuppone l’accettazione passiva da parte della Sovraintendenza e dell’Amministrazione capitolina”.
Ma, per non rischiare di passare per faziosi, meglio usare le parole dell’Osservatore Romano, solitamente piuttosto cauto nei suoi giudizi. La statua di Papa Wojtyla “pecca di una scarsa riconoscibilità”. Il giornale vaticano plaude all’idea di una grande statua che rammenti il Papa-viaggiatore alle folle di viaggiatori che approdano nella Capitale, ma è critico circa la realizzazione: “La suggestione dell’opera – scrive – consiste nell’abbraccio ideale che il Pontefice era solito dare ai fedeli della sua diocesi e offrire ai molti pellegrini e visitatori”. Ma “il suo volto, situato in cima alla struttura, ha solo una lontana somiglianza con quello del Papa. E complessivamente il risultato non sembra all’altezza dell’intento. Per chi esce dalla stazione – sottolinea il quotidiano – sembra infatti un enorme monumento indistinto più che un immediato e inequivocabile omaggio a Giovanni Paolo II. Ci si può quindi domandare se non sarebbe stato meglio privilegiare questo aspetto, viste l’importanza e la collocazione del monumento”. Amen.