La scorsa settimana si è svolta a Singapore la seconda edizione del High Level Dialogue on Italy-Asean Economic Relations, un appuntamento importante per rafforzare le relazioni tra il nostro Paese e l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, che riunisce Paesi dalle economie dinamiche importante per il nostro export. L’evento è stato organizzata da The European House-Ambrosetti e dall’Associazione Italia-Asean, il cui Presidente Enrico Letta ha partecipato attivamente ai lavori e ha risposto ad alcune nostre domande.
Il nome dell’associazione parla da sé dell’interesse geografico, ma qual è la mission di Italia-Asean?
L’Associazione nasce nel 2015 con lo scopo di riempire il gap di conoscenze e di rapporti esistente tra il nostro Paese e quelli di quest’area del mondo. Questo gap risultava essere ancora più ampio guardando alle esperienze dei nostri partner inglesi, francesi e tedeschi. La strada che abbiamo deciso di percorrere per accorciare le distanze è quella di creare opportunità di scambio e di conoscenza reciproca, di promuovere l’Italia e contemporaneamente di raccontare che opportunità offre l’Asean. Da qui ai prossimi tre anni, vorremmo diventare la piattaforma dove tutti coloro che si interessano a vario titolo di Asean, possano trovare interlocutori interessanti, approfondimenti, nuovi spunti di riflessione e, allo stesso modo, tutti i coloro che in Asean si interessano di Italia ed Europa possano trovare le risposte, i contatti e i contenuti che cercano.
Un obiettivo favorito anche da eventi come l’High Level Dialogue…
Sia la prima che la seconda edizione del Dialogue sono andate in questa direzione, verso la costruzione del network all’interno del quale si discute alla pari e si scambiano conoscenze e competenze per fare in modo che le realtà di Italia e Asean possano reciprocamente avvicinarsi. Com’è evidente siamo un’associazione e viviamo dell’attivismo e delle idee dei nostri soci ed è con loro che portiamo avanti questo progetto, quindi un ringraziamento va proprio a Enel, Eni, Saipem, Unicredit, Intesa, Ubi Banca, Arel, Ariston, Pwc, Ucimu, Isagro, WorldCargo, FederlegnoArredo e Federalimentare.
Il momento del Dialogue è quindi il coronamento di un anno di lavoro. Quest’anno come è andato?
Quando l’anno scorso abbiamo realizzato il primo Dialogue a Jakarta era tutto una scommessa e invece quest’anno a Singapore eravamo più certi della buona riuscita. Avevamo già alle spalle un anno di collaborazione con Ambrosetti, avevamo un anno in più di attività associativa e, infine, Singapore in sé è una città logisticamente più semplice e in cui molti dei nostri soci sono già attivi. L’accoglienza e l’attenzione che abbiamo ricevuto a Singapore è stata calorosa e di altissimo livello, mi riferisco in particolare al vice primo ministro, Tharman Shanmugaratnam, e alla ministro del commercio, Ann Siam.
Quali sono i temi di cui si è parlato in particolare?
Si è parlato molto di innovazione, alta formazione, della dicotomia protezionismo-libero commercio e di integrazione regionale. I nostri soci hanno partecipato con entusiasmo e portando contributi rilevanti e buone notizie. Penso ai dati sulla presenza italiana nell’area nel settore delle macchine utensili; al consolidamento e all’espansione dei tre nostri campioni nazionali nel settore delle banche; alla firma del Memorandum of Understanding tra Confindustria e la sua omologa singaporiana; o ancora alla storico impegno di Saipem nel sud-est asiatico.
Con quali spunti allora vi preparate al nuovo anno associativo e al prossimo Dialogue?
L’Asean dimostra giorno per giorno che non è più un potenziale protagonista nel palcoscenico globale, ma è a tutti gli effetti un attore ormai imprescindibile all’interno del complesso mondo delle relazioni internazionali che stiamo vivendo in questi anni. L’Italia ne sta prendendo consapevolezza sempre più velocemente, per fortuna. Ciononostante, stabilità politica e crescita economica non sono più elementi sufficienti ad attrarre l’attenzione del mondo del business, a meno che non vengano combinati con una forte attitudine verso promozione dell’integrazione regionale e il rispetto dei valori di un commercio che sia fair and free. In questo senso, vedo che l’Ue e l’Asean stanno andando nella stessa direzione e questo spiega gli oltre 40 anni di pacifiche e proficue relazioni diplomatiche tra i due attori regionali.
Queste relazioni potrebbe diventare ancora più strette?
Un trampolino per alzare l’asticella delle nostre relazioni è la rapida ratifica dell’accordo di libero scambio tra Singapore e Unione europea e l’inizio dei negoziati per un accordo regionale tra Ue e Asean, che farebbe fare un salto di qualità enorme ai benefici che cittadini e imprese avranno da questa relazione speciale. Infine, un altro spunto importante, visto che si è parlato di formazione e innovazione, è quello di non perdere mai di vista la centralità degli esseri umani e dei cittadini quando ci si approccia a processi di innovazione rivoluzionari come quelli che stiamo provando a metabolizzare da alcuni anni a questa parte. Il rettore dell’Università di Nanjang a Singapore, a questo proposito ci ha dato un bel contributo su cui riflettere: negli anni ’60 eravamo in grado di andare sulla Luna, ma non avevamo ancora messo le rotelle alle valigie.