La nazionale della Costa Rica vanta tre partecipazioni ai campionati del mondo, la prima nell’edizione di Italia ’90 quando fu eliminata agli ottavi di finale (1-4 dalla Cecoslovacchia). Nel palmares anche un secondo posto nella CONCACAF Gold Cup, la più importante competizione del centro-nord America, e tre vittorie nel Campionato CONCACAF, la formula precedente del torneo. Si è qualificata a Brasile 2014 classificandosi seconda nel gruppo finale, il quarto della sezione centro-nord americana: 18 punti con 5 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte (13 gol fatti, 7 subiti), alle spalle degli Stati Uniti e davanti a Honduras, Messico, Panama e Giamaica. Il capocannoniere è stato l’attaccante Alvaro Saborio, classe 1982 di proprietà del Real Salt Lake City.
Il modulo di partenza dovrebbe essere un 4-4-2 con centrocampo a rombo, come quello dell’Italia. Il portiere è Patrick Pemberton, trentunenne che gioca nell’Alajuelense (Costa Rica). L’assetto base della difesa prevede a destra Cristian Gamboa, classe ’89 titolare nel Rosemborg (Norvegia); a sinistra Junior Diaz, trentenne riserva nel Mainz in Bundesliga; la coppia centrale è solitamente formata dal capitano Michael Umana, 31 anni, e da Geancarlo Gonzalez che come il terzino Gamnoa milita in Norvegia, nel Valerenga. Il mediano di ruolo è Josè Cubero dell’Herediano (prima divisione nazionale), giocatore importante per gli equilibri di una squadra con tanti giocatori dalla vocazione offensiva. In particolare Carlos Hernandez, che solitamente lo affianca a centrocampo ma tende ad alzarsi come vertice alto del rombo. Il trequartista del Wellington Phoenix (Australia) non è particolarmente veloce ma dotato di buona tecnica di base. Sulle ali dovrebbero agire Alberto Bolanos, che la Juventus ha incontrato in Champions League (gioca nel Copenhagen) e Bryan Oviedo a sinistra. Quest’ultimo si è recentemente segnalato per il gol che ha risolto Manchester United-Everton a favore degli Toffees, ed è uno degli elementi più pericolosi. Nelle qualificazioni la coppia d’attacco era composta da Alvaro Saborio, che sta spopolando nel Major League Soccer (12 gol in 16 partite a Salt Lake City), e dal giovane Joel Campbell che ha dieci anni in meno (21). Campbell è un gioiellino di proprietà dell’Arsenal, in prestito all’Olympiacos nella stagione in corso.
Giocare contro i pronostici ha sempre i suoi vantaggi, perché gli avversari più blasonati sono “obbligati” a condurre le danze ed esporsi; la Costa Rica potrà puntare sulla maggiore abitudine alle latitudini brasiliane e sulla tenuta atletica, che non dovrebbe fare difetto. Le individualità migliori appaiono da centrocampo in su ma attenzione alla difesa, che nell’ultimo girone di qualificazioni ha subito solo 7 gol.
La qualità complessiva della Costa Rica è inferiore a quella delle altre squadre del gruppo, così come l’esperienza ai massimi livelli. Il centrocampo potrebbe sfilacciarsi e concedere ampi spazi in base all’attenzione degli interpreti, che alle volte rischiano di muoversi un pò in anarchia. Sarà importante che contro avversari più sgamati la squadra resti corta tra i reparti e si muova compatta.
Joel Campbell è il prospetto migliore ma Bryan Oviedo, ala sinistra classe 1990 in forza all’Everton, è il giocatore più quotato del gruppo. Nel 2010 è passato dal Deportivo Saprissa al Copenhagen, che nell’estate 2012 l’ha ceduto ai Toffeemen per circa 4,5 milioni di euro. E’ un giocatore resistente e dinamico, che può dare fastidio alla difesa avversaria con i suoi inserimenti offensivi. Non un fenomeno ma un elemento da controllare con attenzione.
E’ Jorge Luis Pinto, 60 anni, nato a San Gil il 16 dicembre 1952. Ha studiato in Germania e cominciato ad allenare nel lontano 1979, sulla panchina dell’Union Magdalena riserve. Nel 1997-98 si è trasferito in Perù all’Alianza Lima, con cui ha conquistato tre campionati; ha allenato la nazionale della Costa Rica una prima volta nel 2004, prima di lasciare per rispondere alla chiamata della sua federazione, quella colombiana (2007); nel 2011 è tornato sulla panchina costaricana in sostituzione dell’argentino Ricardo Lavolpe.
(Carlo Necchi)