I tempi per procedere all’accorpamento di alcuni Municipi romani (che nelle altre città, sono chiamate circoscrizioni) sono agli sgoccioli. A fine ottobre decade la delega relativa al secondo decreto della riforma di Roma Capitale. Se per allora Regione e Comune non avranno ridotto le entità amministrative da 19 a 15, lo farà il ministero dell’Interno. Attualmente è tutto fermo alla bozza Cutrufo, che sino al rimpasto di governo era vicesindaco. Tale schema prevede, tra le altre cose, la creazione di un grande centro di cui facciano parte Borgo, Prati e l’area di Porta Cavalleggeri. Un mega-municipio, poi, andrebbe da Ostia all’Eur, mentre il II (Salario–Parioli) sarebbe unito al III (Nomentano–San Lorenzo), il VI (Pigneto–Tor Pignattara) al VII (Centocelle–Tor Sapienza), e il XI (Ostiense–Garbatella) e parte del XII (Torrino, Spinaceto, Tor de’Cenci e l’area più periferica).
Oltre allo stallo, un altro fattore alimenta le polemiche: alcuni Municipi, se si darà attuazione alla bozza, secondo l’opposizione, saranno accorpati con il malcelato obiettivo di diminuire il peso elettorale del centrosinistra, riducendone, di fatto, i consiglieri.
IlSussidiario.net ha chiesto a Paolo Orneli, componente della Commissione Urbanistica per Roma Capitale, cosa pensa della situazione venutasi a creare. «Mi pare che, fino ad ora, ci sia stata molta improvvisazione e una responsabilità molto grave, da parte della Giunta, nel non aver voluto coinvolgere l’opposizione. Si è persa una grande occasione per dar vita a una riforma condivisibile che vada nella direzione di un adeguamento dei Municipi alla realtà attuale».
Nel dettaglio, «un Municipio che va da Ostia fino all’Eur, due realtà distantissime, che darebbero vita a un’area di un’estensione quadrupla rispetto ad altri municipi sembra seguire criteri improntati unicamente a logiche elettorali. Avrebbe più senso accorpare Ostia, ad esempio, col Torrino, o con Vitinia».
Secondo Orneli, non è ancora troppo tardi: «un accordo in tal senso si potrebbe raggiungere nel giro di poche settimane, individuando, prima ancora che i confini dei nuovi Municipi, i criteri per definirli, come il numero di abitanti, la contiguità territoriale e l’estensione geografica»
Non si tratta, tuttavia, di un mero esercizio di improvvisazione estiva. «Si dovrebbe creare una commissione bipartisan che, sulla base di pochi criteri semplici e definiti, arrivi ad una semplificazione di questo tipo».
E, tra i criteri fondamentali, l’attuazione della riforma in vista dell’istituzione della Città metropolitana. «La razionalizzazione dei municipi dovrebbe essere funzionale all’attuazione di un governo dell’area vasta (di cui fanno parte Comuni che, di fatto, sono inglobati nel territorio cittadino come Fiumicino, Ciampino, o Pomezia, ma formalmente indipendenti); perché quello che avviene a Fiumicino – continua – ha molta più incidenza su Ostia di quanto avviene a livello di interdipendenza tra un municipio della città nord e uno del litorale».
In particolare, «all’interno dell’istituzione della Città metropolitana, alcuni Municipi e i Comuni di prima fascia – ormai indistinguibili dalla periferia – dovrebbero assumere lo status di Comune metropolitano. Questo attribuirebbe ai Municipi maggiori responsabilità e al Sindaco dell’area metropolitana più strumenti, di cui oggi è privo, per governare la complessità attuale».