Quello che fa maggiormente impressione in tutta la vicenda di WindJet è la fragilità della situazione italiana nel trasporto aereo. WindJet fa parte della holding Finaria, di cui è presidente Antonino Pulvierenti, famoso come Presidente del Catania calcio. Personaggio intraprendente Pulvirenti e attentissimo alle relazioni pubbliche e sociali. Tanto è vero che, mentre si sta discutendo un ipotetico (e molto difficile accordo con Alitalia) alla presenza del ministro Corrado Passera, Pulvirenti si è preoccupato soprattutto di far sapere che il suo Catania non subirà contraccolpi di natura economica e continuerà nella sua politica che punta sui giovani sudamericani che la sua società calcistica riesce a pescare e a valorizzare, realizzando ottime plusvalenze. Intanto un esercito di persone, muniti di biglietti della WindJet, sta peregrinando per diversi aeroporti e deve pagare pure un sovrapprezzo per ritornare da una vacanza andata in fumo per il patatrac di WindJet. Senza dimenticare chi sta rischiando il proprio posto di lavoro. Qualcuno sostiene che questo è il prezzo delle avventure “low cost”. Sia la crisi, sia l’aumento del costo del carburante non mettono in “rosso” solo le grandi compagne di bandiera nazionale, ma anche questi esperimenti di compagnie che hanno prezzi ultra-concorrenziali. Gianni Dragoni, inviato de Il Sole 24 Ore, attento anche alle vicende del trasporto aereo, si è fatto un’idea abbastanza precisa di tutta questa storia, soprattutto dei rapporti tra Alitalia e WindJet: «Mi sembra poco credibile che Alitalia non abbia raggiunto un accordo per prendersi WindJet in base alla decisione dell’Antitrust che le imponeva la cessione di qualche slot. È evidente che, in un ipotetico salvataggio, c’era da mollare qualche cosa».
E allora come si spiega il tutto?
WindJet è una compagnia aerea “low cost” in difficoltà e da ricapitalizzare. E questo è evidente da mesi. Il problema è che anche Alitalia non se la sta passando proprio bene. E probabilmente da qualche mese a questa parte, con l’arrivo del nuovo amministratore delegato Andrea Ragnetti, la situazione complessiva della compagnia non è migliorata e i vecchi rapporti con WindJet devono anche essere mutati. Probabilmente c’è una documentazione interessante da esaminare sui rapporti tra Alitalia e la compagni siciliana.
Forse Alitalia aveva fatto alcune richieste per intervenire, già alcuni mesi fa.
Non è impossibile. In questo caso però si possono fare solo delle congetture. Si dice che si fosse chiesto a WindJet, qualche mese fa, l’apertura di uno stato di crisi, in modo che i costi di intervento da parte di Alitalia fossero inferiori.
C’è poi il peso di Alitalia in tutta questa trattativa, che sembra compromessa.
Beh, certamente. Guardando alla situazione del trasporto aereo italiano, al traffico passeggeri si nota una grande fragilità, una grande insicurezza. Se WindJet è indebitata e da ricapitalizzare, non c’è dubbio che, in una situazione di crisi come questa, Alitalia non goda di ottima salute. Ma tutti sanno come è stata creata Alitalia, il favore politico che ha avuto insieme alla fiducia delle banche che di certo non può avere WindJet.
Il problema è che il blocco dei voli di WindJet non mette solo in difficoltà migliaia di viaggiatori, ma anche una bella fetta di occupazione in Sicilia, considerando anche l’indotto.
Queste sono le conseguenze di un sistema di trasporto aereo che dimostra appunto tutta la sua fragilità e la sua precarietà. Una compagnia da ricapitalizzare, che magari si vuole acquisire a prezzi stracciati, migliaia di passeggeri in giro per aeroporti con biglietti che devono subire un sovrapprezzo e dipendenti che si trovano senza lavoro. Ogni commento a una situazione come questa, alla fine, diventa superfluo.
(Gianluigi Da Rold)