“C’è perplessità e meraviglia nel nostro settore, non per l’approvazione del Decreto Sviluppo, sia chiaro, ma per le norme in esso contenute che riguardano l’auto. Come è noto Fiat era contraria a ogni tipo di intervento, a prescindere, mentre l’Anfia, l’associazione che rappresenta la filiera dell’industria automobilistica, l’Unrae, che rappresenta i costruttori esteri, e Federauto, pur essendo a favore di misure volte a svecchiare il circolante, sono state unanimi nel condannare pubblicamente questo provvedimento ritenuto dannoso, insufficiente e controproducente”. Questo il commento di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus, di tutti i marchi commercializzati in Italia.
Federauto torna così sul tema dei provvedimenti volti a incentivare l’auto elettrica e che coinvolgono in misura minore le auto con emissioni di CO2 non superiori a 120 g/km. Questo dopo che il 3 agosto scorso il Decreto Sviluppo, in seguito alla fiducia della Camera, ha incassato il via libera del Senato, tramutando il provvedimento che, pertanto, diventa legge. Federauto sottolinea anche che sono state inserite norme, di iniziativa parlamentare, in un “decretone” che dopo essere passato alla Camera, nonostante le proteste di tutti gli addetti ai lavori, non poteva più essere stralciato o modificato dal Senato se non a condizione di rimandarlo alla Camera, generando le ovvie ripercussioni sui mercati internazionali. Un modus operandi molto discutibile.
“Varare degli incentivi contro il parere di tutti gli attori della filiera automobilistica italiana – insiste Pavan Bernacchi – è un atto di forza assurdo di cui non si comprendono le ragioni. Incentivi legati a un fondo a esaurimento, tra l’altro molto esiguo, equivalgono a milioni di euro buttati. In un momento storico dove ogni euro pubblico dovrebbe essere investito al meglio. Il fatto di farli partire dal 2013 potrebbe congelare la domanda, già ai minimi storici, che ci pone tra gli ultimi in Europa. Tutti chiedono aiuti, supporti, incentivi, ma la filiera dell’auto non voleva certo questo tipo di interventi. Creeranno confusione, non allargheranno il mercato, e quando alla fine del triennio ci si renderà conto del flop chi pagherà? Certamente, purtroppo, non chi li ha varati. Tutto questo senza che il Ministro Passera abbia sentito le associazioni della filiera, che da mesi attendono di essere ascoltate”.
Negativa anche la valutazione di Jacques Bousquet, presidente dell’Unrae, che, a poche ore dall’approvazione definitiva del testo in Senato aveva dichiarato: “Occorre che il Governo imposti nuove azioni capaci di far riprendere i consumi e con essi rilanciare la propensione verso l’auto. Invece il Decreto Sviluppo va sì nella direzione della parte
Virtuosa del mercato dell’auto ma, nella sostanza, inciderà solo su circa l’1,4% delle vendite (canali noleggio e società), non determinerà alcun sostegno reale alla domanda, cosa di cui avremmo, invece, bisogno almeno per i prossimi tre anni, per avere il tempo di riorganizzare il sistema distributivo. Pertanto, in assenza di interventi a sostegno dei consumi e del settore – conclude Bousquet – la domanda di autovetture nuove del prossimo anno sarà ancora più debole dell’attuale. Tutti i driver economici e settoriali analizzati dal nostro centro studi indicano che difficilmente nel 2013 il mercato riuscirà a mantenere i livelli di questo anno”.
A Bousquet fa eco Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia, per il quale il Decreto offre soltanto “una misura finalizzata alla sperimentazione e alla diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni, con particolare riguardo ai contesti urbani e non un vero e proprio piano incentivi per lo svecchiamento del parco circolante in generale. Di conseguenza, non ci saranno effetti significativi sulle vendite di vetture ai privati, bensì esclusivamente sul comparto delle flotte”.