Nella sua ultima lettera pastorale il cardinale Angelo Scola invita i fedeli ambrosiani a rinnovarsi e a portare il messaggio evangelico “in tutti gli ambiti dell’esistenza quotidiana”: famiglia, quartiere, scuola, lavoro, università, luoghi di sofferenza, della politica, della cultura ecc. Cita il suo predecessore Carlo Maria Martini sottolineando “che ha osato confrontarsi con temi scottanti e con interlocutori credenti e non credenti”. Ai cattolici meneghini ricorda anche che “la Chiesa non ha bastioni da difendere ma strade da percorrere” e che non bisogna costruirsi “recinti separati dove essere cristiani” perché in tema di evangelizzazione “il Campo è il mondo”. Il cardinale lancia anche una provocazione: “esiste il rischio – scrive – di una sorta di ateismo anonimo, cioè di vivere di fatto come se Dio non ci fosse”. Ilsussidiario.net ne ha parlato con il poeta e scrittore Franco Loi.
I milanesi credono solo ai “danè”?
Non credo che noi milanesi siamo diventati come dice il cardinale.
Per la verità, nella sua lettera, il cardinale dice che “esiste il rischio di una sorta di ateismo anonimo”, cioè di “vivere di fatto come se Dio non esistesse”.
Il rischio c’è. Siamo anche alla fine di una civiltà, no? Forse il cardinale incontra poca gente. Io ne incontro tanta. Il guaio è che la città ha subito una grossa trasformazione; un tempo si giocava per strada, adesso non più. Oggi non si cammina più a piedi e, naturalmente, se non si cammina a piedi non si incontra la gente. Perfino nella stessa casa non ci si conosce; io ad esempio vivo qui dall’83 e conoscono a malapena due, tre persone; gli altri non so chi sono. Quando abitavo in via Teodosio conoscevo tutti fino a piazzale Loreto, via Porpora e Lambrate.
In cosa crede la gente di Milano?
La fede, come dice Dante nel Paradiso riprendendo san Paolo, “è sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi”. Ma come può essere allo stesso tempo “sustanza” e “argomento”? Perché delle cose che vediamo e tocchiamo, e cadono sotto la nostra esperienza non abbiamo dubbi. Ma quando le cose non appaiono, non le vediamo e con esse non abbiamo consuetudine allora cominciamo a dubitare. Tuttavia, dice Dante, io credo anche nella testimonianza di altri: in Cristo e nei santi che mi testimoniano quello che non si vede e non si tocca. Oggi si ha poca occasione di entrare in contatto con la gente. Le racconto un fatto.
Prego.
Ho conosciuto senegalesi che parlavano milanese. E guardi che nessuno parla più milanese per strada. Non è capitato nel 1900, ma nel 2008. Lei parla milanese?
Sì. E cosa è successo?
Il senegalese voleva far pagare a me e a un mio amico il pedaggio dell’auto perché sosteneva di essere il custode di un parcheggio in via Marina. Allora la persona che era con me gli ha detto, in dialetto, che era passata mezzanotte e a Milano, dopo la mezzanotte, non si paga più il pedaggio. Il senegalese gli ha risposto: “ma sciur, anca mi gu de campà”. Allora gli ho chiesto dove aveva imparato a parlare in dialetto. E lui mi ha risposto: “mi stu de cà a l’Isula e lì ghem l’abitudin de parlà in milanes”. Vuol dire che qualcuno gli è diventato amico, l’ha accolto e l’ha aiutato. Come i pugliesi, che sono la maggioranza degli immigrati a Milano, che dopo un po’ che erano arrivati in città parlavano tutti milanese.
Oggi ci sono pochi preti?
Ne conosco uno che fa il parroco in due chiese di Milano; adesso non c’è più nessuno che va a fare il prete. Ma questo non vuol dire che la gente ha perso la fede. Vuol dire che la gente non crede più nella teologia, che è un altro discorso.
Allora glielo richiedo: in cosa crede la gente?
La gente spera, continua a credere in qualcosa. La gente è delusa. Delusa dalla politica, dalla chiesa; ma questo non vuol dire che ha perso la fede. Ho conosciuto socialisti disperati perché non potevano credere in Stalin.
Papa Francesco è molto amato dalla gente.
Vede? La gente parla bene di questo Papa. Il cardinale dovrebbe chiedersi: come mai la gente non crede nella Chiesa? Perché se c’è qualcuno che fa qualcosa come questo Papa, immediatamente tutti lo ammirano e gli vogliono bene.
Mi pare che il cardinale dica proprio questo, che occorre “evitare la separazione tra fede e vita”, che “i cristiani non devono costruire recinti separati” e che “la Chiesa non ha bastioni da difendere ma strade da percorrere”. In questo riecheggia l’invito di Papa Francesco a “percorrere le periferie dell’esistenza” e a non ingolfarsi in questioni di apparato.
Lì ha ragione, ma a Milano c’è ancora fede. Il prete di cui le parlavo ha una chiesa sempre piena di gente. Perché lui va nelle case a parlare con le persone. Se non imita Cristo, come fa la gente a credere nelle Chiesa? Alle Piagge di Firenze c’è un altro prete straordinario. Prima nella sua parrocchia non andava nessuno, adesso è sempre piena. Perché quel sacerdote si interessa dei problemi della gente e poi si dà da fare per aiutarla.
Il cardinale Scola si è spinto oltre con i suoi quando li ha richiamati ad “assomigliare di più a una famiglia che a un’azienda”. Cosa ne pensa?
Anche su questo ha ragione. Pensi a che punto eravamo arrivati.
Quale punto?
Mia figlia doveva sposarsi ma non era stata battezzata né aveva ricevuto la prima comunione. Andammo dal parroco che, come prima cosa ci ha detto: ci vogliono almeno tre anni. Ho telefonato a un prete della provincia di Arezzo che ha detto a mia figlia: “in tre mesi facciamo tutto”. Così è stato. Non aveva nessuna difficoltà a fare questo passo. Solo non voleva aspettare tre anni. Come se uno andasse da Cristo e gli dicesse: “vorrei seguirti” e Lui rispondesse: “prima devi prepararti, devi prima saper fare questo e quello, devi aderire a quello che ho detto, se no come faccio a riceverti?”. Così la gente non ci va più in chiesa.
Cosa direbbe al cardinal Scola?
Vorrei dirgli che c’è più gente che crede di quello che pensiamo. Gente che produce, che fa, che ama, che quando può aiuta. E secondo me è ancora la maggioranza, altrimenti la società non starebbe in piedi. In più…
In più?
La gente non è delusa solo dalla Chiesa. Più in generale è delusa per come è condotta la politica, per come non si fanno le cose necessarie. La stessa cosa accade a chi va a Roma, in Parlamento: i politici dovrebbero andare in mezzo alla gente per capire di cosa c’è veramente bisogno. Invece vanno a Roma e non si muovono più da lì.
Scola invita i cattolici milanesi a dialogare con tutti, con chi non crede in niente o crede in un altro Dio. È inevitabile: in tutti gli ambienti di Milano oggi si incontrano persone di tutte le razze e le religioni.
Sono d’accordo con il grande scienziato Max Planck che diceva “Più conosco e più mi trovo davanti al mistero”. Se ti trovi davanti al mistero non puoi pensare di avere capito tutto, che il mondo è solo carne, solo fare denaro, sesso, ecc. Bisogna essere più attenti a se stessi. Ogni grande civiltà nasce con un principio: conosci te stesso. Cristo ha fatto lo stesso quando ha detto: ama il Signore Dio tuo, quello che trovi dentro di te, e il prossimo tuo come te stesso. Ma per trovarlo bisogna anche cercare di conoscersi. Capire cosa succede quando camminiamo per strada, vediamo un fiore, un albero: cosa accade dentro di noi? La gente neanche li guarda: passa, cieca, quasi trascinata dalla meta o dalla moda. Come si fa ad amare il prossimo come se stessi se non conosciamo almeno un pochino noi stessi? La coscienza di noi stessi ci fa capire che la stessa stupidità che riscontriamo nell’altro c’è anche in noi.