Come rovinare la festa di Kevin Durant: testo e musica di Lou Williams. Alla Oracle Arena i Los Angeles Clippers demoliscono i campioni NBA dei Golden State Warriors: finisce 125-106 e Williams, sesto uomo dell’anno nel 2015 (giocava a Toronto) scrive sul proprio referto 50 punti, 27 dei quali nel solo terzo quarto che è quello in cui i Clippers svoltano definitivamente, prendendosi il vantaggio che aumenteranno poi nel periodo conclusivo. Le cifre di Williams: 16/27 dal campo con 8/16 dal perimetro, 10/10 ai liberi, 2 rimbalzi e 7 assist. Viene così oscurata la grande notte di Kevin Durant, che ne mette 40 (con 4 rimbalzi e 4 assist e un irreale 6/7 da 3 punti per un 14/18 dal campo): gliene sarebbero bastati anche 25 per diventare il secondo più giovane di sempre a raggiungere i 20000 punti in carriera (si intende la sola regular season). Il record spetta ancora a LeBron James, ma KD ha superato un certo Kobe Bryant: la Oracle Arena era pronta a inneggiare per lui e lo ha anche fatto, ma i 50 di Williams con annessa vittoria dei Los Angeles Clippers hanno decisamente fatto calare l’atmosfera di festa. Nella vittoria di Los Angeles ci sono anche protagonisti meno attesi: Tyrone Wallace segna 22 punti con 6 rimbalzi e 4 assist, Montrezl Harrell ne mette 14 aggiungendovi 7 rimbalzi. Nel mondo della NBA parlare di upset è sempre molto complicato visto che la regular season consta di 82 partite, ma questo lo è a tutti gli effetti: prima di giocare questa partita i Clippers avevano vinto 19 delle loro 39 partite, contro il 33 su 41 di Golden State.
CLIPPERS OLTRE I PROPRI LIMITI
Per di più i Clippers si sono presentati alla Oracle Arena senza quattro quinti del quintetto titolare e il sesto uomo: Blake Griffin e Milos Teodosic erano a referto ma solo per fare numero, mentre Danilo Gallinari, Austin Rivers e Patrick Beverley non c’erano nemmeno. Come se non fosse bastato l’addio estivo di Chris Paul, la metà “povera” di Los Angeles (per tradizione, ma oggi i ruoli rispetto ai Lakers sono invertiti) stanno anche facendo i conti con i tanti infortuni. Eppure sono riusciti ad andare oltre i loro limiti; Golden State era senza Steph Curry, che a poche ore dal fischio d’inizio ha dato forfait per i soliti problemi alle caviglie (di fatto è rimasto fuori per non forzare la situazione), ma anche così la differenza tra i due roster era netta. Gli Warriors però hanno vissuto una serata pessima: Draymond Green ha chiuso con 7 punti e 10 rimbalzi tirando 1/9, Nick Young ha sparato a salve (1/7 dall’arco), la percentuale da 3 punti è stata del 34,8% e il secondo miglior marcatore alle spalle di Kevin Durant è stato Zaza Pachulia (12 punti), uno che non è propriamente conosciuto per il contributo offensivo. Una vittoria che per una notte fa dimenticare i tanti problemi: i Clippers a oggi sarebbero fuori dai playoff (anche se sono ad un’incollatura dall’ottavo posto a Ovest, detenuto da New Orleans). Per quanto riguarda Golden State, 33-9 è il peggior record dopo 42 partite dal 2014-2015, anno del primo dei due titoli; resta comunque saldamente il primo posto nella Western Conference, per i Dubs il problema non è certo quello di perdere qualche partita allo stato attuale delle cose.