I presididelle scuole lazialilanciano un ultimatumalla Regione. Alcuni istituti che hanno aderito a dei bandipromossi dalla Pisana, hanno anticipato i soldi per pagare i professionisti che hanno reso possibili corsi di musica e teatro, corsi contro il bullismoo sportelli di sostegno psicologico per gli studenti.
Tuttavia, ad oggi, non hanno ancora visto un euro. Si va dai 30mila euro del liceo scientifico Newton, ai 140mila del tecnico Federico caffè, per un totale di circa 40 scuole che vantano crediti nei confronti dell’amministrazione regionaleper un ammontare complessivo di quasi un milione di euro. Si tratta di bandirelativi al 2007, al 2008 e al 2009, per i quali l’Associazione nazionaledei presididi Romae Lazioha deciso di scrivere una lettera al presidente Polveriniin cui avvertono: o la Regionepaga, o entro i primi di settembre, assieme al Codaconslanceranno una diffidae, in seguito, una class action.
Roberto Pellegatta, raggiunto da ilSussidiario.net, illustra i contorni della vicenda: «è evidente che la situazione si è venuta a creare, anzitutto, per la volontà di attuare iniziative secondo un’ottica estemporanea. Di norma, infatti, le Regioni non provvedono a varare bandidi questo genere. Tutt’al più, se ne occupano le Provincie, più spesso si tratta di bandipromossi dall’Europa. Le amministrazioni regionali, non sono solite prevedere capitoli di bilancio dedicati ai bandi scolastici». Il che significa che «è supponibile che avendo dato seguito con leggerezza a una procedura di questo genere, la Regione non abbia provveduto, a suo tempo, alla copertura finanziariadi quanto aveva promesso».
Per il dirigente scolastico non ci sono dubbi: «la questione è decisamente grave. Le scuole interessate fanno bene a lanciare l’ultimatum, e faranno altrettanto bene, eventualmente, a promuovere una class action». Difficilmente, tuttavia, questa potrà sortire effetti concreti. «Dubito che se la Regioneè priva dei fondi necessari possa scucire i soldi spettanti alle scuole. Specie se si considera che la Giuntadi oggi è diversa da quella del 2007. È altamente improbabile, inoltre, che un giudice abbia il potere di ingiungere alla Regione il pagamento se questa è priva della relativa copertura di bilancio».
L’iniziativa, tuttavia, «ha un suo valore sul piano morale. Rimane alle scuole l’opportunità di denunciare l’amministrazione, sul piano penale, per i danni subiti. Ma è una procedura lunga e di non scontata risoluzione». Alla scuole, in sostanza, rimane sul piano pratico ben poco da fare. «Sono soldi persi». Non è, tuttavia, un problema che riguarda solamente il Lazio. «Anche altre Regioni, per altre ragioni hanno anticipato con la propria cassa fondi che sarebbero dovuti arrivare anche dallo Stato, ma che non arriveranno mai. Per esempio ci sono scuole che vantano qualcosa come 100-150mila euro di crediti nei confronti del ministero dell’Istruzione per tutti i pagamenti degli esami di Stato, delle supplenze e dei revisori dei conti fino al 2006. E’ un fenomeno generalizzato; la situazione disastrata è legata a una grave assenza a livello amministrativo, ministeriale e regionale, del controllo del bilancio e della spesa».