L’Europa sta iniziando a muoversi, passando con ritardo di anni da una posizione passiva a una attiva per le politiche anticrisi: (a) la Bce sta segnalando l’intenzione di attuare interventi straordinari stimolativi come mai ha fatto nel passato; (b) la Commissione sta iniziando a configurare un megaprogramma (300 miliardi) di investimenti; (c) più sorprendente, il ministro delle Finanze tedesco Schauble ha dichiarato che per salvare l’euro bisogna modificare i trattati europei, tema finora tabù.
Da un lato, tali movimenti accendono la speranza. Dall’altro, è difficile credere che la Germania rinunci alla priorità del rigore e all’idea che ogni nazione debba arrangiarsi da sola. Tuttavia, va registrata una nuova tendenza mossa dal fatto che Berlino si è accorta che la priorità del rigore è controproducente e che la mette sul tavolo degli imputati del crimine di depressione economica, accusa non solo sempre più frequente entro l’Europa e da tempo ripetuta dal Fondo monetario internazionale, ma recentemente resa esplicita, e molto imbarazzante per la Germania, nel G20 di Brisbane.
Possiamo aspettarci, quindi, una Germania meno ancorata all’idealismo economico e più propensa ad aderire al realismo? Vediamo i fatti più recenti. La formula del progetto di investimenti per 300 miliardi non è ancora chiara, ma la si intravede: gli Stati che metteranno nel paniere europeo i soldi potranno togliere la somma equivalente dal calcolo del deficit pubblico. La Germania ha voluto che gli Stati non siano obbligati a versare soldi e che lo possano fare su base volontaria. Ma non ha insistito, come si temeva, per vietare che i soldi escano dai calcoli del deficit ammesso. Sintesi: il programma di investimento avrà meno soldi, ma permetterà di trasferire più denaro pubblico per fini stimolativi. Non è l’ottimo, ma è un miglioramento in relazione al passato.
Draghi sta prendendo una posizione “americana”, cioè comprare debito direttamente per svalutare di più l’euro e creare attese di inflazione che convincano le famiglie a spendere ora per consumi, che Bundesbank e Germania hanno finora contrastato con violenza. Nei giorni scorsi, invece, c’è stato un silenzio tedesco. Interrotto dalla voce del rigorista Schauble che però non ha criticato la conduzione della Bce, ma ha invocato nuovi trattati europei che mettano meglio sotto controllo i bilanci delle euronazioni.
La sensazione è che Berlino stia cercando un nuovo compromesso tra rigore e politiche espansive. È una buona notizia nel senso di poter ipotizzare la persistenza di un freno, ma non più quella di un blocco.