Volontariato, welfare, diritti delle donne e conciliazione vita-lavoro. Sono i quattro temi principali con cui Carolina Pellegrini si candida come consigliere comunale nella lista “Milano Popolare” che sostiene di Stefano Parisi. Pellegrini è stata assessore alle Politiche sociali nel Comune di Rho e consigliera di parità della Regione Lombardia. “Milano Popolare” schiera come capolista Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e ha come riferimento il Partito Popolare Europeo.
Pellegrini, lei si è occupata a lungo di politiche sociali. Che cosa propone per quanto riguarda il welfare a Milano?
Innanzitutto riportare a Milano la sussidiarietà vera, che per me è quella che considera il terzo e il quarto settore come una risorsa enorme che va valorizzata e inserita nella rete dei servizi. Il Comune ha un compito di governo e di controllo, mentre la società civile organizzata risponde al bisogno perché vi è più vicina. La sussidiarietà vera è questo, e non invece l’esternalizzazione del servizio o l’utilizzo delle associazioni di volontariato quando il Comune non ce la fa. Al contrario è mettere in rete tutto quello che di buono fa la società civile.
In che modo è possibile valorizzare il terzo settore?
Per terzo settore intendo la cooperazione sociale, mentre per me il quarto settore è il volontariato. Va sostenuta la creatività progettuale di questi soggetti, cioè la loro capacità di leggere il bisogno da vicino. Se il Comune si deve mettere a progettare un servizio lo farà dall’alto. La cooperazione sociale invece è intrinsecamente legata al territorio e lo vive più da vicino: va utilizzata anche per tutte quelle attività dove è possibile inserire le persone con disagio psichico.
Perché è convinta che cooperazione sociale e volontariato siano più adeguati per svolgere determinati tipi di servizi?
Le rispondo con un esempio. Il Comune ha speso parecchi milioni di euro per erogare pasti a 1.800 persone. Nello stesso tempo ha dato un sostegno di 80-90mila euro ad alcune associazioni di volontariato che a loro volta hanno erogato 46mila pasti. Le associazioni di volontariato svolgono quindi un servizio pubblico meglio dello stesso Comune. E’ questa la mia concezione di welfare, di volontariato e di sussidiarietà. Il ruolo del Comune è piuttosto un altro, cioè governo, controllo e monitoraggio.
Lei è consigliera di parità in Regione. Che cosa si può fare per le donne?
Le donne sono la prima risorsa del welfare, e quindi bisogna permettere loro di esprimere le loro potenzialità. Occorre mettere in campo politiche di conciliazione serie, raccordandosi con quelle che Regione Lombardia ha già messo in campo da anni. In secondo luogo bisogna lavorare molto con le aziende, magari pensando a sgravi fiscali per chi mette in campo politiche di flessibilità e di gestione positiva dell’organizzazione del lavoro. In terzo luogo si deve puntare sullo “smart working”, cioè sul lavoro delle donne in remoto stando a casa.
Come si può favorire concretamente la conciliazione vita-lavoro?
Regione Lombardia ha messo in campo le cosiddette “reti territoriali di conciliazione”. Milano deve diventarne protagonista e fare la sua parte. Noi puntiamo a lavorare in stretto raccordo con la Regione per potenziare questa rete territoriale. Quest’ultima comporta una partnership tra privato sociale, aziende e istituzioni per quanto riguarda la mobilità, la flessibilità in entrata e in uscita, il welfare aziendale, che poi può diventare a sua volta anche territoriale nel momento in cui un’impresa ha le carte in regola per erogare dei servizi all’intera comunità.
Che cosa propone infine per quanto riguarda gli asili nido?
Oggi negli asili nido comunali ci sono molte liste d’attesa. Sono inoltre state fatte gare e convenzioni con asili nido non comunali. Di fronte a questa situazione, io sono per gli accreditamenti degli asili nido e l’utilizzo dei voucher. La famiglia deve poter scegliere in quale asilo nido mandare il proprio figlio.
(Pietro Vernizzi)