«L’ALA Projects nasce nel 2004 con l’acquisizione di un ramo d’azienda dell’impresa di famiglia, l’Ala Elettronica, in particolare dell’attività principale che oggi svolge la nostra impresa, cioè servizio di riparazione di tecnologie telefoniche, di cui il maggior cliente è Telecom Italia, insieme a tante altre compagnie telefoniche e costruttori. Quindi ripariamo nel campo della telefonia fissa le schede di trasporto e accesso per le grandi compagnie. Inoltre, sempre nel campo delle telecomunicazioni, svolgiamo un’attività di ricerca e sviluppo per realizzare dei componenti che non sono più fruibili sul mercato, e che produciamo autonomamente grazie al know-how che abbiamo acquisito in vent’anni di esperienza nel settore». Carolina Tiriolo, intervistata da IlSussidiario.net, è il Managing director di ALA Projects, azienda che propone non solo soluzioni di servizio nel campo della riparazione, gestione, manutenzione di schede ed apparati elettronici in genere, ma si presenta come partner di rilievo in uno scenario di Problem solving e di System Integration.
Come si è sviluppata nel tempo l’azienda?
L’ALA Projects è continuata a crescere anche e soprattutto grazie all’attività della Compagnia delle Opere e ci muoviamo a livello internazionale attraverso non solo la nostra capacità produttiva, ma anche ampliando il network con altre imprese dello stesso settore in Italia, con cui abbiamo costituito la prima rete di imprese in Italia nel settore elettronico, che adesso partecipa a gare con costruttori internazionali. Inoltre, attraverso l’attività svolta in Cdo, abbiamo costituito un consorzio con altre aziende del territorio laziale, ICT Opera, con cui cerchiamo di risolvere a 360 gradi le richieste dei nostri clienti».
Come avete affrontato la crisi economica e il problema sempre più diffuso della liquidità?
Non abbiamo sentito molto la crisi economica, anche perché questo è un mercato di nicchia, e quando si sviluppa un’attività di collaborazione con imprese piuttosto importanti che riconoscono il know-how dell’azienda, quella piccola nicchia di riparazione viene sempre mantenuta. Si può invece parlare di crisi economica riguardo alla scarsa liquidità, dovuta a un difficile rapporto con le banche: esiste una legge che obbliga la pubblica amministrazione e le aziende che sono partecipate dalla pubblica amministrazione a pagare entro novanta giorni, ma purtroppo non avviene mai. Questo comporta necessariamente un ricorso al credito, quindi con la partecipazione delle banche, che però non collaborano. Quindi se il cliente non paga entro i novanta giorni, ma dopo 120 o addirittura dopo 24 mesi e la banca non anticipa niente, difficilmente una piccola impresa è in grado di essere liquida, perché o l’imprenditore mette mano al portafogli o l’azienda chiude.
Lei come ha fatto?
Nel mio caso non è successo perché fortunatamente aziende come la Telecom Italia pagano puntualmente, ma questo mi limita comunque nella possibilità di aprirmi al mercato ad altre aziende, magari non grandi come Telecom Italia, ma che sarebbero comunque interessanti, perché già so che il loro sistema di pagamento non verrà apprezzato dalle banche.
Ha partecipato all’ultima edizione di Expandere with Matching al Palazzo dei Congressi di Roma?
Ho partecipato ai Matching precedenti a Milano e a Expandere il 7 luglio a Roma e parteciperò senza dubbio anche ai futuri incontri. L’unica speranza per le piccole e medie imprese italiane è proprio questa, cioè fare rete, e solo con questa collaborazione hanno la reale possibilità di ampliarsi e crescere.
(Claudio Perlini)