Torna al centro delle polemiche l’aeroporto di Linate. Questa volta a sollevare il caso è proprio il Comune di Milano, spinto dalle lamentale di alcuni comitati di cittadini, in particolar modo, quelli che vivono in zona Lambrate e Rubattino. Il rumore sarebbe, infatti, addirittura aumentato per via del fatto che alcuni aerei in decollo si abbassino a livelli pericolosi. Da qui, la richiesta di Palazzo Marino ai piloti in decollo dallo scalo cittadino: “Rispettate le rotte”. Sembra, infatti, che alcuni piloti, soprattutto, della compagnia di bandiera Alitalia e in servizio presso Air France, in fase di decollo, anticipino la virata, per risparmiare tempo e carburante: tecnicamente, quindi, finendo fuori rotta. Abbiamo chiesto il parere di Roberto Perticarà, Responsabile nazionale Fit-Cisl dei controllori di volo.
E’ possibile che un aereo vada fuori rotta?
Uno dei grossi problemi della professione del controllore di volo è che, spesso, vengono usati termini impropri: dire che un aereo vada fuori rotta è praticamente impossibile. Le rotte sono disegnate e seguite alla lettera e se ciò non accade è perché ne vengono assegnate altre, sempre nei limiti imposti dalle carte. Mi sembra davvero un’eresia dire che un apparecchio è fuori rotta: un controllore di volo non lo farà mai volontariamente. In caso specifico, a Linate, la quota minima per il rispetto delle procedure è fissata a quattromila piedi, vale a dire milleduecento metri, al di sotto della quale l’aereo non può in nessun modo deviare dalla rotta stabilita. Questa norma va sotto il nome di “procedura anti-rumore”.
Già nei mesi scorsi il direttore aeroportuale di Linate ha richiamato i piloti per invitandoli ad attenersi alle rotte.
Prima della procedura anti-rumore, non solo sarebbe un’infrazione da parte del pilota ma anche da parte della torre di controllo, che conosce benissimo la pericolosità della manovra. Oltretutto, incorrerebbero entrambi in multe pesanti. Mi sembra addirittura assurdo che per risparmiare al massimo quindici secondi si rischino multe o richiami.
E oltre i quattromila piedi?
In quel caso, è un’altra questione: è anche nostro compito rendere il traffico il più economico possibile. Tutto ciò, però, va fatto dopo che si è certi al cento per cento che, come si dice in gergo, tutte le minime separazioni previste siano garantite.
Secondo il suo parere, devono essere riviste alcune norme non più attuali?
Per questo, esiste un ufficio specifico di Enav, denominato “ufficio procedure”, che lavora per aggiornare continuamente le norme per renderle più rispondenti ai parametri delle compagnie, degli aeroporti, delle popolazioni che abitano il territorio circostante. E’ un lavoro, che le assicuro, viene svolto costantemente per garantire la sicurezza nei cieli.
Spesso, su Linate torna l’attenzione per le lamentele dei sindaci dei comuni circostanti per via del rumore assordante causato dagli aeromobili.
Anche a Ciampino succede la stessa cosa. Esistono delle certificazioni e parametri internazionalmente stabiliti che vengono applicati. Enav pubblica periodicamente questi dati e, per garantirne la trasparenza, Enac da il proprio parere, certificandoli. I parametri di salvaguardia sono stabiliti e, se si desidera aumentarli o cambiarli, occorre raggiungere una conciliazione degli interessi reciproci.
Tecnicamente, secondo lei, Linate è sicuro?
Assolutamente sì.
Poco più di dieci anni fa, l’8 ottobre del 2001, vi furono 118 vittime…
Proprio in virtù di quello che è accaduto, possiamo dire che Linate è, forse, l’aeroporto più sicuro d’Italia. E’ dotato di tutti i dispositivi per garantire la sicurezza di chi vola. Posso dire, lavorando nel settore da vent’anni, che tutti gli aeroporti d’Italia sono all’avanguardia per ciò che riguarda i dispositivi per la sicurezza e il rispetto di tutte le norme.