Ha solo sedici anni ed è già campionessa di nuoto ai Giochi Olimpici di Londra del 2012. Il suo nome è Ye Shiwen, giovanissima promessa del nuoto per la nazione cinese che con la sua bravura ha fatto nascere numerosi sospetti sulla correttezza con cui la nuotatrice ha eseguito la gare facendo ricadere sulla ragazza la grave accusa di aver fatto uso di sostanze dopanti per vincere la gara. A scatenare la polemica è stato principalmente il fatto che la giovane nuotatrice cinese, stabilendo un nuovo record mondiale nei 400 misti, sia stata addirittura più veloce dei concorrenti Michael Phelps e Ryan Lochte, che hanno partecipato alle olimpiadi gareggiando nella categoria maschile della stessa gara. Certo la Shiwen non viene fuori dal nulla: nel 2010 infatti è risultata essere la migliore nuotatrice ai Giochi asiatici di Guangzhou, nelle specialità dei 200 e dei 400 metri misti. Che potesse vincere qualche medaglia, probabilmente, era nell’aria, soprattutto se pensiamo che il nuoto è uno sport che, a differenza del calcio, ti “brucia” molto in fretta (torneremo sull’argomento). Però, che Ye Shiwen possa nuotare gli ultimi 50 metri a stile libero in un tempo di 0”17 inferiore a quello fatto registrare da Ryan Lochte (che ha vinto la gara, attenzione: non è arrivato ultimo con distacco), ha dell’incredibile, forse oltre. “Incredibile”, virgolettato, è anche la parola usata da John Leonard, direttore esecutivo della World Swimming Coach Association, che tira in ballo i precedenti delle nuotatrici della Germania dell’Est negli anni Ottanta e il caso di Michelle Smith, l’irlandese che negli stessi 400 misti vinse l’oro olimpico di Atlanta e due anni dopo fu squalificata per doping. I primi controlli, però, non hanno riscontrato niente, e intanto dalla Cina hanno replicato: “Spiegateci le otto medaglie di Phelps a Pechino”. Ryan Lochte si è trincerato dietro un “avesse gareggiato con me mi avrebbe battuto”, senza andare oltre, mentre la diretta interessata ha commentato le sue prestazioni adducendo come giustificazione gli allenamenti duri e scientifici. Già, la scienza: l’accusa a stelle e strisce riguarda proprio questo, ovvero un intervento genetico che abbia modificato la struttura corporea della Shiwen, qualcosa che sfugge alle logiche delle sostanze illegali e quindi dell’antidoping (clicca qui per approfondire l’argomento). Fino a prova contraria, ovvero finchè non ci sia la dimostrazione di ciò, dobbiamo attenerci a quel che vediamo in vasca, e fare i complimenti alla ragazzina che giusto ieri sera ha vinto il secondo oro londinese (nei 200 misti). Del resto, come abbiamo detto in apertura, il nuoto è una disciplina non nuova all’esplosione di talenti precoci: Federica Pellegrini fu argento ad Atene a sedici anni e raggiunti i 23 sente già il bisogno di fermarsi; Missy Franklin alla stessa età (16) si è presa tre ori ai Mondiali di Shanghai e qui a Londra ha vinto i 100 dorso venti minuti dopo essersi qualificata per la finale dei 200 stile libero. E non è tutto:
Lunedì sera il mondo ha assistito all’exploit della sconosciuta lituana Ruta Meilutytite, oro nei 100 rana (e record europeo in semifinale, clicca qui per leggere). Al di là di storie di doping (che esistono in tutti gli sport e non solo in Cina, basti pensare aMarion Jones, rea confessa, a Ben Johnson o a Florence Griffith, che ufficialmente non fu mai scoperta ma correva con tempi da uomo), tuffarsi in una vasca è cosa da giovani, a volte giovanissimi: Michael Phelps, per dire, si ritirerà dopo questi Giochi: ha 27 anni, età che per un calciatore rappresenta l’apice non ancora raggiunto. E le strabilianti olandesi della 4×100 di Pechino? Ranomi Kromowidjodjo all’epoca aveva 18 anni. Insomma: meglio concentrarsi sulle gare, sugli atleti e sulle medaglie. Per ora.
(Claudio Franceschini)