E’ scattato l’allarme SEU in Puglia. Oggi una bambina di Lucera è stata ricoverata con la Sindrome Emolitico-Uremica e, come vi abbiamo sottolineato, la ASL di Foggia ha convocato con immediatezza l’Unità di crisi. Al vaglio in queste ore movimenti e cibi consumati dalla famiglia della piccola negli ultimi dieci giorni, così da cercare di prevenire eventuali altri malori, soprattutto per quanto riguarda i più piccoli. Nel frattempo sono state diramate le informazioni utili per evitare di correre rischi: la Seu infatti colpisce in gran parte i bambini più piccoli e gli anziani e il rischio di contagio cresce con l’aumentare delle temperature, figurarsi dunque in un periodo come quello attuale. Per quanto riguarda i neonati, particolare attenzione al latte non controllato o proveniente da aziende non censite e verificate da competenti servizi veterinari. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SETTE CASI IN PUGLIA NEL 2017
Vi stiamo tenendo aggiornati sul caso della bimba di Foggia ricoverata in gravi condizioni per Seu. Andando a spulciare le statistiche sulla malattia, quello della bambina trattato all’ospedale Giovanni XXIII di Bari è il più grave dall’inizio del 2018. Nel 2017 solo in Puglia sono stati sette i casi segnalati: due le pazienti che sono decedute, una bimba di Corato di due anni e una di Altamura di appena quindici mesi. Dopo quest’ultimo tragico caso si era tenuto un tavolo di crisi sulla sicurezza alimentare presieduto dal direttore del dipartimento Politiche della salute e benessere sociale Giancarlo Ruscitti. L’epidemia, causata con tutta probabilità da un gelato, ha reso necessario un summit d’urgenza al quale hanno preso parte rappresentanti della Asl Bari, del Policlinico, dell’Arpa Puglia, dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, dell’osservatorio epidemiologico e dei Nas. “La contaminazione deriva dall’uso non corretto di latte crudo, che non può essere assolutamente utilizzato per l’alimentazione umana se non previo trattamento termico”, questa la conclusione in una nota riportata da Repubblica. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ANALISI SU CIBO E ACQUA DI MARE
Sono gravi le condizioni della bimba di 13 mesi di Lucera, in provincia di Foggia, affetta da Seu e ricoverata all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari. L’Asl di Foggia ha subito convocato l’Unità di crisi composta dagli specialisti dei Servizi Veterinari, di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione e Igiene Pubblica aziendali. Sono in corso da parte degli operatori sanitari della Asl di Foggia accertamenti sull’acqua del mare e sui cibi consumati negli ultimi dieci giorni dalla famiglia della bimba. Gli esercizi commerciali, gli allevamenti e i caseifici verranno ispezionati per verificarne condizioni igieniche. Il rischio di contagio della Seu cresce con l’aumentare delle temperature. L’Asl consiglia di «evitare il consumo di carne poco cotta (in particolare trita) e di latte crudo non pastorizzato e derivati; fare attenzione al consumo di insaccati; assicurarsi che l’acqua sia conservata correttamente, soprattutto in campagna, in luoghi asciutti e in contenitori chiusi; lavare accuratamente frutta e verdura; lavare frequentemente le mani, acquistare gli alimenti solo in esercizi commerciali autorizzati. È bene, inoltre, non esporre i bambini più piccoli a rischi inutili, quali il consumo di mozzarella di bufala e cozze, in particolare nel periodo estivo». (agg. di Silvana Palazzo)
ASL: “FONDAMENTALE INTERVENIRE SUBITO”
La bambina di tredici mesi ricoverata a Foggia per la Seu ha scatenato immediatamente l’attenzione non solo della sua città, ma di tutta l’Italia. La patologia infettiva infatti potrebbe portare a un’eventuale epidemia, cosa che ha fatto intervenire in maniera diretta l’Unità di crisi della Asl che ha voluto dire la sua. Come riportato da QuotidianoSanita.it proprio la stessa Asl avrebbe dichiarato: “In questi casi è fondamentale intervenire presto, fidandosi delle indicazioni dei medici che seguiranno un protocollo di diagnosi rapida predisposto dal tavolo di coordinamento regionale”. Una situazione quindi che non deve essere assolutamente lasciata al caso, ma che obbliga le parti chiamate in causa a rendersi conto della gravità della situazione a ad agire subito per cercare di limitare i danni. Primo fra tutti l’obbligo è quello di salvare la bimba che si spera possa avere una vita normale, poi ci sarà anche da fare attenzione a quelle che sono le situazioni legate alle altre persone venute con lei a contatto. (agg. di Matteo Fantozzi)
CHIAMATA L’UNITÀ DI CRISI DELL’ASL LOCALE
Una bimba di tredici mesi residente a Lucera è stata ricoverata per la Sindrome emolitico-uremica. Va ricordato come il 90% dei casi siano dovuti a una complicazione di una brutta infezione intestinale batterica sostenuta da ceppi di Escherichia Coli. Per questo è stata attivata l’Unità di crisi della Asl di Foggia per cercare di andare a capire bene cosa è successo. Sono al vaglio di questa unità anche tutti i movimenti fatti dal nucleo famigliare negli ultimi dieci giorni con il grande rischio che la patologia possa scatenare una violenta epidemia. Ovviamente saranno attuate tutte le profilassi del caso sia per la famiglia della bimba che per gli operatori sanitari che l’hanno assistita. L’infezione è infatti molto potente e rischia di creare dei seri problemi non solo alla bimba che è stata colpita ma anche a chi la circonda.
COS’È LA SEU?
Una bimba di tredici mesi è stata ricoverata a Foggia per la Seu, ma andiamo a conoscere da più vicino questa patologia. Abbreviata con la sigla Seu è nota con il nome di sindrome emolitico-uremica. Si tratta di una patologia caratterizzata dall’associazione di manifestazioni patologiche che si presentano nel sangue e soprattutto ai reni. Tra queste ci sono l’insufficienza renale acuta, la trombocitopenia e l’anemia emolitica. Esiste una forma tipica della Seu che costituisce circa il novanta per cento dei casi ed è associata a infezioni di tipo gastrointestinali e tra i microrganismi coinvolti ci sono l’Escherichia coli e la Shigella dysenteriae. Per la prima volta la Sindrome emolitico uremica è stata riconosciuta nel 1955. Purtroppo questa patologia rappresenta un focolaio di tossinfenzione alimentare dovute alle contaminazioni che si possono avere con cibi sia crudi che cotti.