Il 23 giugno 2014, presso l’Università Cattolica di Milano, si è svolto l’annuale seminario organizzato dall’Associazione Ma.P.Es. (Matematica Pensiero Esperienza, in collaborazione con le seguenti associazioni: Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica), Il Rischio Educativo e CDO Opere Educative.
Quest’anno l’attenzione è stata posta al tema delle difficoltà della matematica e diversi relatori hanno contribuito a mettere in luce differenti aspetti dell’argomento.
Innanzitutto Rosario Mazzeo nella sua relazione Imparare è umano. Le difficoltà non sono obiezioni ha svolto un’articolata riflessione a partire dall’ipotesi che l’apprendimento umano comporti sempre una certa difficoltà. In questa prospettiva ha messo in evidenza come sia necessario nel percorso dell’apprendimento il coinvolgimento diretto del docente e dell’allievo e come un atteggiamento di attenzione, di osservazione e di ricerca di metodi adeguati da parte del docente sia la prima condizione per affrontare le difficoltà che ogni alunno può incontrare. Pur distinguendo le diverse situazioni di difficoltà (disabilità, disturbi specifici, difficoltà generalizzate, eccetera),
Mazzeo ha insistito sulla svolta rappresentata dal fatto che l’insegnante consideri ogni difficoltà come occasione per approfondire la conoscenza dell’alunno e della disciplina, per ricercare metodi e strategie diverse al fine di condurre l’allievo a raggiungere l’obiettivo posto.
Interessanti i modelli alternativi che si pongono al docente: essere come Arianna, che consegnando il filo a Teseo lo aiuta a uscire dal labirinto, o come Medusa, che pietrifica chiunque la guardi; essere come Pigmalione, che ama la statua da lui creata, o come Ezechiele, profeta che indica la strada per raggiungere la meta; e ancora, riprendendo Meireu, seguire il modello educativo «Pinocchio», che parte dal fatto che c’è educazione se c’è riconoscimento della realtà e servizio amorevole alla ricerca della conquista di un’identità personale, o seguire il modello «Frankenstein», che fa leva sull’idea di educazione come fabbricazione, offerta di tecniche garantite e svolgimento di procedure esatte.
In conclusione forte è stato il richiamo alla centralità dello studente, che non va solo proclamata nei documenti ministeriali, ma deve diventare esperienza nel quotidiano e ciò può avvenire se emerge lo sguardo e la compagnia del docente teso non a facilitare l’apprendimento, ma a potenziare l’io-studente.
Spostando il punto di attenzione dall’allievo al docente, Sonia Sorgato (insegnante di scuola primaria e conduttrice di laboratori all’Università Milano Bicocca) ha messo in azione la platea su alcuni quesiti riguardanti le frazioni ed è riuscita a mettere in evidenza come alcune conoscenze superficiali o concezioni erronee dell’insegnante diventino una difficoltà nel percorso di insegnamento-apprendimento; il caso delle frazioni è un esempio della necessità da parte del docente di andare a fondo dei contenuti proposti per coglierne il valore formativo.
Per inquadrare la recente normativa sui B.E.S. è stato invitato l’insegnante Giorgio Di Dio che dopo una lunga esperienza come docente di sostegno si trova a svolgere il compito di Referente territoriale per l’inclusione nell’ambito della riorganizzazione prevista appunto dalle nuove norme.
Nella sua relazione, dal titolo Questione BES. Un aiuto per il sorgere della persona, ha illustrato le novità introdotte dalle ultime circolari considerandole come un cambiamento epocale che rimettono al centro la persona e il ruolo della scuola; la sfida posta ai docenti è quella di cogliere tutte le opportunità che la normativa offre per migliorare il modo di affrontare le diverse tipologie di difficoltà presenti oggi tra gli alunni.
La ripresa del pomeriggio è stata introdotta dalla presentazione di un’esperienza con un alunno con DSA. L’insegnante di sostegno Jole Rossi, cha lavora nella scuola “Piccolo Principe” di Lugano, ha raccontato il lungo percorso che ha portato un bambino con disturbi specifici a conquistare il calcolo della divisione nella sua forma convenzionale; tale conquista è stata possibile perché l’insegnante ha dato credito alle azioni ragionevoli che il bambino metteva in atto nell’operare divisioni dapprima con materiale concreto e poi con rappresentazioni schematiche. Nel racconto è emerso con evidenza come l’alunno sia stato protagonista del suo apprendimento e come la difficoltà sia stata per il docente la sfida a intraprendere nuovi percorsi a partire dall’osservazione attenta dell’alunno.
Proseguendo la riflessione sulla posizione del docente di fronte alle difficoltà degli alunni, Adriana Davoli (già docente SSIS all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato Scientifico di Ma.P.Es.) ha invitato a una conversione culturale nell’insegnare matematica come dichiarato nel titolo della sua relazione.
Servendosi di alcuni stralci dei diari di bordo di insegnanti che hanno partecipato al lavoro del Ma.P.Es., ha evidenziato come spesso i docenti fatichino a staccarsi dall’impostazione ricevuta nel loro percorso di apprendimento della matematica, in cui l’aspetto simbolico e formalizzato domina sull’aspetto culturale e razionale.
È solo attraverso un approfondimento dei contenuti matematici e di come questi possono essere appresi dal bambino che l’insegnante può evitare che le proprie difficoltà e le proprie paure nei riguardi della matematica influenzino negativamente il percorso di apprendimento dei suoi alunni. Perché l’alunno possa essere vero protagonista del suo apprendimento, anche in matematica, occorre che l’insegnante sappia vedere e valorizzare i passi che egli compie verso la costruzione dei concetti matematici, anche quando inizialmente usa strumenti diversi dal linguaggio formalizzato.
L’ultimo intervento della giornata è stato svolto da Anna Paola Longo (Politecnico di Torino, presidente del Comitato scientifico del Ma.P.Es.) che ha posto l’attenzione sugli Ostacoli propri della matematica, cioè quelli che non dipendono dall’allievo, ma dalla natura stessa della matematica o dalle decisioni dell’insegnante.
La consapevolezza da parte dei docenti dell’esistenza di tali ostacoli conduce a intraprendere un’azione didattica che pone particolare attenzione alla diversa natura degli errori per ripartire con ogni alunno dal punto in cui si trova e, attraverso una correzione interattiva e una valutazione formativa, permettergli di compiere i passi adeguati verso la meta.
La difficoltà della matematica non deve spaventare, la difficoltà è umana e, se ci si libera dal preconcetto che sia possibile un percorso uguale per tutti gli allievi, si potrà proporre la matematica in modo che sia comprensibile, qualsiasi sia il livello a cui ogni singolo allievo è in grado di arrivare.
Per una ripresa più dettagliata dei contenuti presentati è possibile consultare il sito dell’Associazione Ma.P.Es., dove sono disponibili le slide utilizzate dai relatori.
Graziella Visconti
(Insegnante di Scuola primaria, membro del Comitato scientifico dell’ Associazione Ma.P.Es. – Matematica Pensiero Esperienza)
© Pubblicato sul n° 54 di Emmeciquadro