Sussidiarietà e città abitabile è il titolo dell’incontro che si è svolto nei giorni scorsi al Politecnico di Milano, dove Paola Garrone – che ha curato con Carlo Lauro il rapporto sulla Sussidiarietà del 2011- ha dialogato con Alessandro Balducci, docente di urbanista e prorettore vicario del Politecnico, Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e Maria Elisa D’Amico, ordinario di diritto costituzionale all’ Università degli Studi di Milano e consigliere del Comune di Milano.
Sussidiarietà e città abitabile è anche il tema del rapporto sulla sussidiarietà 2011 che studia la città e la qualità dei servizi in alcuni comuni italiani con popolazione superiore a 250.000 abitanti. Un argomento di evidente attualità, considerando che a livello globale il fenomeno della crescita delle grandi città rappresenta una realtà che non coinvolge solo le megalopoli dei paesi in via di sviluppo, ma anche molte città americane ed europee di dimensioni simili a quelle dei comuni analizzati nella ricerca.
In molti paesi le città si stanno rinnovando, attirano nuovi abitanti e quindi nuovi investimenti per rendere possibile una rinascita dopo le grandi crisi industriali degli anni settanta e ottanta; in Italia, invece, crescono i comuni medio/piccoli mentre le grandi città subiscono una lenta, ma progressiva perdita di popolazione.
Gli italiani sembrano dunque convinti che la qualità della vita sia migliore nei piccoli centri piuttosto che nelle grandi città.
Il rapporto del 2011 fa emergere che, in molti casi, gli abitanti delle città medio/grandi lamentano una scarsa qualità dei servizi ed un conseguente peggioramento della qualità della vita.
La difficile situazione del debito pubblico del nostro paese ha imposto pesanti tagli alla spesa pubblica con un inevitabile ridimensionamento dei servizi dei Comuni in settori fondamentali come l’assistenza, il verde, lo sport, e la casa. Come ha sottolineato con chiarezza l’intervento del prof. Vittadini il mercato non sarà grado di sostituire la grave carenza di risorse pubbliche nelle nostre città senza quella rete di cooperative, fondazioni ed enti no profit che costituiscono la migliore garanzia non solo per il mantenimento, ma addirittura per il miglioramento del welfare nelle nostre città.
Dal rapporto 2011 emerge che il campione di cittadini intervistati ha riconosciuto la carenza di molti servizi comunali nelle loro città ed evidenziato, nel contempo, le positive esperienze di servizi gestiti da soggetti privati nei settori della casa, dei trasporti, del verde e del tempo libero.
Lo stesso rapporto esamina e descrive una serie di iniziative sussidiarie nei settori sopraindicati che dimostrano la positività di dette esperienze e l’alto livello di gradimento dei cittadini che usufruiscono di tali servizi. In particolare le numerose esperienze di “sussidiarietà milanese” come gli interventi di edilizia sociale di via Pompeo Leoni o del villaggio Barona, la gestione del verde pubblico del “Boscoincittà”, l’innovativo “doposcuola” di Portofranco costituiscono esempi significativi di nuove forme di collaborazione pubblico/privato che non si limitano a “sostituire” un comune sempre più afflitto da gravi carenze di risorse economiche, ma contribuiscono a migliorare e ad innovare la qualità dei servizi in settori fondamentali per la vita della città. La sfida rappresentata da una nuova idea di collaborazione pubblico/privato risulta decisiva in una città come Milano che subisce, come ha ricordato il prof Balducci, una” frammentazione dei bisogni” e vive spesso drammaticamente la contraddizione tra la “la città dei residenti” e la città di coloro che lavorano e producono idee e dinamiche nuove capaci di rendere unica Milano nel contesto italiano ed europeo. Il rapporto dimostra che gli interventi realizzati “dal basso”, grazie al lavoro di realtà sociali presenti sul territorio, possono dare un contributo significativo anche al governo della città, come ha evidenziato l’intervento della professoressa D’Amico, per migliorare la qualità della vita di Milano rendendo la nostra città più attrattiva e quindi più “abitabile”.