Situata nelle Prealpi bellunesi e forte di 50 anni d’esperienza nel settore del legno, l’azienda Brancher è specializzata nella realizzazione delle coperture in legno. La profonda conoscenza del materiale e l’esperienza maturata in oltre mezzo secolo di attività sono alla base ancora oggi della filosofia e del successo dell’azienda, da ormai molto tempo sensibile anche al tema della formazione. Come spiega lo stesso Maurizio Brancher, in questa intervista per IlSussidiario.net, è sempre più importante puntare sulle nuove generazioni per tramandare l’arte e la tradizione della lavorazione del legno, oramai costantemente accompagnata dall’utilizzo delle più recenti tecnologie. I problemi, però, non mancano di certo.
In che modo vi impegnate per formare le nuove generazioni?
La nostra azienda ha da sempre formato il proprio personale ed è ciò che facciamo ancora oggi. Da qualche tempo chiediamo però che possa essere finalmente identificata una scuola di formazione oppure dei corsi specializzati.
Come mai?
Ogni azienda ha ovviamente bisogno di personale preparato e qualificato, ma il costo per formare un giovane direttamente in azienda è ormai troppo alto. Esistono delle agevolazioni fiscali per l’apprendistato, ma non bastano comunque a garantire una formazione che non risulti penalizzante per l’azienda.
Cosa bisogna fare per risolvere il problema?
E’ necessario innanzitutto sensibilizzare gli istituti tecnici e professionali per tentare di organizzare dei corsi specifici sull’utilizzo e la lavorazione del legno. Credo che questo sia basilare per poter preparare al meglio i giovani e avvicinarci così ai diretti concorrenti, per esempio austriaci, che da tantissimo tempo possono contare su istituti specializzati dedicati alla lavorazione del legno.
Il falegname è uno di quei mestieri (come muratore, carpentiere, carrozziere, saldatore e così via) verso cui i giovani mostrano sempre meno interesse. Cosa ne pensa?
Ci troviamo in un periodo storico in cui permangono una forte confusione e una grande incertezza che non permettono ai giovani di inquadrare chiaramente le prospettive future. Sono però convinto che presto assisteremo a un’inversione di tendenza e che i giovani si renderanno conto che lavorare il legno non è quell’attività faticosa e totalmente manuale come poteva essere anni fa.
In che senso?
Ormai, come avviene anche nella nostra azienda, la lavorazione viaggia parallelamente a un ingente utilizzo tecnologico che comprende macchinari all’avanguardia, software, controlli numerici e così via. Solo per fare un esempio, è da poco entrato in azienda un giovane a cui questo mestiere sta piacendo moltissimo, proprio perché si trova a stretto contatto con tutte le tecnologie che tanto piacciono ai giovani d’oggi. La dimestichezza con il computer è ormai un requisito fondamentale e sappiamo quanto anche i giovanissimi siano già molto pratici nell’utilizzo del pc. Anche i lavori di segheria e carpenteria, da sempre considerati estremamente faticosi, oggi si avvicinano moltissimo a una qualsiasi altra occupazione. Certo, il legno è sempre un materiale pesante, ma l’aspetto più “fisico” del lavoro è ormai svolto da macchinari all’avanguardia.
Cosa bisognerebbe insegnare ai giovani per farli riavvicinare a questo tipo di mestiere?
Bisogna far capire innanzitutto l’importanza del materiale, il fatto che sia un prodotto naturale, che si rigenera e che può essere lavorato sempre nel rispetto dell’ambiente. E’ fondamentale poi comprendere il suo utilizzo e trasmettere il concetto che da questo da questo semplice materiale grezzo è possibile ricavare una intera abitazione in cui si può trascorrere anche tutta la vita. Nel tempo il legno è stato probabilmente trascurato a favore di altri materiali, ma sono sicuro che stiamo già intraprendendo la strada per farne comprendere le reali potenzialità.
(Claudio Perlini)