Ci siamo: Kobe Bryant sta per tornare in campo. Era metà aprile quando il suo tendine d’Achille cedeva contro i Golden State Warriors (clicca qui per il video): svanite subito le possibilità di una squadra già palesemente in difficoltà di fare strada nei playoff (sarebbero usciti al primo turno, spazzati via per 4-0 dai San Antonio Spurs), l’infortunio del numero 24 ha aperto grosse crepe anche nel futuro immediato della franchigia. Dwight Howard, che era free agent (cioè, sostanzialmente, a contratto scaduto) ha scelto di non rifirmare, trasferendosi agli Houston Rockets; la schiena di Steve Nash continua a fare le bizze, tanto che, giunto a 40 anni, i medici hanno deciso in accordo con lo staff tecnico di fargli giocare poche partite, e programmate, nella prima parte della stagione. Anche così tuttavia il canadese non ce la fa: ieri sono cominciate a circolare ipotesi di ritiro, cosa che consentirebbe, se non altro, ai Lakers di risparmiare sul monte ingaggi (pur continuando a versare lo stipendio dovuto al playmaker). Una mossa che a questo punto viene vista come una “salvezza”: in una città come Los Angeles, e in una società dalla storia come quella che si portano appresso i gialloviola, giocare “a perdere” non si può (il cosiddetto “tanking”, che aumenta le possibilità di acquisire una buona scelta al draft), e allora l’unica strada percorribile in questo momento sembra quella di tagliare i 10 milioni di ingaggio di Steve Nash e provare a inserire qualcosa, magari già a febbraio. Con, in più, Kobe Bryant. Il quale, riporta ESPN, è pronto a tornare: “Sì, ce la posso fare” ha risposto a chi gli chiedeva se potesse rientrare in campo a fine novembre. “Ci sono degli aspetti del gioco nei quali non mi sento ancora al 100%; non parlerei di limiti, ma in termini di salto, appoggio rapido del piede e cambi di direzione devo rafforzarmi”. Mike D’Antoni si è detto “piacevolmente sorpreso dei miglioramenti del suo giocatore. “Non so perchè, ma è così. Non gioca da aprile, ma sta decisamente bene”. Al momento i Los Angeles Lakers occupano l’undicesimo posto ad Ovest (ai playoff vanno le prime otto) con cinque vittorie e sette sconfitte; avevano avuto un avvio peggiore lo scorso anno, quando il 24 c’era, e c’era anche Howard. Quest’anno, opinione generale e piuttosto condivisa, Mike D’Antoni è riuscito ad adattare il suo tipo di gioco agli elementi del roster, non il contrario (cosa che è sempre stata un limite); certo in questo momento i gialloviola non possono ambire al titolo, nè potrebbero farlo con il rientro in pianta stabile di Kobe, ma quantomeno potrebbero arrivare alla post season e da lì valutare. La base c’è: Paul Gasol resta uno dei migliori lunghi della Lega per movimenti e intelligenza (se non il migliore), Jodie Meeks e Nick Young portano punti (al momento sopra i 13 a partita) e versatilità, Steve Blake sta giocando su livelli mai conosciuti prima; e in più ci sono un paio di sorprese che si chiamano Xavier Henry e, soprattutto, Jordan Hill, i cui progressi erano già stati evidenziati la passata stagione, ma che lanciato in quintetto sta stupendo per cifre e presenza sotto i tabelloni. Niente per cui stropicciarsi gli occhi, ma si diffonde già l’ipotesi secondo la quale Bryant potrebbe rientrare come playmaker atipico: già lo scorso anno aveva dimostrato di saper mettersi a disposizione della squadra, tenendo medie superiori ai 10 assist a gara (certo per un periodo di tempo limitato). Staremo a vedere: è chiaro ed evidente, ripetiamo, che i Lakers guardano al futuro, e cioè all’estate 2014. Quella in cui diventeranno free agent fior di giocatori (tra cui LeBron James e Carmelo Anthony: ci sono già ipotesi fantasiose di vederli insieme al 24 gialloviola allo Staples Center), e la franchigia della California avrà un salary cap praticamente libero (considerando che si “liberano” anche lo stesso Kobe e Gasol, che eventualmente andrebbero rifirmati). Già nel 2007 si era vissuta questa situazione: allora bastò andare a prendere il catalano da Memphis (con uno scambio che molti detrattori giudicano ancora poco corretto) per giocare subito la finale (persa) e vincere due titoli in serie. Sarà ancora così? Chissà.