“Eu sou feliz sendo prostituta”, sono felice di essere una prostituta: questo lo slogan che campeggiava sui manifesti affissi a Brasilia, per promuovere la Giornata Internazionale della Prostituta. Il messaggio faceva parte di un più ampio programma di sensibilizzazione nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili e mirava a ridurre il pregiudizio nei confronti delle lavoratrici del sesso. Tuttavia il messaggio è stato ritenuto fuorviante, una glorificazione della prostituzione: «Per anni abbiamo combattuto contro la prostituzione minorile e improvvisamente ci ritroviamo con una campagna che la incoraggia», ha denunciato in Parlamento la deputata evangelica Liliam Sá. «Nessuno può essere felice quando viene sfruttato sessualmente». Lo slogan è stato duramente criticato anche dalle organizzazioni in difesa delle donne e dagli esponenti dei partiti politici più conservatori. I manifesti presentavano il logo del Ministero della Sanità, ma il ministro Alexandre Padilha, del Partito dei lavoratori, ha dichiarato di non averli mai approvati e li ha fatti immediatamente sostituire. La frase accanto alla foto della sedicente prostituta ora è: “non mi vergogno di lavorare con il preservativo”. La campagna era stata lanciata anche in vista della Confederations Cup di questa estate, dei Mondiali di Calcio del 2014 e anche delle Olimpiadi del 2016, eventi sportivi fondamentali per l’economia del Brasile e che purtroppo attirano anche molti turisti in cerca di sesso a pagamento. Il Brasile infatti conta milioni di prostitute, di cui 250 mila minorenni: a Belo Horizonte sono stati organizzati corsi di inglese gratuiti a loro destinati, e finanziati dagli organizzatori dei Mondiali, in cui vengono insegnate parole come “condom” (preservativo) e altre espressioni utili per il loro lavoro.