I fatti. C’è un’inchiesta della magistratura in corso su una serie di reati commessi a riguardo di alcuni ospedali e fondazioni private. Ci sono frequentazioni del governatore della Lombardia con soggetti sotto inchiesta e sottoposti a carcerazione preventiva. Precedentemente ci sono stati avvisi di garanzia per reati di diversa gravità, in alcuni casi infrazioni solo amministrative. Inutile dire che non si può entrare nel merito delle indagini della magistratura in quanto non si conoscono i fatti, se non dalle ricostruzioni giornalistiche. In realtà, l’imputato dovrebbe essere ritenuto non colpevole fino al terzo grado di giudizio e le intercettazioni non ammissibili, ma questi due aspetti di illegalità, da parte di molti organi di stampa, sono considerate di minore importanza. Naturalmente chi avesse commesso dei reati, dopo i processi, è giusto che paghi.
A partire da questi fatti si possono fare alcune deduzioni non scontate. 1. È stata presa come vera la ricostruzione di alcuni organi di stampa schierati, secondo cui in Lombardia alcuni soggetti sarebbero favoriti rispetto ad altri dall’amministrazione stessa, in particolare nel campo della sanità. 2. Altri commentatori hanno invece addirittura sostenuto che uscire dallo statalismo e dalla gestione pubblica di tutti i servizi porti inevitabilmente al malaffare. 3. In nome di quanto avvenuto, e pur non essendo ancora riscontrati elementi penalmente perseguibili su Formigoni, si è deciso comunque che il governatore debba dimettersi.
Proviamo ad analizzare a fondo questi tre aspetti. 1. Sarebbe interessante un’inchiesta giornalistica seria che vada a verificare se chi fa il primario in Lombardia ricopre tale incarico in nome del merito e non della raccomandazione, qualunque sia la sua appartenenza politica. Sarebbe interessante vedere se tra le imprese che lavorano in Lombardia ce ne siano alcune, comprese quelle che stanno dietro a grandi gruppi giornalistici, che vengono discriminate. Sarebbe interessante capire a quali gruppi economici, culturali e politici fanno riferimento le grandi banche; sarebbe interessante capire se esistono in molti settori condizioni di mercato. Purtroppo le ricostruzioni dei giornali fanno sempre capo a pochi episodi di malaffare e a molte congetture mai provate, non hanno il coraggio di entrare nel merito di queste letture macroeconomiche che porterebbero a verificare come in Lombardia, più che in altre regioni, chi vuole lavorare lavora, anche persone con colore politico opposto a chi governa.
2. In Lombardia, grazie al modello sussidiario, la sanità costa il 2% in meno che in altre regioni, gli ospedali sono valutati sulla qualità e l’efficacia è superiore che altrove, tanto è vero che la gente viene in Lombardia a curarsi e i lombardi non sono costretti a lunghe attese e possono curarsi nelle strutture migliori. In Lombardia sono stati fatti, senza infiltrazioni mafiose, molti interventi strutturali che ne hanno cambiato il volto.
Il polo fieristico di Rho in due anni, la quarta corsia sull’autostrada Milano-Bergamo, la Brebemi, permettendo quel flusso di persone e merci senza cui molti cittadini sarebbero costretti a impiegare ore e ore per spostarsi dal posto di lavoro alla casa. In Lombardia la formazione professionale è stata riformata e con i voucher si può scegliere tra realtà che formano realmente, a differenza di altre regioni dove la formazione professionale è un finanziamento a pioggia. In Lombardia il sistema dei voucher e della dote ha permesso che nella formazione professionale ci fosse un’educazione libera anche per i più poveri. In Lombardia le università, che stanno diventando le più attrattive d’Italia, sono state supportate dall’agente regionale anche se le competenze in materia non sono molte. In Lombardia il sistema delle imprese è stato sostenuto con un’intensa attività di politica estera che ha aperto i mercati dei Paesi emergenti, sempre nelle limitate competenze su questo tema accordate alle regioni. Si potrebbe continuare, ma è questo il modello del malaffare di cui parlano i giornali? Chi afferma questo conosce la realtà italiana e il debito pubblico generato dallo spreco, dal clientelismo e dalle connivenze dell’amministrazione centrale e di molte regioni? Forse il modello neo statalista a cui si fa riferimento è quello di regioni in cui ospedali con 330 posti letto hanno 400 amministrativi, dove 15 mila addetti alla formazione professionale non formano neanche se stessi, dove opere pubbliche sono ferme da anni, dove l’istruzione è a livelli da terzo mondo. In questo quadro il disegno politico e mediatico è di buttar giù Formigoni. Evidentemente non può essere solo lo scopo di qualche giornalista…
3. La domanda è: e poi? In un momento in cui neanche il governo tecnico raggiunge il suo scopo di risanamento perché le difficoltà che incontra rendono ancora precario spread, lavoro e sviluppo, in un momento in cui la spesa pubblica non è controllata, cosa vogliamo fare di una regione che funziona? Dovrebbe forse prevalere la logica del tanto meglio tanto peggio, che permette a molti giornali di vendere di più, ma rischia di dare una nuova spallata al nostro Paese, già pieno di problemi e preoccupazioni?
Che la magistratura faccia il suo corso, ma per il resto si tenga conto di tutti i fattori.