“Speriamo che Giuliano Pisapia si svegli e mantenga quanto ha promesso in campagna elettorale sulla costruzione di una moschea per Milano, con tanto di cupola e minareto. Di solito un governo si giudica da quello che riesce a realizzare nei primi cento giorni, mentre la giunta di centrosinistra si è insediata a Palazzo Marino da quasi un anno e non ha ancora fatto niente di concreto per rispondere ai bisogni dei musulmani della città”. Sono le parole di Ali Abu Shwaima, imam di Segrate, che richiama l’attenzione del sindaco sulle promesse fatte in campagna elettorale. Dopo il riconoscimento della moschea di Cascina Gobba da parte del sindaco Giuliano Pisapia, Shwaima sottolinea: “Per la legge islamica la prima realtà musulmana che si insedia in un luogo è quella che ha il diritto di rappresentare tutte le altre. Il centro culturale di Segrate è stato il primo in tutto il Nord Italia, siamo quindi arrivati prima di quello di Cascina Gobba”.
Pisapia in campagna elettorale aveva promesso la costruzione di una grande moschea per Milano. Secondo lei perché poi non lo ha fatto?
Non abbiamo spiegazioni di questo comportamento, e speriamo che il Comune si svegli. Evidentemente deve avere cambiato idea. Pisapia dovrebbe essere chiaro e chiamarci, per chiarire qual è il motivo per cui non intende accettare la nostra richiesta. Questo non è stato fatto: noi abbiamo ancora la speranza che ciò avvenga, e siamo certi del fatto che il Comune prima o poi ci chiamerà per un chiarimento. Speriamo però di non dover aspettare ancora troppo tempo. Questo continuo rimandare il problema è una cosa negativa.
La moschea è stata inserita nel programma di Pisapia per i prossimi cinque anni. Per quale motivo pretende che lo attui più velocemente del previsto?
Velocemente non direi, visto che è quasi un anno che si è insediata la nuova giunta. I governi di solito si valutano per quanto riescono ad attuare nei primi cento giorni, faccia quindi un po’ lei i conti del ritardo …
Ma con tutti i problemi che ha una città come Milano, davvero ritiene che la moschea avrebbe dovuto essere realizzata nel primo anno di giunta?
Sì, è così. Innanzitutto, perché il Comune ha risposto alla nostra richiesta convocandoci in due successive riunioni con il vicesindaco Maria Grazia Guida per discuterne. Ma purtroppo non abbiamo visto ancora nulla di concreto.
Il Comune ha già annunciato che legalizzerà la moschea di Cascina Gobba. Perché questa moschea non vi basta?
Né la moschea di Gobba né altre hanno bisogno di un riconoscimento, perché sono realtà già esistenti e la cui realizzazione è un diritto secondo la Costituzione italiana. Ciò che vorremmo è realizzare una moschea per Milano, in modo che la nostra città sia alla pari di tutte le metropoli europee.
Se c’è la libertà religiosa, perché noi come comunità dobbiamo pregare in palazzi o capannoni, anche se questi ultimi sono riconosciuti formalmente dal Comune?
Questo riconoscimento non cambia niente. Noi vogliamo avere dei luoghi di culto veri e propri, come tutte le altre confessioni.
Ma perché non potete pregare nella moschea di Cascina Gobba, che è vasta ben 1.200 metri quadrati?
Nessuno ha detto che non ci va bene. La moschea di Cascina Gobba ospita però la preghiera dei musulmani della zona in cui si trova. Noi chiediamo un’altra moschea per i musulmani della nostra zona. Anche perché la comunità musulmana di Segrate esiste da più tempo di quella di Cascina Gobba, e la nostra richiesta è stata formulata prima della loro.
Secondo lei perché il Comune ha risposto prima alla comunità di Cascina Gobba?
Perché il cambio di destinazione nell’area di Cascina Gobba è più facile rispetto alla costruzione di una moschea vera e propria, con tanto di cupola e minareto.
Volete quindi una moschea in grado di ospitare tutti i musulmani di Milano?
Lei mi ha frainteso. Io ho detto una moschea per Milano, ma non una moschea per tutta Milano: guardi che c’è una differenza. Il progetto per la costruzione di una moschea della comunità di Segrate, anche se dovesse essere approvato, non risponderebbe certo alle esigenze dell’intera comunità musulmana del capoluogo lombardo. Ciò che chiediamo è che, invece di pregare dentro a un capannone, ci sia consentito di costruire una moschea che dia un’immagine positiva dell’Islam a Milano, e che diventi meta degli uomini d’affari che vengono in città. Milano merita tutto questo.
A Roma però è stata costruita un’unica moschea per tutta la città, i cui abitanti sono più del doppio che a Milano. Perché a Milano bisognerebbe costruirne più di una?
Non è vero, a Roma sono presenti diversi luoghi dove pregano i musulmani. E oltre a questi c’è una moschea vera e propria che dà un’immagine di Roma come una città aperta agli altri. Noi vogliamola stessa cosa anche per Milano. Lo stesso Pisapia in campagna elettorale aveva dichiarato che non possiamo arrivare all’Expo 2015 senza avere la moschea. Noi vogliamo aiutarlo a realizzarla.
A Segrate non esiste già una moschea?
Abbiamo una piccola moschea. La nostra sede a Segrate era un’alternativa provvisoria per il blocco imposto dalla Lega nord al progetto che abbiamo presentato negli anni ’90.
A Milano ci sono tanti centri culturali islamici. Ci siete voi, c’è quello viale Jenner, di viale Padova, di Cascina Gobba. Perché dovrebbe essere accolto proprio il vostro progetto e non quello degli altri?
Il fatto di costruire la nostra moschea, non impedisce che ciò avvenga anche per le altre. Trovare un luogo dove possa pregare la comunità di viale Jenner, riconoscere quella di Cascina Gobba o trovare una palestra per il centro islamico di via Padova, non deve rappresentare un ostacolo alla realizzazione del nostro progetto di moschea che è stato annullato unilateralmente da parte del Comune. Chiediamo quindi di realizzare qualcosa che è un nostro diritto e un’esigenza per Milano.
Nel programma di Pisapia si parla di una grande moschea per tutta Milano, non di tante. Perché pretendete di più di quello che vi ha promesso Pisapia?
Ma noi non vogliamo una grande moschea. Chiediamo solo una moschea per la zona in cui ci troviamo, che sia in grado di contenere comodamente mille persone e sia servita da parcheggi e da una biblioteca sulla cultura islamica.
Quale centro islamico rappresenta veramente i musulmani di Milano, voi o viale Jenner?
Secondo la dottrina islamica, chi ha realizzato la prima realtà musulmana in una zona è il rappresentante vero di fronte alla religione e alla legge islamica. E il centro culturale di Segrate è stato il primo non solo a Milano, ma in tutto il Nord Italia.
(Pietro Vernizzi)