Chi risolleverà la Nazione dalla crisi? Registriamo il fallimento o la parzialità di intervento degli economisti, dei tecnici, dei politici. Chi salverà la Repubblica? E’ forse giunto il tempo di scelte responsabili capaci di porre in fila le questioni e le soluzioni in una logica di continuità, che abbandoni le azioni fallimentari che ci hanno condotti sin qui. La crisi odierna del welfare domanda ai nostri politici, alle istituzioni, a ciascuno di noi di riportare la famiglia al centro, per giungere ad un welfare society a misura di famiglia. Questo salverà l’Italia dalla crisi, sanando quel guasto che altrimenti con lo scoraggiamento generale produrrà un’implosione.
La famiglia possiede una sua specifica e originaria dimensione di soggetto sociale che precede la formazione dello Stato; è la prima cellula di una società e la fondamentale comunità in cui sin dall’infanzia si forma la personalità degli individui. Quindi la Repubblica non “attribuisce” i diritti alla famiglia, ma si limita a “riconoscerli” e a “garantirli”, in quanto preesistenti allo Stato, come avviene per i diritti inviolabili dell’uomo, secondo quanto dispone l’articolo 2 della Costituzione. Da qui possiamo ripartire per trovare le motivazioni giuridiche atte a riflettere ed eventualmente a comprendere come poter sanare il guasto evidente della società contemporanea.
Occorre infatti chiarire i rapporti tra famiglia e Stato superando una errata sussidiarietà al contrario. Un welfare capace di ristabilire l’armonia e il corretto ordine delle sue componenti, recuperando una dimensione “a misura di famiglia”, sarà la garanzia contro ogni deriva di matrice individualista o collettivista. Nella famiglia il noi non sacrifica il singolo bensì, mentre rispetta quest’ultimo, ha di vista il bene comune nel perseguire quello del singolo. La famiglia diviene così modello per una società improntata a solidarietà, partecipazione, aiuto reciproco, giustizia.
Due appuntamenti importanti a Milano, il Seminario del primo marzo 2014 in preparazione alla 32esima Marcia Andemm al Domm desiderano riportare al centro dell’attenzione il ruolo della famiglia e della scuola, risorse per affrontare la crisi. Alcuni dei passaggi più importanti:
La società e lo Stato, nelle loro relazioni con la famiglia, hanno l’obbligo di attenersi al principio di sussidiarietà, in forza del quale le autorità pubbliche non devono sottrarre alla famiglia quei compiti che essa può svolgere da sola o liberamente associata con altre famiglie. La crisi odierna appare la risultanza di una logica ambivalente che lo Stato dal Novecento ad oggi ha adottato verso la famiglia: da un lato l’ha esaltata come luogo degli affetti privati, cellula del mercato e del consenso politico, dall’altro l’ha nei fatti combattuta come sfera caratterizzata da legami forti e stabili, potenzialmente pericolosi per il Potere dominante… Una ambivalenza che ha caratterizzato la sfera educativa della famiglia.
Non si guarda alla famiglia come soggetto di diritti e di azioni che incidono nella società civile, bensì come soggetto che consuma in una logica stringente di mercato. In questo contesto ritorna in modo incisivo alla mente e alle intelligenze il principio Costituzionale all’art. 30: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Un diritto riconosciuto e che uno Stato di diritto quale è l’Italia deve necessariamente giungere a garantire.
In questo senso la scuola è una questione trasversale e prioritaria che domanda responsabilità personale e coraggio delle buone idee, della memoria storica, della passione per il sapere: si racconti ai cittadini la realtà dei fatti, poiché l’ideologia del “gruppo di lavoro pensante” rappresenta un freno per la democrazia, unitamente alla abissale ignoranza presente nel gruppo stesso – che emerge pubblicamente nei talk show a base di amabili insulti – e fa avvitare lo Stato in una picchiata senza scampo.
Il problema, su alcuni aspetti, sarà trovare chi ascolta, capisce e coraggiosamente si attiva.
Qualcuno ci sarà che abbia il coraggio di individuare il costo standard dell’allievo e che, nelle forme che si riterranno più adatte al sistema italiano, dia alla famiglia la possibilità di scegliere fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria. Parliamone. Questo favorirà quella buona e necessaria concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato – che la smetterà di essere contemporaneamente gestore e controllore –; si innalzerà senza dubbio il livello di qualità del sistema scolastico italiano e si abbasseranno i costi perché la vera qualità è lontana dallo spreco… Ed è anche lontana da una professionalità terra-terra: i docenti validi saranno riconosciuti e valorizzati, perché il ruolo di ammortizzatore sociale non si confà alla scuola… altri ministeri ci pensino.
Al bivio di ogni scelta si abbia il coraggio di guardare ai diritti dei più deboli, dei cittadini, della società. Continuiamo cosi a chiedere instancabilmente alla classe politica, soprattutto oggi, in questa Italia cosi confusa e frammentaria, di dare ragione della centralità della scuola, con lucidità e lungimiranza, adottando decisioni di equità, di diritto e di giustizia rispetto a tutte le esperienze proficuamente attive, dalla scuola materna all’università, e sostenendo il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli. La 32esima Marcia Andemm al Domm ci veda il 15 marzo in tanti in piazza Duomo: riporteremo all’attenzione pubblica il cuore del problema affinché venga riconosciuto: il ruolo della famiglia e della scuola come risorse per uscire dalla crisi senza però mortificare la loro essenza e senza cedere alla tentazione di sfruttarle o escluderle.