Quattro quesiti referendari, quattro successi per i promotori; l’obiettivo era,m infatti, il superamento del quorum. Il resto (ovvero il prevalere dei Sì) andrà da sé. E tale obiettivo è stato abbondantemente oltrepassato, con il dato nazionale che si attesta al 57 per cento dei votanti. Antonio Di Pietro, cui spetta l’intestazione della vittoria, invita ora il centrosinistra ad elaborare «un programma serio per l’alternativa e convincere gli italiani perché non dobbiamo fare una sommatoria di sigle di partiti». Di Pietro è convinto che il centrosinistra non abbia ancora saputo dimostrarsi una forza responsabile e suggerisce – sottolinea senza polemica – ai leder degli altri partiti di non avocarsi il merito del successo. «Quando furono promossi i referendum nessuno riusciva a interpretare i sentimenti popolari», ha detto. Poi, ha aggiunto: «Su questo argomento ho un archivio pieno di prove e credo che sia bene che nessuno scagli la prima pietra». Di Pietro, come aveva promesso in passato, non intende dare alla vittoria coloritura politica, e annuncia: «L’istituto referendario è un istituto di democrazia diretta che va rivalutato. I temi del referendum non avevano colore politico, tanto è vero che una massa enorme di cittadini sono andati a votare. Avevo detto che non era una battaglia contro il governo o a favore dell’opposizione. Per rispetto a tutti quei cittadini che sono andati a votare pur provenendo da un’area diversa dal centrosinistra, voglio mantenere la promessa fatta».
«Continueremo – ha proseguito – la nostra opposizione ferma, ma non sui temi referendari, che vanno al di fuori e al di sopra della lotta partitica. Cappelli in testa sul piano partitico non ce li deve mettere nessuno».
Infine, ha rivelato: «La prossima battaglia sarà per fermare tentativo di reintrodurre l’immunità parlamentare. Il governo trarrà le conseguenze che vuole, ma voglio rispettare i cittadini che hanno votato».
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