A Milano ci sono più cani che bambini con meno di sei anni. I migliori amici dell’uomo presenti in città sono stimati tra i 100 e i 120mila, mentre i milanesi nel periodo dell’infanzia sono in tutto 84mila. Un vero paradosso per la metropoli che attende la visita del Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Famiglie. Tanto più alla luce delle recenti scelte della giunta Pisapia, che ha annunciato l’introduzione del registro delle unioni civili e stanziato fondi per le coppie omosessuali. Come rivela Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, “è un segno della incapacità di Milano di pensare al suo futuro”.
I milanesi preferiscono tenere un cane piuttosto che un bambino. E’ soltanto perché un animale costa meno?
In realtà è un piccolo segnale della grande crisi della generatività della famiglia. Oggi è difficile accudire un bambino, e non soltanto per un problema di costi. Dal punto di vista puramente economico gli animali domestici sono al centro di una notevole attenzione di cura, per esempio attraverso visite e certificati medici, e anche nei nostri supermercati vediamo che gli scaffali domestici sono più lunghi di quelli con i prodotti per bambini.
Quindi la questione è culturale?
Sì. Il problema non riguarda solo i bambini, ma anche l’idea di futuro e di investimento sulle nuove generazioni. L’animale, che pure svolge un ruolo positivo, è ancora in qualche modo strumentale: non è una persona di cui farsi carico per 25 anni di seguito e di cui assumersi la piena responsabilità. La domanda culturale è che posto ci sia per bambini e giovani nella società milanese.
Milano non è più una città a misura di bambino?
Per una famiglia con bambini piccoli la condizione metropolitana di solito è più difficile, anche per motivi economici. Le giovani coppie sono spesso costrette a cercare casa fuori Milano, se non altro per i costi delle abitazioni. I tempi della città, le condizioni di salute, l’inquinamento dell’aria sono tutti fattori che rendono più difficile allevare un bambino piccolo. Per Milano è una grande sfida ancora tutta da costruire, a prescindere dal colore delle giunte.
Eppure la giunta Moratti aveva destinato quote di housing sociale alle giovani famiglie attraverso il Pgt. Poi Giuliano Pisapia ha congelato tutto …
L’amministrazione precedente aveva esplicitamente investito sulla famiglia e compiuto una serie di azioni, anche nell’ambito delle politiche sociali, che l’avevano messa al centro. Probabilmente la giunta attuale ha posto altre priorità, legate ad altri fattori, e dobbiamo ancora vedere un’azione consistente a favore delle famiglie. A un anno dall’elezione di Pisapia, è chiaro che a Milano la logica dei servizi sociali si sta spostando dall’approccio familiare all’intervento sulle singole persone. Si torna al modello tradizionale che consiste nel lavorare in modo isolato su bambini, anziani, giovani coppie, mentre la centralità delle famiglia sembra essere un po’ sbiadita.
La giunta Pisapia ha scelto di destinare fondi anche alle coppie gay. Lei che cosa ne pensa di questa scelta?
Su questo il Forum delle Associazioni Familiari è sempre stato critico. Le coppie devono essere sostenute a partire dal dettato costituzionale, che parla di “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Su questa base si costruisce una responsabilità pubblica e si realizza il ruolo della famiglia nell’assetto dello Stato, in profonda relazione con il bene comune. Ogni fuga in avanti, come pure l’ipotesi di costruire un registro delle unioni civili e tentare di aprire una serie di meccanismi anche amministrativi, andando a sfidare l’identità stessa della famiglia, ci sembra assolutamente negativo.
In questa situazione quale può essere l’opportunità offerta dalla Giornata Mondiale delle Famiglie?
Sarà un appuntamento in grado di cambiare le cose, nel senso che non si tratta di organizzare un grande evento per contare le persone che saranno presenti, ma di costruire un nuovo inizio.
Un inizio di che cosa?
Di un mandato da affidare a tutte le coppie, cristiane e non solo, per testimoniare la bellezza del fare famiglia. Sarà una sfida anche per la politica, l’amministrazione, il mondo dell’impresa e dell’economia. Non dimentichiamoci che il tema sarà “Famiglia, lavoro e festa”, e che quindi metterà al cuore del dibattito quella che è una delle difficoltà delle coppie milanesi. Vuoi perché i giovani non trovano un’occupazione, o perché il lavoro diventa quasi un idolo cui sacrificare tutti i tempi della famiglia, o per la stessa idea di domenica in base a cui ci si reca a trascorrerla nei centri commerciali. Insomma sarà un dibattito che entrerà nel vivo della quotidianità, e quindi sarà un appuntamento in grado di sfidare le scelte di vita di ciascuno.
(Pietro Vernizzi)