Una ragazza di 23 anni è morta dopo essere stata legata con delle corde, insieme ad una amica che versa ora in gravi condizioni in ospedale, durante il cosiddetto “shibari”, un rito giapponese che oggi viene spesso usato come gioco erotico. Le due giovani si trovavano in via di Settebagni 384, nella zona della Bufalotta, in periferia di Roma, nel vano caldaia di un garage in affitto all’Agenzia delle Entrate e all’Enav, insieme a Soster Mulè, ingegnere di 42 anni, non sposato e appassionato di tecniche sadomaso. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario e lunedì 12 settembre si terrà l’udienza di convalida. Lo “shibari” deriva da un’antica forma di legatura giapponese, che veniva usata per legare i prigionieri attraverso sottili corde di fibra naturale fino a formare delle vere e proprie tele sui corpi delle vittime. Oggi è dicentata una pratica “artistica” e dai connotati sessuali. Sembra che l’uomo abbia legato le due ragazze agli estremi della stessa corda che passava su una trave orizzontale posta a circa due metri d’altezza. Con mani e piedi immobilizzati, le giovani erano così diventate i due piatti di una “bilancia umana”, facendo l’una da contrappeso all’altra. Quando una ragazza toccava a terra con il piede, l’altra si trovava strozzata in aria per qualche secondo dalla corda, per poi riscendere, rifiatare, e lasciare che l’altra ragazza avesse lo stesso trattamento. Questa volta, però, è avvenuta la tragedia: una delle due ragazze perde i sensi durante quei secondi di sospensione, finendo a terra. L’altra si ritrova in aria senza poter respirare e, nonostante l’intervento di Mulè che avrebbe tentato di tagliare la corda con un coltello dopo essersi accorto del dramma che si stava consumando, perde la vita poco dopo per soffocamento. IlSussidiario.net ha chiesto un commento al professor Alessandro Meluzzi, secondo cui “in tutto questo c’è qualcosa di molto degenerato e perverso, ma anche di molto infantile. Il fatto stesso che questo omicidio-suicidio sia avvenuto come una specie di bilancia, fa pensare ad una inquietante altalena dondolante dei bambini in cui, seduti sopra un asse fissata a un fulcro, con un piccolo colpo di piedi si può salire e scendere. Questo porta a pensare che ci sia qualcosa che inevitabilmente collega tutti gli usi impropri del corpo per trarre piacere ad una sostanziale forma di immaturità, e questa è una specie di fissazione infantile, che ha a che fare con una deviazione dello sviluppo”. Secondo il professor Meluzzi, anche il luogo della tragedia è da ritenersi importante, perché “il fatto che sia avvenuta nel sotterraneo della Agenzia delle Entrate, ha ancora un altro strano e misterioso sapore di metafora, come se certi giochi infantili fatti nei luoghi della vita consueta o lavorativa, rappresentino una sfida, una profanazione e un’irruzione con una forma di gioco estremo all’interno di una quotidianità probabilmente molto noiosa”.
Chiediamo al professor Meluzzi un giudizio personale sulla vicenda, ma ci spiega che “di fronte al dolore e alla morte la pietà deve prevalere sul giudizio, ma la pietà non esime dal pensare che ciò che davvero può sembrare innocuo, in realtà in un dramma come questo si rivela non così innocuo. Forse non sarebbe stato innocuo neppure se non si fosse concluso con questa tragedia finita sotto gli occhi di tutti, e comunque la macchina dell’uomo piena di “sex toys” dimostra che l’uso della perversione è davvero lo “speculare della nevrosi”, cioè quando viene fatto un uso improprio di una certa dimensione della vita, della natura, del corpo e dell’eros. Questo vale per tutte le perversioni, e sono tutte legate a una dimensione dell’incompletezza e dell’insufficienza, e quindi credo che debba prevalere il sentimento della pietà e del rispetto, riflettendo su cosa nella nostra vita sia veramente innocuo, e mi riferisco anche alle droghe leggere, allo “sballo” del sabato sera, all’alcol, che spesso possono essere causa di morte”. Ma un rito come questo si avvicina più alla libertà sessuale o a una forma di schiavitù, un vizio a cui un appassionato non può fare a meno? Meluzzi spiega che “questo rito è facilmente accostabile alla parola schiavitù e alla stessa immagine delle corde e del gesto di legare. L’origine storica di questi “giochi” va ricercata in alcune forme sadiche di prigionia, quindi niente che sia divertente, ludico o giocoso, ma qualcosa fatto per umiliare e sottomettere. Certamente di fronte ad ogni masochista c’è un sadico e viceversa, e il sado-masochismo è proprio quella forma di perversione in cui la fonte principale del piacere è quella di sottomettere e di essere sottomesso. Il mistero della relazione umana è invece quello di due libertà, due dignità e di due capacità di incontrare ed amare, in cui il piacere si trova con il piacere dell’altro, anche in senso erotico. In un rapporto maturo la gioia, la libertà e la pienezza del piacere dell’altro è l’origine del proprio piacere, quindi il piacere semmai è il dono, e non la sottomissione, che è il contrario. Comunque il fulcro della questione è questo: quando si fa dell’altro un oggetto anziché un soggetto, e quando l’inanimato prevale sull’animato, non può che esserci fonte di ogni male possibile”.
(Claudio Perlini)