Il menù autunnale anticrisi prevede: (a) l’avvio, a metà settembre, del programma Bce di finanziamenti speciali alle banche condizionati a impieghi di credito alle imprese e a alle famiglie (Ltro) esclusi i mutui immobiliari; (b) l’attivazione, a fine mese, di una strategia europea di stimolazione della crescita; (c) l’avvio, il 29 agosto, di misure governative per dare impulso alla crescita via più investimenti pubblici, per esempio il decreto “sblocca-Italia”. In questa lista di azioni ci potrebbe essere (d) un’iniziativa europea, anticipata dall’incontro di Merkel, accompagnata dal Commissario Ue per l’energia, con ucraini e russi per scongiurare il rischio di una riduzione delle forniture di gas russo in periodo invernale che metterebbe in grave crisi l’Europa intera, nonché quello di un blocco commerciale che già sta provocando danni economici rilevanti, in particolare alle esportazioni di beni alimentari di Germania, Italia e Polonia.
Quanta efficacia, per l’Italia, possiamo aspettarci da queste iniziative? La prima certamente avrà effetti positivi, ma meno decisivi di quanto si pensi. Le banche italiane, infatti, non hanno problemi di liquidità come li ebbero nel recente passato. Il problema è nella poca domanda di credito da parte di imprese e famiglie per insufficiente propensione a investire a causa di un pessimismo ancora diffuso. Inoltre, la maggiore liquidità disponibile non cambierà la restrizione dei criteri di erogazione che limita il credito a chi ne avrebbe disperato bisogno o tanta voglia. Infatti, il beneficio dell’azione Bce sarà più indiretto: immetterà nel mercato globale, in diverse tranche, circa un trilione di euro che compenserà la minore liquidità in dollari causata dall’azione di rientro dalla fase di politica monetaria iper-espansiva in America, cosa che manterrà vivaci le Borse e, soprattutto, favorirà un indebolimento del cambio dell’euro utile per facilitare l’export.
È inutile aspettarsi misure stimolative rilevanti da Bruxelles. Da Roma possiamo aspettarci l’apertura di qualche cantiere, ma niente di più: il governo, nonostante gli annunci, mostra di non riuscire a fare modifiche sistemiche rilevanti e potrà solo attuare stimolazioni puntuative.
Non si può ancora prevedere quando e se finirà la frizione con la Russia, ma l’evidenza del danno economico per tutti dovrebbe portare almeno ad attutire la crisi politica, considerando che l’America ha bisogno della collaborazione di Mosca per gestire il teatro iracheno-siriano.
In sintesi, possiamo aspettarci di almeno galleggiare, ma non di navigare. Visti i tempi, non è lo scenario peggiore.