Roma. La notizia non è certamente di quelle da prima pagina. E infatti non ha trovato grossa eco, appena poche righe di giornale. Ma indica comunque una linea di tendenza, racconta di una apertura alla solidarietà che sarebbe sbagliato dare frettolosamente per scontata. E dunque qualche riflessione forse la merita. La notizia è questa: nell’ultimo anno, a Roma, sono state raccolte oltre seimila tonnellate di indumenti usati. Nulla di straordinario, si dirà. E invece no, perché si tratta di un vero record per la Capitale, che – riferisce l’Ama, l’Azienda Municipale Ambiente, col suo linguaggio un po’ particolare – “nel 2007 aveva conferito separatamente, sottraendole alla discarica, 2.480 tonnellate di abiti scartati, in un crescendo che ha progressivamente portato a circa il 150 per cento in più di questa speciale raccolta differenziata”.
Il primo dato è dunque che i romani sono aperti e disponibili a questa raccolta tutta particolare, anzi sembrano apprezzarla. Si tratta semplicemente di abiti usati, obietterà qualcuno. Roba che si dà via facilmente. Ed è vero. Ma bisogna innanzitutto ricordare che a Roma, nel ventesimo municipio, esplose poco più di un anno fa un caso che riguardava proprio la raccolta degli indumenti usati. Cassonetti di proprietà della “Chiesa Ortodossa Cristiana Cattolica” comparvero in tutto il territorio del municipio e aprirono la strada a una battaglia a colpi di carte bollate e denunce, che fecero parlare di business invece che di beneficienza e gettarono sotto una cattiva luce tutto l’impegno che si era messo in campo. Tutto ciò, a distanza di pochi mesi, non sembra aver influenzato negativamente il comportamento dei romani, i quali nonostante tutto continuano a credere che si possa far del bene a qualcuno, anche solo donando i propri abiti usati. “ Il buon risultato – riferisce infatti in una nota l’azienda municipale ambiente – si deve sia alla riorganizzazione del servizio di raccolta decisa dall’Ama, sia alla maggiore collaborazione da parte dei cittadini romani. Ad oggi, per gli indumenti sono posizionati circa 1.500 contenitori di colore giallo (nel 2008 erano appena 504), dislocati in tutto il territorio comunale”.
Il prelievo dai contenitori, attualmente, è svolto dall’associazione temporanea di impresa (Ati) Roma Ambiente, composta da due consorzi per cui operano cooperative sociali formate in prevalenza da fasce svantaggiate di lavoratori. La raccolta viene effettuata, da 54 operatori e con appositi furgoni, in media una volta a settimana. Ama monitora periodicamente la regolarità del servizio. Il materiale, una volta raccolto, viene selezionato negli impianti di recupero e valorizzazione e destinato all’industria tessile che ne ricava pezzame o sottoprodotti (stracci per pulire, bordature, ecc.); una parte, nel caso di indumenti ancora in buono stato, viene igienizzata e avviata nei canali del riuso attraverso i mercatini dell’usato. Questa è la seconda buona notizia, perché non solo si tolgono dai cassonetti dell’immondizia tante tonnellate di rifiuti, ma si genera lavoro e denaro per chi fa più fatica a rientrare nel mondo produttivo. E in più si promuove l’ottica del riuso e del riciclo, per il recupero di materie prime utili alla produzione di beni, trasformando così il rifiuto da peso in risorsa economica.
Un bell’esempio, insomma, che fa andare soddisfatti i vertici dell’Ama: “Intendiamo proseguire gli sforzi – dichiara il presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti – nella convinzione che incentivare il riciclo anche degli indumenti usati sia molto importante sia dal punto di vista ambientale che sociale”.