La spesa degli italiani per il mantenimento dell’automobile è più che raddoppiata nel giro di vent’anni. E’ quanto emerge dal Conto nazionale delle Infrastrutture e dei trasporti 2010-11 elaborato dal Ministero, secondo cui quasi la metà della spesa complessiva è riservata ai carburanti, il costo dei quali è aumentato del 170%. Lo studio del Ministero rileva anche che in due decenni le spese per l’esercizio e la manutenzione ordinaria delle autovetture private è passata dai 47,283 miliardi del 1990 ai 103,714 miliardi del 2010, facendo registrare un aumento del 119,3%, mentre al netto degli interessi sul capitale investito le spese per le vetture nel 2010 ammonta a 93,934 miliardi: di questi, circa il 44% è occupato dai carburanti, quasi il 18% dalla manutenzione ordinaria, il 17% dalle spese per assicurazioni, circa il 6% dalle tasse automobilistiche e il 15% rimanente dalle spese per pneumatici, lubrificanti e pedaggi autostradali. In 20 anni le spese per la manutenzione e riparazione ordinaria sono aumentate del 127,9%, mentre quelle per l’assicurazione Rc Auto addirittura del 202,5%. Ciò per cui gli italiani spendono meno, invece, sono i lubrificanti, che in questo lasso di tempo, al contrario, hanno fatto registrare una riduzione, dai 1,491 miliardi del 1990 ai 1,120 miliardi del 2010. IlSussidiario.net commenta questi dati con Romano Valente, direttore generale dell’UNRAE, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri.
Come giudica i dati elaborati dal Ministero?
E’ ormai evidente che il peso economico della gestione dell’auto, insieme alle manovre fiscali, i conseguenti aumenti delle accise, delle tasse automobilistiche, delle assicurazioni e dei pedaggi, ha determinato un netto spostamento della decisione dei consumatori riguardo l’acquisto dell’auto.
Cosa intende?
Nel processo di acquisto le case automobilistiche si sono di fatto sostituite allo Stato nel tentativo di incentivare una domanda che risulta essere totalmente anelastica, cioè indifferente alle tante offerte oggi messe in campo. Eppure le attuali promozioni sono state in grado di determinare un allineamento dei prezzi che rende l’oggetto automobile virtualmente molto interessante nella fase di acquisto.
Cosa accade invece nella fase di gestione?
In questa fase i costi sono lievitati così tanto da far cambiare idea a ogni potenziale utente intenzionato a cambiare l’automobile. In un mercato totalmente saturo, in cui è impensabile vendere auto aggiuntive e in cui la sostituzione non è incentivata in alcun modo, assistiamo a un inevitabile rallentamento della domanda e della propensione all’acquisto, fino ad arrivare ai gravissimi numeri che stiamo commentando.
Cosa dovrebbe fare il governo?
Purtroppo in questo momento il governo non può fare più nulla. Il piano degli interventi, già pubblicato, riguarda soprattutto le vetture a basso impatto ambientale senza stimolare minimamente la domanda, visto che diminuiranno solamente le auto aziendali, in particolare quelle con un’anzianità superiore ai 10 anni.
Quindi?
Abbiamo calcolato il numero esatto delle vetture intestate a società ancora circolanti e con una tale anzianità, arrivando a 6.185 vetture. E’ quindi evidente che una manovra del genere, che avrà un impatto estremamente limitato, non può essere definita un sostegno alla domanda. In particolare un simile intervento non si muove nella direzione, che più volte abbiamo chiesto, di un piano strutturale, strategico e articolato su almeno tre anni, per consentire a tutto il sistema della distribuzione automobilistica in Italia di riorganizzarsi e ristrutturarsi per gestire una domanda che non tornerà nel medio-breve periodo ai volumi a cui eravamo abituati fino a 3-5 anni fa.
Mi diceva, però, che in teoria questo è il momento più vantaggioso per effettuare un acquisto. Qualche consiglio?
Quello attuale è probabilmente il momento storicamente più favorevole che il mercato italiano abbia mai visto per acquistare una vettura, perché le condizioni applicate da tutte le case automobilistiche sono realmente le più interessanti di sempre. D’altro canto sono consapevole che acquistare un’auto davanti a questi dati riguardanti le spese di gestione è praticamente impossibile, a meno che il governo non decida finalmente di muoversi e incentivare un reale sviluppo del settore e dei consumi.
In Francia, il governo ha invece deciso un taglio temporaneo dei prezzi per alleggerire il peso dei costi del carburante sui bilanci delle famiglie e delle aziende. Un’idea applicabile anche all’Italia?
Credo di no. Ogni Paese ha la sua storia, la sua cultura e il suo modo di vedere le cose. Quanto fatto in Francia è indicato per la situazione interna attuale e rivolto principalmente all’industria automobilistica nazionale, quindi difficilmente potrà essere applicabile in Italia. E’ diverso anche ciò che sta accadendo in Germania, dove anche il settore auto registra una crescita: paradossalmente, tra i giovani vi è un’attitudine nei confronti dell’auto ben diversa da quella che si sta realizzando su questo target di consumatori in Italia. In Germania l’auto contribuisce ancora a definire uno status, mentre nel nostro Paese questo è ormai appannaggio di strumenti più immediatamente fruibili e di tendenza, come quelli informatici e tecnologici.
(Claudio Perlini)