Una storia di doppio riscatto. E’ quella di Massimiliano, trentacinquenne che dopo aver conosciuto per quattro anni le celle del carcere di Bollate, ha aperto un ristorante a Milano ( non a caso nominato “La Svolta”) e a giugno si sposerà con l’assistente sociale che l’ha seguito in quel periodo difficile. Ora, Massimiliano, aiuta persone che, come lui hanno sbagliano ma che lentamente stanno riprendendo la strada giusta. Il suo locale ospiterà, infatti, la mostra di Santo, un detenuto del carcere di Bollate che esegue manufatti lavorando il vetro.
Veri e propri oggetti d’arte, fragilissimi, proprio come il destino che a volte spinge a sbagliare direzione. Come succede a molti. Come è successo a Massimilano “Stavamo facendo una festa a casa di amici a un certo punto è arrivata la polizia e sono stato arrestato: detenzione di stupefacenti. Il risultato: quattro anni a Bollate”. “Una vita parallela”, come la chiama Massimiliano, un periodo buio in cui, però, è riuscito a reagire grazie ai volontari dell’ “Associazione Incontro e Presenza”.
Un team di volontari, psicologi ed educatori che aiuta a superare il periodo della permanenza fra le sbarre e poi segue i detenuti anche per la permanenza in comunità e successivamente durante l’affidamento. “E’ stato uno scivolone in un brutto periodo della mia vita che nella sfortuna, mi ha comunque, permesso di incontrare la mia futura moglie”. Massimilano oltre ad aver avuto dalla vita una seconda possibilità, ha incontrato la sua compagna in carcere: lei era infatti la psicologa che l’ha seguito in quegli anni. “E’ una storia da film- scherza- Sono stato fortunato: mi è andata quasi bene!”. Ma come è nata la passione per la ristorazione? “Prima di entrare a Bollate- dice Massimiliano- gestivo un ristorante ad Ibiza.
Durante la detenzione l’ho dovuto, a malincuore, lasciare nelle mani di una socia, trascurando la mia passione. Quando sono uscito, grazie in primis all’aiuto dei miei genitori ho aperto “La svolta””. La riconoscenza per l’associazione che oltre ad averlo aiutato tanto, gli ha permesso di incontrare la sua compagna, l’ha spinto ad assumere dipendenti, cuochi e camerieri, fra ragazzi detenuti. “Incontro e presenza mi segnala- racconta Massimilano- persone che sono a fine pena o a chi è destinato a misure alternative, quindi con permessi particolari, e io sono felicissimo di dare una seconda possibilità a chi ha vissuto la mia stessa esperienza”.
Il ristorante acquista anche materie prime prodotte nelle case circondariali: vino, dolci o pane. “Molte persone hanno creduto in me- dice ancora Massimiliano- e ora che posso aiuto chi ha voglia di ricominciare”.
Non a caso, “La svolta” ospiterà dal 13 Aprile la mostra di Santo Tucci “Lo scultore dell’arcobaleno”. Santo classe 1956, da 18 anni lavora il vetro in carcere creando lampade e oggetti coloratissimi e ha aperto una cooperativa “Il passo” per insegnare ai ragazzi più giovani a lavorare il vetro. Santo crea piccole opere d’arte che come lui stesso dice “Hanno rubato i colori dell’arcobaleno”. Cosa che, per ora, non è ancora un reato.