I primi quattro giorni del Tour de France 2012 non hanno tradito le attese: Fabian Cancellara ha vinto il prologo (e indossa la maglia gialla), Mark Cavendish si è imposto nella prima volata e soprattutto Peter Sagan si è imposto in entrambe le tappe con arrivi “movimentati”, domenica a Seraing (Belgio) e oggi a Boulogne sur Mer, nella prima tappa in territorio francese, caratterizzata da ben cinque strappi nell’ultima parte del percorso (clicca qui per leggere la cronaca, l’ordine d’arrivo e la classifica generale). Lo slovacco della Liquigas-Cannondale non può certo essere definito una novità, visto che aveva tutte le credenziali per diventare un grande campione, ma a soli 22 anni sta arrivando alla definitiva consacrazione con una rapidità sorprendente. Se continuerà a questo ritmo, potrebbe segnare i prossimi 10 anni del ciclismo, almeno per quanto riguarda le classiche. Quanto alla classifica generale di questo Tour, se è presto per fare bilanci è comunque confortante per l’Italia vedere Vincenzo Nibali sempre nelle prime posizioni. Abbiamo commentato tutto questo con uno dei più grandi cacciatori di classiche che il ciclismo azzurro abbia mai avuto, Michele Bartoli. Intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.
Bartoli, come possiamo giudicare questi risultati di Peter Sagan?
Davvero straordinari. Peter Sagan ha tutto per segnare un’epoca ed essere il corridore più importante di questa generazione, almeno per quanto riguarda le corse di un giorno.
Tecnicamente come possiamo descrivere le sue caratteristiche?
Per questo genere di corse è davvero completo: tiene benissimo in salita, ha un grande spunto veloce e ci sa fare in pianura. Insomma, ha tutte le caratteristiche necessarie per imporsi in tutte le grandi classiche.
Ha anche qualche punto debole, o il futuro è già segnato?
Al momento gli manca solo un po’ di esperienza, che potrebbe penalizzarlo in quelle più impegnative come la Liegi o il Giro di Lombardia, ma è solo questione di tempo.
Potrebbe un giorno puntare anche ai grandi giri?
Questo è ancora presto per dirlo, però è senza alcun dubbio un fenomeno. Quando è al 100%, come in questi primi giorni del Tour, è a dir poco incontrastabile.
Le ricorda qualcuno dei grandi campioni del passato delle corse in linea?
Faccio il paragone con quelli che correvano ai miei tempi, e dico che Sagan è un bel mix delle doti di Laurent Jalabert e di Johan Museeuw: magari meno veloce del francese, ma con una potenza che ricorda il belga.
Oggi si è anche permesso di far festa sul traguardo, tanto era il margine che si era preso. Può anche diventare un personaggio che attira l’attenzione sul ciclismo?
Questo sarebbe soltanto un bene, quindi mi auguro davvero che possa essere così. Un bel personaggio vincente farebbe davvero bene al ciclismo, che negli ultimi anni è stato bistrattato anche troppo. Soprattutto non mi piace il fatto che i ciclisti siano l’ultima ruota del carro…
Cosa si dovrebbe fare secondo lei a questo proposito?
Molto semplicemente, ci vorrebbe più rispetto per i protagonisti di questo grande sport. Basti pensare che il Tour è il terzo evento sportivo mondiale, e questo si deve ai ciclisti. I corridori fanno davvero tanto, e meriterebbero di ricevere di più.
Per quanto riguarda invece questo Tour, l’Italia può davvero sperare in Nibali?
Quattro giorni sono ancora davvero pochi, ma l’inizio è stato positivo. Credo che possa benissimo lottare contro Evans e Wiggins, tutta l’Italia ci spera, e può mettere paura agli altri.
(Mauro Mantegazza)