Un curioso libro pubblicato un po’ di anni fa aveva come titolo: Qual è il titolo di questo libro?
Iniziando il sesto anno di vita della rivista, potremmo farci la stessa domanda, che non è per nulla retorica o paradossale, in quanto si traduce immediatamente nella messa a fuoco dei contenuti del nostro lavoro, nella ricerca ed esplicitazione della loro originalità, nel recupero di ciò che ultimamente origina il nostro impegno.
In realtà un titolo c’è e ha un significato: «ci interessa la scienza», simbolicamente riassunta nella formula einsteiniana. Ma è ancor più eloquente il sottotitolo: ci interessa la triangolazione tra la scienza, cosi come è stata ed è vissuta da chi la fa, la sua riproposizione alle nuove generazioni, come offerta di un cammino conoscitivo attraente, e la possibilità che ciò diventi fattore educativo.
Questo triangolo ha un baricentro ben identificabile: la persona. È questo il contenuto che affiora nelle diverse sezioni della rivista, è questa la prospettiva che gli autori tengono presente nello specifico dei singoli contributi. Non si tratta di un’opzione ideologica, né di una fissazione su un particolare, né tanto meno di una questione di cornice: se entrate in un laboratorio o nel bel mezzo di un congresso scientifico, all’ordine del giorno trovate sì protoni, galassie, cellule, ecosistemi, equazioni, ma a tema (in modo esplicito o implicito) c’è sempre l’uomo, col suo desiderio di rapporto pieno con il reale, con la sua instancabile ricerca di significato. E col suo bisogno, e suo diritto, all’educazione.
Per questo abbiamo rimesso a tema l’educazione scientifica: «educare alla scienza ed educare attraverso la scienza» è stato uno dei primi messaggi forti che abbiamo raccolto, all’inizio della nostra avventura, dalla testimonianza di alcuni maestri. Un messaggio attuale e rispondente alle esigenze profonde di chi è coinvolto nell’esperienza scolastica sia sul fronte dell’apprendimento che su quello dell’insegnamento, e che vorremmo veder trasparire con chiarezza tra le righe dei documenti che le commissioni ministeriali stanno elaborando.
Il riferimento al contesto attuale della scuola italiana, impegnata nel grande compito della riforma, rilancia la domanda iniziale in modo ancor meno retorico. Qual è il contenuto di questa riforma? C’è il rischio che l’attenzione si concentri prevalentemente sugli strumenti, sui meccanismi di funzionamento, sull’efficienza del sistema, in relazione a un lungo elenco di obiettivi che invece di aiutare a mettere meglio a fuoco la persona, ne alterano i contorni diluendoli nelle disquisizioni di uno stanco psicologismo e sociologismo.
La scienza va proposta come esperienza interessante per tutti e non soltanto per coloro che ne sono già appassionati o che sono orientati verso gli studi scientifici. Si tratta perciò di costruire percorsi dove la scienza e la tecnologia non siano ridotte a generica informazione per alcuni e a fredda specializzazione per altri, ma siano viste come componenti fondamentali della formazione dell’uomo di fronte alla realtà.
La provocazione lanciata a coloro che sono implicati nell’innovazione della scuola, è che il baricentro della riforma, come contenuto e metodo, sia la persona vista nella sua unitarietà e nel suo interesse profondo per la realtà in tutte le sue sfaccettature.
Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 17 di Emmeciquadro