Nel 2013, la produzione italiana di beni strumentali è rimasta sostanzialmente stabile (-0,5%), per un valore pari a 35 miliardi di euro. Nonostante ciò, questo dato risulta in flessione costante dal 2011 a causa della riduzione dei consumi italiani. Bene invece l’export, che segna il nuovo record di settore raggiungendo il valore di 25,6 miliardi. E’ quanto emerge dai dati di consuntivo che saranno presentati a breve in occasione dell’annuale assemblea Federmacchine, la federazione delle imprese costruttrici di beni strumentali. Per quanto riguarda l’export, Federmacchine fa sapere che i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di settore sono risultati: Cina, (2,3miliardi di euro, -2,4%), Stati Uniti (2,2 miliardi di euro, +1,1%), Germania (2 miliardi di euro, -11,5%), Francia (1,5 miliardi di euro, -5,3%). Diversa invece la situazione delle consegne dei costruttori sul mercato interno, diminuite del 3,8% a meno di 9,4 miliardi di euro. “Alla luce di questi numeri – ha affermato Giancarlo Losma, presidente Federmacchine – appare evidente che l’industria italiana del comparto ha saputo rispondere ai venti di crisi orientando la propria offerta verso i mercati più vivaci. D’altra parte, il 2014, come rilevato da alcuni indicatori relativi a specifici settori appartenenti al comparto rappresentato da Federmacchine, dovrebbe essere di altro tenore e dovrebbe coincidere con la ripresa, seppur moderata, della domanda italiana di macchinari”. Una ripresa che “è stata certamente favorita anche dall’entrata in vigore della Nuova Legge Sabatini che, operativa da marzo, ha finora permesso finanziamenti agevolati per 1,5 miliardi di euro di investimenti in beni strumentali”. Bisogna poi insistere “sul sistema degli ammortamenti liberi sul modello di quanto fatto in Gran Bretagna dove, dal primo aprile 2014, è permesso, nell’anno di acquisto del macchinario, fino al 31 dicembre 2015, l’ammortamento totale degli investimenti di beni strumentali fino a un importo massimo di 600.000 euro”, ha aggiunto Losma, spiegando però che “ancora una volta i costruttori italiani sottolineano la necessità di un provvedimento di incentivo alla sostituzione dei macchinari obsoleti non solo su base nazionale ma europea. Il provvedimento potrebbe evidentemente dare una scossa al consumo di macchinari ma soprattutto favorirebbe l’ormai necessario ammodernamento degli impianti produttivi del vecchio continente. La necessità di fabbriche moderne e produttive è infatti tema comune a numerosi paesi dell’Area euro”. Il presidente di Federmacchine chiede quindi alle autorità di governo “di inserire tra le proposte di politica industriale anche un ragionamento su questa misura la cui attuazione risponderebbe alle esigenze di maggiore produttività delle imprese e di adeguamento alle normative sempre più stringenti in materia di risparmio energetico e miglioramento degli standard di sicurezza sul lavoro che divengono sempre più stringenti”.