“In questo paese a forte trazione manifatturiera, innovazione e sostenibilità del nostro welfare dipendono dall’industria. Per questo era, ed è, necessaria una politica industriale moderna che sostenga e stimoli la manifattura a operare nel migliore dei modi. Industria 4.0, prima, e Impresa 4.0, ora, rispondono a questa esigenza di stimolare le imprese a investire in innovazione produttiva e formativa indispensabile per il miglioramento della competitività delle nostre PMI”. Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale la competitività e le piccole e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico intervenendo all’incontro “Le novità della Legge di Bilancio 2018. Super, iper-ammortamento, formazione, ricerca, digitalizzazione” organizzato da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione.
All’incontro, presieduto da Massimo Carboniero, alla guida di UCIMU dal 2016, hanno preso parte oltre 250 ospiti fra imprenditori, esperti, giornalisti. Esattamente come un anno fa, UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE ha organizzato questo confronto aperto con il Ministero dello Sviluppo Economico per meglio approfondire tecnicalità e modalità di utilizzo delle misure inserite nel nuovo piano Impresa 4.0 inserito nella Legge di Bilancio 2018, naturale continuazione per programma Industria 4.0 che ha sostenuto e stimolato la ripresa degli investimenti in tecnologia di produzione in Italia.
A confermare l’efficacia del programma Industria 4.0 sono proprio i dati di UCIMU che rilevano l’andamento dell’industria italiana di settore che, con 400 imprese e 32.000 addetti, nel 2017, ha registrato un incremento a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici, per un fatturato che ha superato gli 8 miliardi di euro. Più nel dettaglio, è l’indice trimestrale di macchine utensili sul mercato interno a documentare l’efficacia degli incentivi previsti dal programma Industria 4.0. Su base annua, nel 2017, gli ordinativi raccolti in Italia dai costruttori di macchine utensili sono cresciuti del 45,9% rispetto all’anno precedente, che pure era stato molto positivo. +22,2% nel primo, + 28,5% nel secondo, +68,2% nel terzo, +86,2% nel quarto: questo è il dettaglio dell’indice trimestrale interno del 2017.
“Sebbene gli incrementi siano calcolati rispettivamente sul medesimo periodo del 2016 – ha affermato Massimo Carboniero, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE – è evidente che nella seconda parte del 2017, fugati alcuni dubbi su operatività e tecnicalità degli incentivi, le imprese manifatturiere hanno intensificato i loro piani di investimento, acquistando macchinari dotati di sistemi di interconnesione”. “Dopo quindi un 2017 eccellente, il 2018 si annuncia come un altro anno decisamente positivo. Considerato infatti il tempo medio di produzione dei beni strumentali, queste commesse avranno riflesso diretto su produzione e PIL 2018”.
“Dunque l’anno parte già con tanta benzina nel serbatoio e a ciò si aggiunge il turbo del nuovo piano Impresa 4.0 che – accanto alla conferma di super (pur con il piccolo ritocco al coefficiente dal 140% al 130%) e iperammortamento al 250% – propone interessanti novità legate al tema della formazione”. “Per quanto riguarda la formazione continua, e dunque l’aggiornamento del personale già impiegato negli stabilimenti produttivi italiani, la decisione delle nostre autorità di prevedere un intervento specifico in materia di formazione è, senza ogni dubbio, la risposta più puntuale e adatta che potesse essere prevista. Occorre però rilevare che il provvedimento definito nel programma Impresa 4.0 rischia di risultare non pienamente efficace per due ragioni di ordine differente”.
“Da una parte, perché subordinato all’attivazione attraverso contratti collettivi nazionali o territoriali, procedimento che potrebbe risultare di ostacolo a quelle PMI che non hanno una rappresentanza sindacale all’interno della loro organizzazione. Dall’altra, perché il credito di imposta del 40% previsto per le spese sostenute dalle imprese che investono in formazione 4.0 è applicabile al solo costo del lavoro del personale coinvolto nell’attività. È pertanto esclusa tutta la parte, chiaramente rilevante, relativa al compenso dei docenti esterni con il rischio che la scelta dei formatori possa essere condizionata più dal prezzo che dal valore del servizio offerto”.
“Ma così – ha affermato il presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE – la misura risulta “interessante” per le grandi imprese, che hanno tanti dipendenti e sistemi di formazione consolidati, ma non per le PMI che hanno certamente necessità di formazione, come dimostrato dall’incremento dei corsi di aggiornamento attivati sui temi legati a Industria 4.0 registrato già l’anno scorso, in assenza di incentivi. In questo senso, funzionale all’obiettivo sarebbe la modifica del provvedimento attualmente previsto in modo che il credito di imposta sia applicato al costo dei corsi e dei formatori impiegati e non solo al costo del lavoro del personale coinvolto”.
“Con riferimento invece alla formazione dei giovani, a fronte di una richiesta di figure professionali sempre più specializzate e caratterizzate da competenze trasversali, occorrerebbe una seria riflessione in merito ai percorsi scolastici: risultano utili sia il programma di alternanza scuola lavoro sia gli ITS, istituti tecnici superiori, che purtroppo però in Italia ancora scarseggiano”. Secondo i dati INDIRE (Istituto Nazionale documentazione innovazione ricerca educativa) di fine 2017, otto diplomati all’ITS su 10 trovano occupazione immediatamente dopo il diploma, anche perché questo percorso formativo facilita l’accesso al mondo del lavoro, permettendo alle imprese di assumere, con contratto di apprendistato, gli studenti che svolgono la formazione presso le loro strutture. In Italia il sistema degli ITS funziona dal 2010 e forma 8.000 studenti all’anno, in Germania è attivo dagli anni ’60 e forma 800.000 studenti ogni anno.
“Sappiamo – ha concluso Massimo Carboniero – che si tratta di mondi diversi, per tipologia e dimensione del mercato e per modello di imprese, ma è evidente che questo gap, anche alla luce dei risultati, deve essere in ogni modo ridotto se vogliamo migliorare la competitività del nostro sistema industriale e assicurare occupazione ai giovani qui in Italia”.